Mylife™ YpsoPump® è un microinfusore di insulina caratterizzato dalla semplicità d’uso. Facilita al diabetico la gestione della malattia e favorisce un impiego più razionale delle risorse. L’introduzione del nuovo microinfusore di insulina in Italia potrà permettere di estendere la terapia di base con microinfusore fino al triplo di pazienti rispetto ai dispositivi più sofisticati e cost-consuming.

Il nuovo microinfusore di insulina in arrivo in Italia unisce semplicità d'uso a sostenibilità economica e potrà ampliare l’accesso alla microinfusione
Il nuovo microinfusore di insulina in arrivo in Italia unisce semplicità d’uso a sostenibilità economica e potrà ampliare l’accesso alla microinfusione

Il primo microinfusore di insulina “economicamente sostenibile” è stato presentato al XXI Congresso AMD (Napoli 17-20 maggio 2017).

L’aumento dei diabetici tipo 1 e la disponibilità di device sempre più evoluti pongono i sistemi sanitari di fronte a una grande sfida: soddisfare la crescente richiesta di sistemi di microinfusione come opzione di scelta, con conseguente impatto sui costi, a fronte di budget limitati. Ma non sempre l’impiego delle moderne tecnologie nella gestione di malattie croniche ad alto impatto sociale comporta costi maggiori per la sanità pubblica e device più complessi per i pazienti. Lo dimostra il microinfusore di insulina mylife YpsoPump, con l’obiettivo di coniugare qualità di vita, appropriatezza e sostenibilità nella terapia del diabete tipo 1, fornendo una risposta concreta alle esigenze dei medici, delle persone diabetiche e dei sistemi sanitari.

«L’incremento della prevalenza e incidenza del diabete tipo 1 e le recenti innovazioni in campo tecnologico costringono ad affrontare il tema della sostenibilità futura nella gestione della patologia – afferma Giorgio Lorenzo Colombo, docente di Organizzazione Aziendale, Università degli Studi di Pavia, e direttore scientifico del Centro di ricerca S.A.V.E. Studi di Milano. – Le ultime analisi indicano una spesa media annua a paziente fino a oltre 5.000 euro considerando anche le complicanze della malattia, che hanno un notevole impatto clinico ed economico: solo un quarto circa dei pazienti, infatti, raggiunge gli obiettivi terapeutici. Nonostante l’infusione continua di insulina sia lo strumento d’elezione per ottenere un compenso metabolico ottimale, la sua diffusione nel nostro Paese è ancora ostacolata da evidenti problemi di budget».

«Per assicurare a tutti la migliore assistenza possibile, diventa fondamentale ragionare in termini di appropriatezza delle cure. L’offerta attuale di soluzioni sempre più complesse, come i sistemi dotati di sensore integrato (SAP), si associa a un aumento significativo dei costi, che impedisce l’accesso alla tecnologia a tanti pazienti desiderosi di passare dalle iniezioni multiple alla terapia con microinfusore. Molti diabetici, però, non necessiterebbero di sistemi di microinfusione tanto sofisticati – continua Giorgio Lorenzo Colombo. – Se i prescrittori avessero a disposizione dispositivi di qualità ma più essenziali, innovativi rispetto alla terapia multi-iniettiva, ma meno complessi e quindi meno costosi dei SAP, si potrebbe determinare un utilizzo più efficiente delle risorse e un ampliamento dell’accesso a cure costo-efficaci, riducendo così le complicanze e le relative ricadute economiche, a breve e lungo termine».

«Per una gestione più serena della sua patologia, la persona diabetica ha fondamentalmente tre desideri – rivela Albino Bottazzo, Presidente FAND-Associazione Italiana Diabetici. – In primo luogo, vorrebbe che i trattamenti fossero più equi e uniformi in tutta Italia, con centri di riferimento cui potersi affidare e modalità di rimborso uguali, a prescindere dalla Regione di residenza. Le tecnologie per la microinfusione di insulina, inoltre, dovrebbero essere più facilmente accessibili per i pazienti ancora in terapia multi-iniettiva, in funzione delle loro caratteristiche e delle necessità cliniche, determinate dal team diabetologico. Infine, il diabetico vuole condurre una vita normale, senza doversi occupare in modo intensivo della propria condizione, sentendosi malato: è quindi fondamentale che i device abbiano tra le loro caratteristiche la semplicità d’uso, oltre a costi compatibili con la situazione economica generale. La FAND si batterà sempre a tutela dei pazienti italiani, affinché queste aspirazioni possano concretizzarsi nella realtà quotidiana».

