In una nota pubblicata sul suo sito, il Gruppo europeo dei farmacisti industriali (EIPG) ha accolto con soddisfazione l’ultimo rapporto Eurostat sul commercio internazionale di prodotti medicinali e farmaceutici all’interno dei paesi dell’Unione Europea. Numeri che fanno dell’Europa un’area chiave per quanto riguarda l’industria farmaceutica, con particolare riguardo per l’export. Un ruolo, sottolinea EIPG, che passa necessariamente dalle capacità professionali degli operatori del settore, tra cui una figura di primo piano è quella dei farmacisti industriali. Anche l’import nella Comunità Europea ha un valore molto significativo, secondo solo a quello degli Stati Uniti. Un dato, questo, che per EIPG va letto nell’efficacia della Direttiva europea sui farmaci contraffatti e del ruolo svolto in questo contesto anche dai farmacisti industriali per quanto riguarda i sistemi di verifica dei medicinali lungo tutta la catena di fornitura. È a tal fine importante che la categoria continui ad essere rappresentata anche all’interno delle organizzazioni responsabili per l’implementazione dei sistemi di tracciatura, sottolinea la nota.

La figura del farmacista industriale, secondo l’associazione di categoria, deve rimanere centrale anche all’interno dei futuri curricula di studi e delle opportunità di lavoro nell’industria che si apriranno nei prossimi anni.

I principali dati Eurostat

Il commercio extra-EU dei prodotti medicinali e farmaceutici è quasi triplicato dal 2002 (da € 76 mld a € 220 mld nel 2016, +7,8% in media l’anno); anche le cifre interne all’Unione sono in crescita, seppur più lenta (da € 156 mld nel 2002 a € 327 mld nel 2016, +5,4% medio/annuo).

L’andamento del commercio dei prodotti medicinali e farmaceutici, 2002-2016 (fonte: Eurostat, Comext database DS-018995)

Gli ultimi due anni hanno visto una crescita particolare dell’export (6,4%, +1% annuo) rispetto alla quota pressochè stabile del periodo 2002-2014 (+4,2%). Anche la crisi economica dell’ultimo decennio ha lasciato pressoché intatto il comparto farmaceutico, riporta Eurostat. L’Unione Europea è stata il principale player globale del settore, con € 144,2 mld di export e € 75,4 mld di import nel 2016. Gli Stati Uniti sono invece il principale paese importatore, (€ 86,7 mld) e solo il terzo esportatore (€ 46,7 mld), dietro anche alla Svizzera (€ 64,8 mld). Stati Uniti e Svizzera sono anche i principali partner commerciali dell’Unione Europea; in particolare i primi, che hanno visto triplicare sia import che export nel periodo 2001-2016. Per quanto riguarda l’export europeo, altri paesi significativi di destinazione sono la Cina (5,7%), il Giappone (6,1 %) e la Russia (4,3 %), mentre i due principali paesi partner non hanno rivali per quanto riguarda l’import di prodotti medicinali e farmaceutici nell’Unione. Paesi meno importanti dal punto di vista del valore totale dell’export europeo, ma che hanno segnato un tasso di crescita in doppia cifra sono anche Singapore (17.8 %), Brasile (13.5 %), Canada (12.4 %), e Israele (11.3 %).

Un settore in crescita a doppia cifra sia per quanto riguarda l’export che l’import è quello dei glicosidi, che ha segnato rispettivamente una crescita annua del 16% e del 14%.

Export per sottogruppo SITC, 2006-2016, min di euro (fonte: Eurostat, Comext database DS-018995)

Tra i ventotto paesi membri, la Germania si assicura secondo Eurostat un quarto di tutto l’export europeo, davanti a Belgio (13%), Regno Unito (11%), Francia e Irlanda (10% ciascuna). Eurostat assegna all’Italia il 5% dell’export totale dai paesi dell’Unione e il 10% dell’import, dietro a Germania (16%), Belgio (19%), Olanda (14%) e Regno Unito (11%). La bilancia commerciale 2001-2016 si è chiusa per l’Italia in perdita di € 640 mln. Da segnalare anche la rapidissima crescita dell’export di Malta (45% nel periodo 2001-2016) e della Romania (26%).

Commercio in prodotti medicinali e farmaceutici per Stato membro dell’UE, min di euro (fonte: Eurostat, Comext database DS-018995)