Le infezioni da HPV sono in grado di determinare proliferazioni cellulari nell’ospite che possono manifestarsi sotto forma di:

  • tumori benigni, come i condilomi genitali,
  • altre lesioni, come le neoplasie intraepiteliali cervicali (CIN),
  • lesioni nettamente tumorali.

Si conoscono oltre 100 ceppi di Papillomavirus, non tutti oncogeni, alcuni correlati ad alto rischio per neoplasie in diversi distretti.

Infezioni da HPV
Classifica dei 7 tipi più frequenti di HPV responsabili di diversi tumori HPV correlati

La maggioranza delle lesioni precancerose regredisce. Tuttavia le lesioni causate dai tipi HPV ad alto rischio comportano una frequenza significativa di progressione delle lesioni in carcinomi.

Le infezioni da HPV

Il 60-90% delle infezioni da HPV, incluse quelle da tipi oncogeni, si risolve entro 1-2 anni dal contagio.

L’infezione si sviluppa in modo spesso silente e nell’arco di circa 5 anni può condurre alla formazione di lesioni precancerose. Queste possono progredire fino a sviluppare il cancro della cervice o altre forme di tumore in entrambi i sessi anche a distanza di 20-40 anni.

L’89% dei carcinomi da HPV e l’82% delle lesioni precancerose di alto grado sono correlati ai 7 tipi di HPV 16/18/31/33/45/52/58. Di questi, il tipo 16 e il tipo 18 sono ad alto rischio oncogeno. Il 6 e l’11 sono all’origine delle lesioni precancerose (Dati diffusi dall’Istituto Superiore di Sanità).

I tipi oncogeni di HPV, oltre ad essere responsabili della totalità dei tumori della cervice uterina, sono la causa di:

  • 90% dei tumori dell’ano,
  • 70% dei tumori della vagina,
  • 50% dei tumori del pene
  • 40% dei tumori della vulva
  • 26% dei tumori dell’orofaringe (inclusi i tumori delle tonsille e della base della lingua).

Per i tumori causati da HPV, a esclusione del cancro della cervice uterina, non si dispone di test per la diagnosi precoce. Pertanto questi tumori comportano una mortalità molto elevata in entrambi i sessi.

Diffusione delle infezioni da HPV

I dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) confermano che fino all’80% delle donne sessualmente attive e il 50% degli uomini abbia avuto un’infezione da virus HPV nel corso della vita.

A livello mondiale, la prevalenza delle infezioni da HPV in donne asintomatiche può variare dal 2 al 44%.

In Italia, si stima che ogni anno l’HPV sia responsabile di circa:

  • 6.500 nuovi casi di tumori HPV correlati in entrambi i sessi,
  • 12.000 lesioni anogenitali di alto grado nelle donne,
  • 80.000 casi di condilomi genitali nei maschi e 130.000 nelle femmine.

Cofattori per l’insorgenza del tumore al collo dell’utero

L’infezione da HPV rappresenta la causa necessaria perché si sviluppi il cancro del collo dell’utero. Questo è il primo tumore riconosciuto dall’OMS come totalmente riconducibile a un’infezione. Conta circa 500.000 nuovi casi all’anno e 250.000 decessi. Nell’UE, è il secondo tumore più frequente tra donne d’età tra 15 e 44 anni, dopo quello della mammella.

Tra i fattori che favoriscono la persistenza dell’infezione e l’insorgenza del tumore al collo dell’utero, è possibile indicare:

  • Cofattori ambientali ed esogeni: fumo di tabacco, contraccettivi ormonali, coinfezione con altri agenti infettivi sessualmente trasmessi
  • Cofattori virali: tipo di HPV e coinfezioni con altri tipi di HPV, varianti di HPV, grandezza e ripetizione dell’inoculum e integrazione virale
  • Cofattori dell’ospite: numero di gravidanze (rischio relativo fra 1,08 e 1,12 per ogni gravidanza), alti livelli di ormoni endogeni, fattori genetici, risposta immune individuale e numero di partner sessuali.

Modalità di trasmissione del Papillomavirus

Giovanni Scambia, presidente SIGO (Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia) spiega:

« L’HPV si trasmette durante rapporti intimi, anche con il contatto tra pelle e pelle (non è necessaria la penetrazione e il preservativo può non proteggere del tutto, anche se riduce notevolmente il rischio di trasmissione). Il virus non sopravvive al di fuori delle cellule; questo spiega perché la possibilità di trasmissione non sessuale sia estremamente rara sia per autoinoculazion, sia attraverso oggetti, strumenti o indumenti intimi. Inoltre è molto importante la risposta del sistema immunitario dell’ospite, come in ogni infezione virale, e per questo situazioni di immunodepressione (es. malattie come l’AIDS/HIV, terapie cortisoniche croniche per patologie autoimmuni, terapie per trapianti d’organo) costituiscono categorie a maggior rischio. Infine l’abitudine al fumo e il lungo uso continuativo di estroprogestinici possono rallentare l’eliminazione virale favorendone la persistenza nel tempo».

