L’adesione al Trattato di partenariato transatlantico tra Unione Europea e Stati Uniti (TTIP) potrebbe rappresentare un’interessante prospettiva di crescita e di accesso a nuovi mercati per l’intero comparto farmaceutico europeo, e non solo. Le indicazioni sono contenute nello studio “How a strong pharma chapter in TTIP will benefit the EU”, recentemente pubblicato dalla European federation pharmaceutical industries and associations (EFPIA).

Uno studio di EFPIA sottolinea i vantaggi che la firma del trattato TTIP tra Unione Europea e Stati Uniti potrebbe portare per l'industria farmaceutica del Vecchio Continente
Uno studio di EFPIA sottolinea i vantaggi che la firma del trattato TTIP tra Unione Europea e Stati Uniti potrebbe portare per l’industria farmaceutica del Vecchio Continente

Il Trattato dovrebbe realizzare la più grande area di libero scambio delle merci a livello globale, e potrebbe facilitare le esportazioni farmaceutiche europee verso gli USA e altri paesi extra-UE fino a un valore stimato di $9 miliardi, indica il rapporto. Oltre il 60% dei medicinali esportati a livello globale, sottolinea EFPIA, ha una provenienza europea, una quota che raggiunge il 90% nella produzione dei vaccini e che potrebbe ulteriormente migliorare a seguito dell’attivazione del TTIP. La Federazione Europea evidenzia anche la stretta interconnessione dei mercati del farmaco europeo e statunitense, che rappresentano congiuntamente il 75% della R&D a livello globale. Più del 60% delle importazioni farmaceutiche verso gli States proviene dal Vecchio Continente, per non contare le aziende americane direttamente presenti in Europa con siti produttivi.

Nonostante le barriere doganali verso l’esportazione dei medicinali siano state già abbattute da precedenti accordi (The Pharmaceutical tariff elimination agreement, 1995), numerose sono ancora le barriere non tariffarie – come ad esempio quelle regolatorie o sulla protezione della proprietà intellettuale – che frenano l’espandersi dei produttori farmaceutici europei verso gli Stati Uniti e che potrebbero cadere a seguito dell’allineamento delle rispettive normative attivato a seguito dell’entrata in vigore del TTIP. Secondo EFPIA, le risorse che si verrebbero così a liberare potrebbero, ad esempio, essere utilizzate per migliorare i costi di accesso al mercato, migliorando la fliliera della ricerca e sviluppo o venendo utilizzate per implementare un più efficiente sistema di ispezioni dei siti produttivi. Per quanto riguarda l’Italia, secondo lo studio, l’impatto del TTIP riguarderebbe non tanto le esportazioni verso gli Stati Uniti quanto quelle verso i Paesi terzi, che verrebbero comunque influenzate dalla definizione di standard globali tra le due maggiori aree commerciali del pianeta.

L’impatto per il Vecchio Continente sarebbe particolarmente importante a livello della salvaguardia dei posti di lavoro, che potrebbero aumentare di 19 mila unità nel comparto farmaceutico e di 600 mila nell’indotto rispetto ai valori attuali (640 mila impiegati dall’industria del farmaco e oltre 2 milioni dall’indotto). Secondo EFPIA, inoltre, il TTIP potrebbe favorire gli investimenti stranieri indiretti tra i due lati dell’Atlantico, con una riduzione del 25% delle attuali barriere e un aumento di circa 8 mila unità dei lavoratori impiegati nelle succursali di aziende USA sul suolo europeo.