L’Istituto Nazionale dei Tumori registra la crescita di tutti gli indicatori di performance della ricerca scientifica.

All’Istituto Nazionale dei Tumori si è celebrata il 23 giugno 2016 la giornata della Ricerca Scientifica.

«Nel 2015 sono stati 590 gli studi clinici portati avanti all’Istituto Nazionale dei Tumori. Fra questi, 376 sono classificabili come studi su nuovi farmaci e nuove tecnologie sanitarie, e rappresentano l’emblema della nostra missione, ossia la ricerca traslazionale. Queste ricerche, infatti, hanno consentito a più di 25mila pazienti di essere inseriti in protocolli di cura all’interno dei quali, accanto alla migliore terapia possibile, è offerta loro anche l’opportunità di accedere a farmaci e procedure innovative. Anche il numero di pubblicazioni scientifiche è cresciuto notevolmente anno su anno: nel 2015 sono state 667, con un Impact Factor complessivo di 3.876».

È il quadro delineato dal direttore scientifico dell’Istituto Nazionale dei Tumori, Giovanni Apolone, in apertura della Giornata della Ricerca 2016. Apolone ha illustrato i contenuti dello Scientific Report relativi ai dati del 2015, che mostrano una netta crescita di tutti gli indicatori di performance della ricerca scientifica.

All’Istituto Nazionale dei Tumori studi, scoperte e cure, ma non solo…

Gli studi e le scoperte, alla base di nuove cure per combattere il tumore, sono stati al centro della Giornata, che quest’anno si è arricchita di novità: oltre al consueto evento aperto al pubblico, che si è svolto in Aula Bonadonna, nell’atrio dell’Istituto ha preso vita un vero e proprio “Festival della Ricerca”, con stand espositivi e poster sui nuovi studi, illustrati al pubblico direttamente dai giovani ricercatori.

«L’Istituto Nazionale dei Tumori – ha aggiunto il presidente dell’INT, Enzo Lucchini – rappresenta un grande patrimonio umano, culturale, scientifico e tecnologico per la Lombardia, per l’Italia e anche per l’Europa. L’INT è infatti un centro oncologico internazionale, certificato come “Comprehensive Cancer Center” dall’Organization of European Cancer Institute (OECI). Oggi sono circa 365mila i nuovi tumori diagnosticati ogni anno in Italia. Grazie anche al contributo del nostro Istituto, negli ultimi vent’anni le morti per cancro sono diminuite del 18% fra gli uomini e del 10% fra le donne. Merito della prevenzione, della ricerca e delle nuove terapie».

Durante la Giornata della Ricerca, sono stati presentati alcuni progetti specifici, finanziati anche grazie al 5xmille devoluto lo scorso anno all’Istituto Nazionale dei Tumori.

Il primo è il Clinical Trials Center dell’Istituto, presentato dalla coordinatrice Valentina Sinno: questa struttura fornisce ai ricercatori un supporto nel disegno e nella gestione degli studi clinici, nel rispetto delle buone pratiche cliniche (GCP) e degli elevati standard qualitativi richiesti dalle autorità indipendenti. Un lavoro complesso e articolato che ha l’obiettivo di portare il più rapidamente possibile i risultati della ricerca e le nuove terapie al letto del malato.

Attenzione particolare è dedicata agli studi di Fase I, illustrati da Sara Cresta della Struttura Complessa di Oncologia Medica 1, per il trattamento di tumori solidi che non dispongono di valide alternative terapeutiche: in questi casi, in particolare, ci sia avvale di farmaci a bersaglio molecolare e di valutazioni traslazionali.

Con il suo Clinical Trials Center, infine, l’Istituto Nazionale dei Tumori è centro di riferimento per studi di Fase I anche in ambito pediatrico, come ha spiegato la dottoressa Michela Casanova della Struttura Complessa di Pediatria Oncologica.

Tra gli studi di particolare rilievo scientifico realizzati nel 2015, sono state presentate da Paolo Gandellini, della Struttura Complessa di Farmacologia Molecolare e da Carlo Resteghini, dottore della Struttura Complessa di Oncologia Medica, due ricerche sul ruolo del microambiente tumorale, riguardanti l’interazione tra le cellule tumorali e quelle sane che le circondano. In quest’ambito, sono state individuate interessanti applicazioni diagnostiche e terapeutiche nel tumore della prostata e nei tumori testa-collo.

Infine, Valentina Appierto, della Struttura Complessa Biomarcatori, e Matteo Dugo, ricercatore del Dipartimento di Oncologia Sperimentale, hanno presentato gli ultimi progressi della ricerca INT nel campo delle alte tecnologie e della medicina di precisione. In questo campo, in particolare, l’INT applica le nuove tecnologie di sequenziamento (NGS) sia in ambito sperimentale sia in ambito diagnostico.

Uno studio condotto da Matteo Dugo ha consentito l’identificazione di sottotipi di melanoma caratterizzati da una diversa suscettibilità all’inibizione del gene BRAF

I risultati dello studio condotto da Valentina Appierto hanno invece dimostrato che, in pazienti con tumore mammario anche di piccole dimensioni, il monitoraggio nel sangue di mutazioni tumore-specifiche, durante il follow-up post-operatorio, può anticipare eventuali riprese di malattia.

Premi ai giovani ricercatori

La Giornata si è conclusa con la premiazione di quattro giovani ricercatori. «Il premio vuole valorizzare il lavoro di tanti giovani che contribuiscono all’avanzamento degli studi contro il cancro – ha evidenziato il direttore scientifico, Giovanni Apolone.

Il premio è stato assegnato a :

  • Maria Chiara Anania, per aver individuato elementi di vulnerabilità delle cellule tumorali tiroidee che potranno identificare nuove strategie terapeutiche per i tumori della tiroide;
  • Mattia Boeri per lo studio dei microRNA e la messa a punto di un test molecolare che misura 24 microRNA circolanti nel sangue come valore prognostico per monitorare e valutare il rischio individuale di sviluppare il tumore al polmone nella forma più aggressiva, anticipando lo screening con TAC-spirale;
  • Alberto Mussetti, che ha studiato una innovativa tecnica di profilassi anti rigetto dell’ospite nei trapianti di cellule staminali nel contesto delle malattie oncoematologiche: la tecnica consiste nella somministrazione di ciclofosfamide ad alte dosi post trapianto (PT-Cy) per pazienti con donatore solo parzialmente identico, e garantisce risultati sovrapponibili a quelli che si ottengono con un trapianto da donatore compatibile, con una miglior prevenzione di GVHD cronica.
  • Alice Rigoni, che con i suoi studi su modelli murini ha identificato un duplice ruolo dei Mast Cell nei confronti della cellula, danneggiata o trasformata, con la quale si interfacciano: nell’uomo, in diversi tipi di patologie intestinali, Alice Rigoni ha mostrato che i MC sono in grado di favorire la rigenerazione tissutale attenuando l’infiammazione, oppure, al contrario, di interagire con l’epitelio trasformato in senso neoplastico, favorendo lo sviluppo del tumore stesso.