Oggi è conosciuto come IoT- Internet of Things, ma potrebbe sempre più diventare un IoMT, ovvero un “Internet of Medical Things” in cui l’uso dei biosensori inseriti all’interno di dispositivi di uso comune o di medical device diventerà un realtà quotidiana volta a prevenire la malattia prima ancora di curarla.

Gli analisiti di Frost & Sullivan segnalano una crescita attesa del 13,1% annuo CAGR del mercato dei sensori per la sanità nel periodo 2016-2022. Le aziende che, secondo il rapporto, stanno sostenendo i maggiori investimenti in tal senso includono importanti gruppi dell’elettronica avanzata come GE Healthcare, Honeywell, Philips e STMicroelectronics. Ad essi si affiancano i gruppi indipendenti, spesso di provenienza universitaria, coinvolti anche nello sviluppo di standard per la connettività “seamless”. “L’altra sfida che i fabbricanti di sensori devono sostenere è la velocità a rotta di collo della ricerca medicale. Miliardi di dollari sono riversati nello sviluppo di tecniche, invasive o meno, per identificare e trattare i pazienti che soffrono di nuove malattie causate da patogeni emergenti. I sensori devono tenere il passo di queste richieste”, ha aggiunto l’altro esperto che ha partecipato alla preparazione del rapporto, Nandini Bhattacharya.

Un rapporto di Frost & Sullivan discute gli scenari di espansione dei biosensori per la cura della salute (fonte: Frost& Sullivan)

La crescente disponibilità di biosensori indossabili o che possono essere inghiottiti ha rivoluzionato lo spazio di monitoraggio della salute, che sempre più assume un valore prognostico oltre che diagnostico. Un’espansione che si riflette anche nella modifica dei modelli classici di business, non più strettamente limitati al mondo del farmaco o del dispositivo medico, ma che inglobano in misura crescente anche più generali elementi di “benessere” quali elementi importanti di una prevenzione che ponga la persona al centro. Tra le opportunità a disposizione per espandere la propria strategia verso un uso più massivo dei biosensori vi sono ad esempio il crescente ricorso al monitoraggio domiciliare dei pazienti (con minore ospedalizzazione), l’esplosione dei dispositivi indossabili o l’uso per la diagnosi di glicemia, colesterolo, droghe, infezioni, gravidanza,

Proprio all’evoluzione di questi scenari è dedicato il rapporto “Global Sensors Market in Healthcare and Medical Applications, Forecast to 2022” di Frost & Sullivan, che prende in esame le tecnologie sensoristiche già in essere e quelle ancora in sviluppo che potrebbero trovare importanti applicazioni future. “L’Internet of Medical Things farà si che i sensori giocheranno un ruolo maggiore nell’offrire un’infrastrututra interconnessa per la salute”, ha spiegato Rajender Thusu, Measurement and instrumentation industry principal di F&S. Secondo l’esperto, la crescita del settore è però ancora frenata dalla mancanza di chiare politiche di standardizzazione a cui le aziende debbano aderire nello sviluppo delle piattaforme sanitarie interconnesse. “La sfida principale è, quindi, nel mettere insieme le diverse applicazioni all’interno di una stessa piattaforma di lavoro, quando le singole soluzioni mancano d’interoperabilità”, ha aggiunto Thusu.

Ormai esiste un biosensore per qualunque tipo d’applicazione, funzionante in modalità wired o wireless; sensori che facilitano sempre più l’operatività dei sanitari che hanno in cura il paziente sia all’interno dell’ospedale (come ad esempio le applicazioni point-of-care), che nel monitoraggio remoto, fino alle applicazioni più innovative che comprendono anche l’uso dei biosensori nelle fasi di drug discovery e sviluppo clinico dei nuovi farmaci e dispositivi medici. Anche le più avanzate frontiere della genetica, genomica e proteomica si possono ormai avvalere di biosensori sempre più specializzati.