«Sebbene la persistenza virale sembra essere la causa prevalente di infezione da HPV nella donna adulta, si ipotizza che nuove infezioni potrebbero verificarsi, ed è impossibile discriminare se una nuova infezione rappresenti una nuova acquisizione o una riattivazione di una infezione latente. Infine – continua Giovanni Scambia – alla modalità di trasmissione sessuale, si aggiunge la possibilità, molto più rara, di trasmissione verticale dalla madre al feto nel corso della gravidanza e/o in fase perinatale. Quest’ultima si associa allo sviluppo di neoformazioni benigne recidivanti, principalmente a carico della laringe e delle corde vocali, note come papillomatosi respiratoria giovanile.

Conseguenze dei tumori da Papillomavirus nelle donne

Le conseguenze della chirurgia radicale nel tumore della cervice sono:

  • perdita della fertilità in seguito ad isterectomia,
  • linfedema degli arti inferiori,
  • linfocisti dopo linfoadenectomie,
  • menopausa chirurgica precoce in caso di annessiectomie (asportazione delle ovaie) nei tumori in fase avanzata.

Le possibili complicanze a lungo termine della chirurgia comprendono:

  • disfunzioni urinarie (16-80%),
  • disfunzioni sessuali, ad esempio dispareunia (8-54%),
  • disfunzioni ano-rettali (0-3.4%).

Spesso le complicanze sono peggiorate dai trattamenti radioterapici frequentemente associati nel trattamento del tumore della cervice.

Purtroppo, la recidiva di malattia ha poi un forte impatto sulla qualità di vita di queste pazienti per:

  • dolore pelvico per infiltrazione dei plessi nervosi;
  • insufficienza renale con necessità di nefrostomie o a volte di dialisi;
  • fistole retto-vaginali e vescico-vaginali con necessità di stomie;
  • metrorragia severa con necessità di trasfusioni fino alla radioterapia emostatica;
  • terapia di palliazione nella fase terminale.

I carcinomi vulvare e vaginale, molto più rari ma spesso devastanti nelle loro manifestazioni cliniche, frequentemente richiedono interventi demolitivi con tecniche di chirurgia plastica ricostruttiva.

Contrariamente al cancro del collo dell’utero, per questi cancri HPV-correlati (oltre a quelli di ano e testa-collo) non esistono, ad oggi, programmi di screening organizzato per la diagnosi precoce. I tumori in sede extra-cervicale sono, per questo, spesso diagnosticati in una fase avanzata e associati a un’elevata morbilità e mortalità, con tassi di sopravvivenza a 5 anni bassi, rispetto a quelli del tumore della cervice.

La ricerca di fattori prognostici favorevoli in grado di identificare pazienti da poter sottoporre a terapie conservative, es. ampie conizzazioni per mantenere la capacità procreativa (fertility sparing), o radicali meno demolitive (nerve sparing), nel tentativo di limitare il danno sulle strutture nervose della pelvi, diventa sempre più pressante anche considerando l’aumento della frequenza di donne con neoplasia cervicale iniziale che non hanno ancora completato il loro percorso riproduttivo.

Conseguenze dei tumori da Papillomavirus negli uomini

«Le neoplasie HPV-correlate nell’uomo riguardano principalmente l’apparato genitale e il distretto orofaringeo. L’80-95% delle neoplasie anali, almeno il 50% delle neoplasie del pene e il 45-90% delle neoplasie della testa e del collo sono correlate ad HPV. I tumori dell’orofaringe sono 4 volte più frequenti nel maschio rispetto alle femmine e sono principalmente causati, in almeno il 60% dei casi, da HPV 16. Gli studi più recenti hanno evidenziato come il Papillomavirus sia potenzialmente in grado di ridurre la fertilità, riducendo la motilità degli spermatozoi, e di interferire anche con lo sviluppo dell’embrione, aumentando il rischio di aborti. È stato inoltre osservato come l’infezione maschile da HPV sia un fattore di rischio per l’insuccesso della fecondazione assistita» – spiga Andrea Lenzi, presidente SIE (Società Italiana di Endocrinologia).

Possibilità di guarigione dei pazienti con lesioni precancerose e tumori anogenitali

In presenza di lesioni precancerose o di carcinomi in situ (non invasivi), questi possono essere asportati e si ottiene la guarigione del paziente anche se c’è un rischio di recidiva.

Anche nel caso di un carcinoma invasivo, se localizzato e poco esteso, è possibile la guarigione con chemioterapia o radioterapia.

Se la malattia è avanzata con metastasi a distanza, purtroppo il paziente non è più guaribile. La cura è rappresentata dalla chemioterapia. L’introduzione di farmaci biologici ha migliorato significativamente la sopravvivenza dei pazienti.

«L’infezione da HPV può permanere nel tempo, le lesioni locali prodotte possono essere eliminate – sottolinea Carmine Pinto, presidente nazionale AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) – ma esiste un rischio di recidiva che richiede controlli periodici e talora ritrattamenti, e quindi spesso si instaura una situazione di forte stress che pesa sulla quotidianità. Le lesioni, se non trattate, possono evolvere in cancro, e i casi che sfuggono al controllo loco-regionale metastatizzano. Ancora oggi, purtroppo, vediamo donne giovani che non si sottopongono ai programmi di screening per i tumori della cervice uterina, e che sviluppano un tumore metastatizzato. Tutto questo potrà essere eliminato con la prevenzione e con il programma di vaccinazione».

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