La bronchiolite è una malattia infettiva acuta delle vie aeree inferiori, altamente contagiosa. È caratterizzata, prevalentemente, da edema e muco delle vie aeree.

La bronchiolite è una malattia delle vie aeree inferiori. Il 75% dei casi di bronchiolite è causato dal dal virus respiratorio sinciziale
La bronchiolite è una malattia delle vie aeree inferiori. Il 75% dei casi di bronchiolite è causato dal dal virus respiratorio sinciziale

La sua più alta incidenza avviene nei mesi invernali tra novembre e marzo.

È nota la correlazione tra infezioni da RSV nella prima infanzia e successivo sviluppo di wheezing ricorrente e asma in età adulta.

Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ogni anno nel mondo si osservano 150 milioni di nuovi casi di bronchiolite. Il 75% di essi è dovuto al Virus Respiratorio Sinciziale (RSV).

Circa il 70% dei bambini nel mondo contrae l’infezione da RSV nel primo anno di vita. Nei Paesi in via di sviluppo è la seconda causa di mortalità dopo la malaria.

Il tasso di ospedalizzazione per bronchiolite è aumentato negli ultimi 10 anni sfiorando il 3%. Sono colpiti soprattutto bambini nati pretermine e quelli con patologie associate. La co-morbitità riguarda prevalentemente fibrosi cistica, malattie neuromuscolari, immunodeficienza, malattia cardiaca o respiratoria di base.

Il 35° Congresso Nazionale di Antibioticoterapia in età pediatrica tenutosi a Milano dal 19 al 21 ottobre 2016 ha trattato il tema del VRS e delle infezioni ad esso correlate in ambito pediatrico, con aggiornamenti su:

  • attuali strategie vaccinali
  • vaccini in sviluppo anche per le donne in gravidanza, bambini, adulti e anziani
  • nuovi trattamenti antivirali.

«Nei casi di bronchiolite – sostiene Susanna Esposito, presidente del Congresso, direttore dell’Unità di Pediatria ad Alta Intensità di Cura del Policlinico dell’Università degli Studi di Milano e presidente WAidid, Associazione Mondiale per le Malattie Infettive e i Disordini Immunologici –  le opzioni terapeutiche raccomandate sono, ad oggi, limitate. Non trovano indicazione i corticosteroidi, il ruolo dei beta2-stimolanti è dibattuto e l’effetto dell’adrenalina è controverso. Pertanto, le linee guida internazionali suggeriscono che il trattamento primario rimanga in gran parte sintomatico con la somministrazione di liquidi e di ossigeno, se necessario, ed eventualmente con un tentativo di terapia con broncodilatatori (salbutamolo o epinefrina)».

«Inoltre – continua Susanna Esposito – iniziare in tempo un trattamento efficace, come può essere quello con soluzione salina ipertonica, potrebbe temporaneamente contribuire a migliorare il muco ostruente e l’edema delle vie aeree e, di conseguenza, i sintomi respiratori del bambino. Gli antibiotici non sono raccomandati per la bronchiolite a meno che non vi sia sospetto di complicazioni come la polmonite batterica secondaria».

Misure preventive contro il virus respiratorio sinciziale

Lo sviluppo di misure preventive efficaci passa attraverso il perfezionamento di un vaccino sicuro e immunogenico contro il RSV.

Attualmente, la nuova frontiera della vaccinazione anti-RSV è rappresentata dallo sviluppo di:

  • vaccini vivi attenuati
  • vaccini inattivati a subunità.

«I vaccini a base di virus vivo attenuato – prosegue Susanna Esposito – rappresentano un’opzione preventiva estremamente attraente, poiché permettono di ovviare alla problematica dell’instabilità connessa ai vaccini anti-RSV. Tuttavia si rendono necessari ulteriori studi per ottenere il giusto profilo di immunogenicità e sicurezza soprattutto nella prima infanzia. Un differente filone di ricerca, poi, si sta dedicando allo sviluppo di vaccini a subunità virali per l’immunizzazione delle donne in gravidanza. Riguardo, infine, le nuove terapie antivirali, sono attualmente in corso diversi studi clinici nel bambino dei primi mesi di vita per valutare l’efficacia di alcune molecole con effetto antivirale con l’obiettivo di arrivare ad una terapia specifica per le infezioni sostenute da RSV».

A oggi, l’unica strategia preventiva approvata è l’immunoprofilassi passiva con Palivizumab, indicata in bambini a elevato rischio di contrarre l’infezione. Questa categoria di pazienti, tuttavia, incide in minima parte sul totale delle infezioni e delle ospedalizzazioni da RSV.