Ruolo delle donne nell’industria e impegno dell’industria per il benessere delle donne

Si chiama medicina di genere, non è la medicina per le donne ma è la medicina che tiene conto delle differenze tra maschi e femmine, sia dal punto di vista fisiologico che psicologico. Rappresenta l’espressione principale della medicina di precisione o personalizzata di cui tanto si parla nell’ultimo periodo.

Farmindustria, in collaborazione con Onda – Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna – ha organizzato a ridosso della festa della donna un evento dal titolo “Chi l’ha detto che donne e uomini sono uguali”, per parlare di pari opportunità nella differenza.

Chi l’ha detto che uomini e donne sono uguali? Evento a cura di Farmindustria e Onda – Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna

Ricerca di genere

La Medicina di genere vuole comprendere i meccanismi attraverso i quali le differenze legate al genere agiscono sullo stato di salute e sull’insorgenza e il decorso di molte malattie, nonché sugli outcome delle terapie. Per inserire questa “nuova” dimensione della medicina in tutte le aree mediche è necessario quindi iniziare ad avanzare una ricerca di genere. Dalla preclinica, a tutte le fasi della ricerca clinica.

Le donne sono molto meno rappresentate rispetto agli uomini nei trial clinici: “Una scelta che negli anni passati è stata fatta per proteggere il sesso femminile, ma che si è rivelata poi sbagliata” – ha commentato Patrizia Popoli, Presidente Commissione Tecnico Scientifica dell’AIFA. Le donne infatti sono state esposte a rischi per la propria salute, assumendo farmaci studiati sull’uomo e che non tengono conto delle differenze fisiologiche di genere. “Secondo un report americano di qualche anno fa su 10 farmaci ritirati 8 aveva problemi di tossicità o tollerabilità nelle donne”. Sebbene sia difficile dare una stima perché i numeri cambiano ovviamente in base ai trial, all’incirca oggi: “il 30% dei pazienti reclutati negli studi è donna”.

La ricerca di genere è un argomento di estrema importanza e le industrie del farmaco ne hanno preso atto già da qualche anno. È intervenuto così Massimo Scaccabarozzi – presidente Farmindustria – ricordando che attualmente ci sono: “850 farmaci in ricerca clinica specificatamente sviluppati per la donna in tutte le aree della medicina, dall’oncologia alla neurologia, ortopedia. La ginecologia è solo all’ottavo posto. In Italia una su due imprese sono attualmente impegnate nella medicina di genere.

Come deve essere fatta una ricerca di genere?

Una analisi della questione dovrebbe essere proposta entro il prossimo mese sulla rivista internazionale Pharmacological Research. Secondo Flavia Franconi, Coordinatrice del Centro Regionale Salute e Medicina di Genere SIF, Vicepresidente Assessore alle politiche della persona Regione Basilicata: “l’industria sta iniziando ad applicare la ricerca di genere nelle fasi III degli studi clinici ma deve riuscire a inserirla anche nelle fasi precoci. La ricerca di genere deve inoltre essere applicata anche in preclinica”. Per una ricerca di genere è ipotizzabile pensare ad un aumento dei costi, ha sostenuto Franconi.

Europa verso la ricerca di genere

Anche l’Europa si preoccupa per la salute delle donne. Con Horizon 2020 è stato introdotto il concetto di genere. Il 14 febbraio 2017 il Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione sulla promozione della ricerca di genere, con cui invita gli Stati membri, nell’applicazione del nuovo Regolamento sugli studi clinici, ad utilizzare un approccio metodologico che garantisca una rappresentanza adeguata di uomini e donne nelle sperimentazioni cliniche.

Ruolo delle donne all’interno delle imprese del farmaco

Nell’industria farmaceutica le donne sono il 43% del totale e superano il 50% nella Ricerca, quasi tutte laureate e diplomate (90%). Spesso ricoprono ruoli di massima responsabilità. Basti pensare che 1 dirigente su 3 è donna. Le aziende del farmaco che hanno adottato politiche di welfare sono circa il 70% del totale, rispetto al 43% degli altri settori.