Omeoimprese chiede di riconoscere la specificità dei farmaci omeopatici anche per quanto riguarda le tariffe di registrazione

Secondo quanto reso noto dall’associazione di categoria Omeoimprese, è atteso a breve l’arrivo delle prime AIC per i farmaci omeopatici, che con questo passo diventeranno ufficialmente farmaci a tutti gli effetti. Sono oltre 3 mila le domande di autorizzazione all’immissione in commercio giunte all’Agenzia italiana del farmaco, e l’intera procedura autorizzativa si dovrebbe concludere a fine 2018. “Le aziende hanno dovuto sostenere onerosi investimenti per adeguarsi alle richieste di Aifa; da gennaio 2019 tutti i medicinali omeopatici in commercio avranno ottenuto l’AIC, proprio come avviene per i farmaci allopatici. Vi sono, però, sostanziali differenze che rischiano di mettere in ginocchio il settore”, denuncia il presidente di Omeoimprese Giovanni Gorga

Omeoimprese chiede di riconoscere la specificità dei farmaci omeopatici anche per quanto riguarda le tariffe di registrazione

Riconoscere la specificità dell’omeopatia anche a livello di tariffe

In un comunicato pubblicato sul suo sito, Omeoimprese solleva l’obiezione di come trattare l’omeopatia alla stessa stregua della medicina tradizionale implichi un errore di valutazione. Una differenza che parte dalle dimensioni delle imprese del settore, molto più piccole delle società farmaceutiche tradizionali, e che proprio per questo potrebbero trovare difficoltà a corrispondere ad Aifa le tariffe per la registrazione dei farmaci omeopatici stabilite dal decreto del Ministero della Salute del febbraio 2017 (ne abbiamo parlato qui). “Si tratta di cifre insostenibili per un settore che comunque non può né vuole pensare di competere con le big pharma. Una mossa, l’ennesima purtroppo, che va a penalizzare l’industria nazionale, lasciando invece carta bianca alle aziende straniere che, in Europa, sottostanno a regole e condizioni economiche meno stringenti. Le tariffe legate alla registrazione dei medicinali omeopatici e ad altre procedure – come ad esempio la variazione di un componente all’interno del farmaco – non possono essere le stesse che si applicano ai medicinali tradizionali”, è la richiesta avanzata da Giovanni Gorga a nome degli associati a Omeoimprese.

I rischi delle tariffe troppo elevate

Il ragionamento avanzato dall’associazione delle industrie italiane dell’omeopatia è che le tariffe richieste, spesso dell’ordine di alcune migliaia di euro anche in un caso abbastanza frequente come ad esempio una “variazione” di composizione o di tipo amministrativo, possono risultare insostenibili per un prodotto che mediamente fattura 10/20 mila euro all’anno. La possibile conseguenza paventata nel comunicato è che l’azienda interessata proceda a ritirare il farmaco dal commercio, con chiusura della produzione e perdita di posti di lavoro.Siamo felici che anche l’Aifa e il Ministero abbiamo riconosciuto a tutti gli effetti il valore dell’omeopatia rispetto alla medicina tradizionale – ha sottolineato Gorga – ma occorre che ogni settore venga considerato in base alle singole peculiarità. In Italia sono oltre 8 milioni le persone che si rivolgono all’omeopatia, e se non troveranno medicine italiane in vendita compreranno preparati stranieri. Il settore in Italia morirà a favore delle aziende estere che hanno obblighi e costi inferiori da sostenere”. La revisione del decreto tariffe di concerto con Aifa e con il Ministero della Salute è l’obiettivo che si è posta Omeoimprese, in particolare per gli importi che toccano i medicinali attualmente in commercio e che sono oggetto di regolamentazione.

Per approfondire

Se sei abbonato a NCF, per leggere l’inchiesta “Omeopatia. Il punto in attesa delle AIC”, vai a pag. 30 del numero di ottobre 2017.

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