Il microinfusore di insulina mylife YpsoPump

Mylife YpsoPump garantisce il mantenimento di un elevato standard nella terapia insulinica, migliorando il controllo glicemico rispetto alla multi-iniettiva. È stato sviluppato dall’azienda Ypsomed ed è interamente realizzato in Svizzera.

Oltre all’affidabilità, i suoi punti di forza sono:

  • piccole dimensioni e peso di 83 grammi, batterie incluse,
  • touchscreen intuitivo con sole 7 icone,
  • praticità di ricarica, grazie alle cartucce di insulina pre-riempite,
  • di facile training,
  • compatibilità con numerosi glucometri,
  • set di infusione ruotabile a 360° che assicura una ampia libertà di movimento,
  • possibilità di ottimizzare le risorse economiche del 30-70%: potrebbe consentire di trattare con la microinfusione fino al triplo dei pazienti rispetto ai sistemi “full-optionals”, sicuramente utili per gruppi selezionati di utenti.

 

 

Dopo il lancio in Germania, Olanda, UK e Repubblica Ceca, Mylife YpsoPump sarà reso disponibile anche in Italia.

«Da sempre, Ypsomed è impegnata a trovare soluzioni innovative e sostenibili, in grado di supportare concretamente le persone diabetiche nel quotidiano – dichiara Peter Georg Haag, amministratore delegato e direttore generale di Ypsomed Italia. – Dopo il lancio, tre anni fa, della prima pompa-cerotto senza cateteri, oggi presentiamo un nuovo microinfusore che intende essere il nostro contributo per soddisfare le esigenze attuali dei Servizi Sanitari. Ci auguriamo che YpsoPump® possa rappresentare un’ulteriore opzione nell’ottica di individuare il device più adatto a quei pazienti che, pur non necessitando di tutte le funzioni dei sistemi complessi, attendono di poter passare dalle iniezioni multiple giornaliere al sistema di infusione continua di insulina, per migliorare la propria qualità di vita».

La terapia del diabete con microinfusore di insulina

Numerosi studi confermano che la terapia insulinica con microinfusore ha rivoluzionato negli ultimi decenni le cure, permettendo:

  • maggiore flessibilità,
  • migliore controllo del profilo glicemico,
  • riduzione del rischio di complicanze, quali seri episodi di ipoglicemia, problemi cardiovascolari, neuropatie, retinopatie e amputazioni.

Nonostante i vantaggi clinici finora documentati, il ricorso a questa tipologia di trattamento è ancora poco diffuso in Italia e disomogeneo tra le diverse Regioni. Il costo più elevato, il tempo necessario per la formazione del paziente e la mancanza di personale sono spesso fattori di ostacolo alla sua adozione.

«Rispetto alla modalità classica di somministrazione sottocutanea multi-iniettiva, la terapia intensiva con microinfusori continui di insulina (CSII) ha mostrato un miglior controllo glicometabolico in pazienti con diabete tipo 1 di lunga durata e una netta riduzione delle ipoglicemie – spiega Paolo Pozzilli, ordinario di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo, direttore UOC Endocrinologia e Diabetologia, Università Campus Bio-Medico di Roma. – In Italia sono circa 12-14.000 le persone diabetiche trattate con microinfusore. Benché destinato ad aumentare, il dato è ancora molto basso se confrontato con gli altri Paesi europei, dove la terapia con CSII è seguita dal 5 al 15% dei pazienti, mentre negli USA la percentuale è vicina al 40%. Le tecnologie sviluppate negli ultimi anni hanno reso i dispositivi sempre più sofisticati, offrendo la possibilità di personalizzare la terapia in base alle caratteristiche della persona».

«Oggi abbiamo tre sistemi di microinfusione: quelli tradizionali, che consentono di regolare l’infusione basale con diverse velocità, secondo il momento della giornata; le pompe-cerotto senza cateteri, compatte e impermeabili, che si applicano sulla pelle e non devono essere scollegate in caso di sport o se si fa una doccia; i sistemi di monitoraggio glicemico continuo, con sensore sottocutaneo che rileva la concentrazione di glucosio nel liquido interstiziale del derma, impiegati in combinazione col microinfusore o integrati in esso. Più diventano complessi i sistemi di microinfusione, maggiore sarà l’impegno che richiederanno a livello economico e di addestramento. Disporre di varie opzioni, dalle più sofisticate a quelle più essenziali, a costi sostenibili, – conclude Paolo Pozzilli –  consente al diabetologo di scegliere la soluzione più appropriata, in funzione delle reali esigenze del paziente, e rappresenta un’ulteriore opportunità per ampliare l’accesso alla microinfusione».

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