Il PATB ha sentenziato per la non interferenza dei brevetti sulle tecniche CRSPR-Cas9

La Corte di Appello (PTAB) dell’Ufficio brevetti degli Stati Uniti ha emesso lo scorso 15 febbraio il primo verdetto sui brevetti CRISPR-Cas9, che hanno aperto una nuova era per le biotecnologie e l’editing genomico. Pur non esprimendosi in modo esplicito sulla primogenitura delle tecniche, la Corte ha escluso l’interferenza tra i brevetti depositati dall’Università di California e Università di Vienna da un lato e dal Broad Institute dell’Università di Harvard dall’altro e ha indicato che i rispettivi documenti debbano essere considerati “distinti dal punto di vista brevettuale”.

Il PATB ha sentenziato per la non interferenza dei brevetti sulle tecniche CRISPR-Cas9

La querelle riguarda il controllo delle tecnologie sulle cellule eucariote, le più importanti dal punto di vista applicativo ed economico. Cellule che erano state esplicitate solo nei brevetti del Broad Institute, mentre quelli dell’Università di California non erano ristretti ad alcun ambiente specifico. “Più in particolare, l’evidenza mostra che l’invenzione di questi sistemi nelle cellule eucariote non sarebbe stata ovvia sulla base dell’invenzione dei sistemi CRISPR-Cas9 in ogni ambiente, incluse le cellule procariote o in vitro, perché una persona con capacità ordinarie nell’arte non si sarebbe ragionevolmente aspettata che un sistema CRISPR-Cas9 avesse successo nell’ambiente eucariota“, si legge nella sentenza.

Entrambe le parti in causa hanno reagito alla sentenza rivendicando le proprie ragioni. Da una parte, per le aziende nate attorno alla tecnologia sviluppata dall’università californiana (CRISPR Therapeutics, Intellia, Caribou Biosciences, ERS Genomics), la rimozione dall’accusa d’interferenza in mancanza di appello renderà ora possibile procedere con il potenziale rilascio del brevetto. Il pool a trazione californiana non ha ancora deciso, al momento in cui scriviamo, se perseguire tutti gli ulteriori canali legali per riconoscere la priorità della proprietà intellettuale sulle tecniche CRISPR-Cas9 relativamente alle cellule eucariote.

Sull’altra costa degli Stati Uniti, Katrine Bosley (presidente di Editas Medicine, l’azienda che ha preso in licenza la tecnologia del Broad Institute) ha commentato la sentenza affermando che “questa importante decisione conferma l’altezza inventiva del lavoro del Broad”. La situazione di stallo permane e, secondo un editoriale di Nature a firma Heidi Ledford del 16 febbraio, l’assenza di certezza sull’attribuzione dei diritti di licenza potrebbe far lievitare i costi legati allo sviluppo di nuovi interventi terapeutici basati sulle tecniche CRISPR-Cas9 a causa della necessità, per le aziende interessate, di richiederli a entrambe le parti.