Secondo Assobiomedica: «Le reti d’impresa rappresentano per molte aziende piccole e medie un’importante opportunità per competere sui mercati internazionali, per dare impulso a ricerca e sviluppo di prodotti e processi e per avviare un percorso di sviluppo aziendale.

Ma le reti di impresa sono un’opportunità anche per le grandi aziende che con questo strumento possono sviluppare accordi di filiera utili al raggiungimento dei propri obiettivi di mercato».

Così il vicepresidente dell’associazione con delega alle PMI Angelo Fracassi al Farete 2016 di Bologna.

reti d'impresa
Le reti d’impresa rappresentano per molte PMI un’importante strumento competitivo

Reti d’impresa nel comparto dei dispositivi medici

Secondo i dati del Centro Studi di Assobiomedica, presentati in occasione del seminario sulle reti d’impresa nel comparto biomedicale, che si è svolto a Bologna Fiera nell’ambito di Farete 2016, sono 33 le reti d’impresa in Italia che coinvolgono 66 aziende di dispositivi medici.

Per il 77% dei casi sono PMI con meno di 50 addetti, che al di fuori della rete avrebbero maggiori difficoltà a internazionalizzarsi o a investire in ricerca e sviluppo, e che quindi possono trarre i maggiori benefici dall’aggregazione con altre realtà aziendali e produttive.

Il 54% delle reti sono multisettore: vanno dall’assistenza sanitaria all’ICT, dall’elettronica all’ottica e prodotti chimici, e si integrano anche con manifattura, servizi e commercio.

Prevalgono le aggregazioni che includono fino a 3 imprese (52%), seguono quelle composte da 4-9 aziende (36%), poi quelle costituite da più di 10 (12%).

Modello economico-industriale innovativo in espansione

«Il contratto di rete – ha dichiarato Angelo Fracassi – è un modello economico-industriale innovativo sul quale diverse regioni stanno puntando, intravedendo in questa formula un fattore concorrenziale in grado di rafforzare il tessuto produttivo e l’economia. Per lo sviluppo di molte piccole e medie imprese del nostro settore, che hanno il know-how per produrre innovazione, ma dimensioni spesso troppo piccole per farlo, si tratta a volte di una strada quasi obbligata che merita grande considerazione».

«Negli ultimi tempi la diffusione del contratto di rete nel settore dei dispositivi medici sembra aver avuto un’accelerazione. Il 42% delle reti che coinvolgono imprese del settore sono nate negli ultimi due anni. Evidentemente molte PMI, che rappresentano il 96% delle imprese del settore – continua Fracassi – hanno compreso che questa modalità di aggregazione consente di condividere le conoscenze in un ambiente reciprocamente affidabile; co-innovare usando competenze diverse, distribuendo l’investimento e il rischio tra più soggetti; superare il localismo territoriale ed espandere le conoscenze tra più settori.

Sono Emilia Romagna, Lombardia e Friuli Venezia Giulia le regioni con il maggior numero di imprese partecipanti alle reti, rispettivamente con 18, 15 e 10 imprese coinvolte. Non sorprende che l’Emilia Romagna con il distretto biomedicale di Mirandola e grazie ai finanziamenti messi a disposizione per progetti di rete sia la regione con il maggior numero di imprese coinvolte in reti d’impresa».