dolori articolari

L’osteoartrosi è una patologia degenerativa delle articolazioni nella quale si osservano alterazioni della cartilagine, con assottigliamento, fissurazione e formazione di osteofiti marginali, ipertrofia e iperemia a livello della membrana sinoviale, edema e fibrosclerosi della capsula articolare. Sovente a questi fenomeni si associa formazione di tessuto connettivo e osseo in eccesso nella zona interessata. I sintomi e i segni clinici che si presentano sono tutti localizzati nell’articolazione interessata e sono dolore, limitazione del movimento, rigidità, deformità articolare. Il dolore può manifestarsi sia dopo una sollecitazione ripetuta dell’articolazione sia dopo un periodo prolungato di inattività. Generalmente sono più colpite le articolazioni più sottoposte a usura, soprattutto al carico del peso corporeo, come le vertebre lombari, le anche o le ginocchia, ma spesso anche mani e piedi. Nelle sue forme più gravi l’osteoartrosi può diventare invalidante per il paziente.

Cambiamenti nello stile di vita, specialmente la perdita di peso e l’attività fisica, uniti alla terapia analgesica, rappresentano il perno del trattamento dell’osteoartrosi. Il trattamento localizzato è sicuramente utile per evitare effetti collaterali sistemici.

L’acido ialuronico (HA) è una parte integrante del liquido sinoviale che agisce da lubrificante nelle articolazioni e può essere iniettato localmente per via intrarticolare allo scopo di ripristinare l’integrità meccanica delle articolazioni. Anche la somministrazione di glucocorticoidi per brevi periodi di tempo può essere utile per il trattamento delle fasi acute della malattia.

Lo sviluppo di una formulazione a rilascio prolungato a base di una combinazione farmaco antiinfiammatorio-acido ialuronico per il trattamento localizzato dell’artrosi è oggetto dello studio di Réeff, Gaignaux e collaboratori (Drug Development and Industrial Pharmacy, 39(11); p. 1731-1741).

L’acido ialuronico ad alto peso molecolare è stato inserito nella formulazione allo scopo di ripristinare le proprietà viscoelastiche del liquido sinoviale. La clonidina, un agonista α2-adrenergico, è stato scelto come antinfiammatorio alternativo ai corticosteroidi; il gliceril monooleato (GMO) è stato utilizzato come veicolo per la sua capacità di formare, disperdendosi in acqua, sistemi ad alta viscosità caratterizzati da una struttura a cristalli liquidi organizzati comunemente in strutture cubiche (fase cubica). Il GMO è inoltre un lipide biocompatibile, biodegradabile con proprietà adesive tali da permettere di aumentare il tempo di permanenza nel sito di iniezione. La maggior parte dei sistemi a rilascio controllato a base di GMO in fase cubica risultano poco adatti all’applicazione intra-articolare a causa dell’elevata viscosità che ne rende impraticabile l’iniezione in loco.

Réeef e i suoi collaboratori hanno quindi preso in esame un approccio in cui la fase cubica si formi solo dopo l’inoculazione nell’articolazione, grazie all’interazione fra il GMO e la componente acquosa del liquido sinoviale. Dopo aver verificato l’assenza di incompatibilità tra i tre componenti con studi di analisi termica, è stata valutata la quantità di co-solventi, etanolo (ET) e propilen glicole (PG), e acqua per ottenere una formulazione siringabile e nel contempo dotata di una adeguata capacità di controllo del rilascio dei principi attivi. La formulazione contenente il 10% di ET, il 20% di PG, il 15% di acqua e il 55% di GMO ha una viscosità tale da essere facilmente iniettata ma un profilo di dissoluzione troppo rapido rispetto al sistema di riferimento costituito da una formulazione in cui il GMO ha la struttura cubica cristallina. L’acido ialuronico è stato quindi aggiunto, in due diverse quantità, 5mg/g e 7,5 mg/g, per aumentare la viscosità del sistema e favorire un rilascio prolungato. La formulazione contenente 5mg/g di HA possiede una viscosità inferiore a quella contenente 7,5 mg/g e presenta un rapido rilascio nei primi due giorni, la formulazione con 7,5mg/g di HA risulta essere quella ottimale determinando il rilascio della clonidina per una settimana, paragonabile al sistema di riferimento. Questa formulazione è quindi considerata un possibile candidato per una successiva fase di valutazione clinica ed eventuale ottimizzazione della composizione.