Freshly baked traditional French bread on wooden table

Lo studio “Intestinal cell damage and systemic immune activation in individuals reporting sensitivity to wheat in the absence of coeliac disease”, pubblicato sulla rivista internazionale GUT, costituisce un solido punto di partenza per future ricerche di biomarkers utili per diagnosticare i pazienti con sensibilità al glutine non celiaca e per monitorarne la risposta alla dieta senza glutine.

Biomarker diagnostici per la Sensibilità al Glutine non Celiaca potrebbero essere individuati grazie all'identificazione di molecole indice di attivazione del sistema immunitario nel sangue di individui che riportano un miglioramento dei sintomi con dieta priva di glutine
Biomarker diagnostici per la Sensibilità al Glutine non Celiaca potrebbero essere individuati grazie all’identificazione di molecole indice di attivazione del sistema immunitario nel sangue di individui che riportano un miglioramento dei sintomi con dieta priva di glutine

La sensibilità al glutine non celiaca (SGNC)

La sensibilità al glutine non celiaca (SGNC) è una sindrome caratterizzata da sintomi:

  • intestinali, simili a quelli dell’intestino irritabile (IBS),
  • extra-intestinali: neurologici, cutanei, articolari e muscolari,

che si possono manifestare dopo l’ingestione di glutine, in soggetti per i quali è stata preventivamente esclusa sia la diagnosi di celiachia sia di allergia al grano.

«Nonostante l’intensa attività della ricerca scientifica in questo settore – osserva Umberto Volta, professore dell’Università di Bologna – la SGNC presenta alcuni punti da chiarire sia sul piano della patogenesi che dei marcatori diagnostici. Per cercare di far luce su questi aspetti, ancora non del tutto definiti, due gruppi di ricercatori del Celiac Disease Center della Columbia University di New York e del Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche dell’Università di Bologna, hanno promosso e concluso uno studio internazionale, con l’obiettivo di identificare possibili marcatori di attivazione immunitaria sistemica e di danno delle cellule dell’epitelio intestinale nel siero di pazienti con SGNCS».

Lo studio “Intestinal cell damage and systemic immune activation in individuals reporting sensitivity to wheat in the absence of coeliac disease”

Lo studio ha analizzato i dati di 150 pazienti, divisi in tre gruppi con i seguenti criteri:

  • 80 pazienti con SGNC diagnosticata sulla base del significativo miglioramento dei sintomi dopo 6 mesi di dieta aglutinata e della ricomparsa dei sintomi dopo un mese di challenge con glutine.
  • 40 pazienti affetti da celiachia non trattata.
  • 40 persone sane, come gruppo di controllo, per la verifica finale dei risultati.

Per tutti i gruppi, i ricercatori hanno esaminato il siero considerando:

  • gli anticorpi antigliadina nativa (AGA),
  • gli anticorpi diretti verso frazioni microbiche (anti-flagellina ed anti-core dell’endotossina batterica),
  • i livelli plasmatici di proteina legante i lipopolisaccaridi (LPB) e della frazione solubile CD14, nonché della proteina legante gli acidi grassi (FABP-2), espressa nella parete intestinale.

Dai risultati dello studio sono emerse alcune indicazioni nei pazienti con SGNC, che potrebbero permettere di mettere a punto un percorso diagnostico in grado di superare l’attuale diagnosi di esclusione.

«Lo studio recentemente pubblicato sulla prestigiosa rivista GUT – commenta Carlo Catassi, professore dell’Università Politecnica delle Marche e coordinatore scientifico del Dr. Schär Institute – analizza alcune molecole indice di attivazione del sistema immunitario nel sangue di pazienti che riportano un miglioramento dei sintomi a dieta priva di glutine, ossia soggetti con sospetta SGNC. I ricercatori, in pratica, hanno osservato come alcuni dei biomarcatori infiammatori siano più alti in questi soggetti mentre sono a dieta libera e si abbassino quando i pazienti seguono una dieta priva di glutine. Queste considerazioni aprono per la SGNC le porte alla possibilità di sfruttare in futuro alcuni esami del sangue, potenzialmente di aiuto al clinico nel percorso diagnostico della SGNC, con obiettivo di rendere la diagnosi più agevole e meno laboriosa per i pazienti».

Le informazioni ricavate dallo studio

In particolare i ricercatori hanno registrato tre informazioni che hanno considerato rilevanti. La prima riguarda un significativo aumento dei livelli sierici di CD14 solubile e di LPB, così come un’aumentata reattività anticorpale di classe IgM verso gli antigeni microbici e verso la gliadina nativa, espressione dell’attivazione sia dell’immunità adattativa che innata.

La seconda osservazione riguarda una aumentata espressione sierica di FABP-2 che correla con l’attivazione della risposta immune sistemica, suggerendo una compromissione della integrità della barriera epiteliale intestinale ed un’aumentata translocazione microbica.

Infine, la terza ha verificato un significativo trend verso la normalizzazione nei livelli dei markers di attivazione del sistema immunitario e del danno intestinale dopo dieta aglutinata.

«Nonostante il severo danno della mucosa intestinale i celiaci, a differenza dei pazienti con SGNC – conclude Umberto Volta – non mostravano aumento dei livelli né di CD14 solubile né di LBP, né un incremento della risposta anticorpale verso gli antigeni microbici. Questo suggerisce che nella celiachia la risposta immunitaria a livello della mucosa intestinale è in grado di neutralizzare i batteri e le relative componenti microbiche, bloccare il loro passaggio attraverso la barriera epiteliale intestinale e prevenire così la risposta infiammatoria sistemica che viene invece osservata nella SGNC».

Articoli correlati

Definiti i criteri diagnostici per la sensibilità al glutine non celiaca