Uno studio ha valutato il trattamento con lanreotide autogel HD e HF per l’acromegalia e ne ha stabilito l’efficacia.

La somministrazione di lanreotide autogel HD e HF per l'acromegalia ne conferma l'efficacia
La somministrazione di lanreotide autogel HD e HF per l’acromegalia ne conferma l’efficacia

«L’acromegalia è generalmente causata da un tumore benigno dell’ipofisi: l’ipersecrezione ormonale è in oltre il 99% dei casi sostenuta da un adenoma ipofisario che produce ormone della crescita e si riscontra in genere tra i 30 e i 40 anni, anche se una produzione eccessiva di ormone della crescita può verificarsi a qualunque età – spiega Ezio Ghigo professore ordinario di Endocrinologia, Università degli Studi di Torino e tra i firmatari dello studio. – È una malattia subdola perché nella maggior parte dei casi viene diagnosticata casualmente: le trasformazioni hanno un andamento lento e progressivo e i sintomi risultano spesso sfumati».

«L’aumento nel volume scheletrico di mani, piedi e ossa del volto non è soltanto morfologico. La malattia infatti genera un aumento del volume anche degli organi interni come fegato, rene e cuore – continua Andrea Giustina. – Di conseguenza si manifestano gravi malattie cardiovascolari, come la cardiomegalia, che comporta l’aumento della massa ventricolare, e l’ipertensione; e frequentemente anche malattie metaboliche, dalla semplice intolleranza al glucosio fino ad arrivare al diabete mellito».

«L’aspettativa di vita media per i pazienti acromegalici non trattati adeguatamente non a caso è più bassa della media (si aggira intorno ai 60 anni) – aggiunge Andrea Giustina. Le malattie cardiovascolari, cerebrovascolari e respiratorie, tra gli effetti derivanti dai livelli elevati di GH, determinano una percentuale di mortalità di circa 2-3 volte maggiore rispetto a quella della popolazione generale. Se l’acromegalia è affrontata con terapie adeguate, comunque, la mortalità nei pazienti acromegalici torna simile a quella della popolazione generale. La mortalità per causa acromegalica è legata per il 60% ad accidenti cardiovascolari, per il 25% a patologia respiratoria e per il 15% circa a neoplasia».

«Lo scenario delle opzioni terapeutiche per il trattamento delle patologie rare si sta ampliando e nuove importanti opportunità si aprono per i pazienti affetti da acromegalia, grazie soprattutto all’impulso dato dai nuovi farmaci che permettono di offrire ai pazienti affetti da acromegalia decisivi momenti di cura – commenta Andrea Lenzi, presidente Società Italiana di Endocrinologia (SIE), durante il 39° Congresso Nazionale SIE. – Attualmente per questa patologia abbiamo 2-3 linee di farmaci che sono applicabili in successione o nei casi in cui vi sia resistenza a uno di essi. Sono disponibili farmaci di prima linea, ormai ben conosciuti all’endocrinologo, e farmaci di seconda linea, che possono essere impiegati nei casi in cui il paziente diventa resistente a quelli di prima linea, o se il farmaco di prima linea non è adeguato o non sufficientemente flessibile. I farmaci di ultima generazione, in particolare, sono assai maneggevoli ed efficaci».

Nonostante i protocolli di trattamento dell’acromegalia siano consolidati ed efficaci, da un terzo al 50% dei pazienti non risponde adeguatamente alla terapia medica e non raggiunge un buon controllo della malattia.

Gli obiettivi della terapia sono:

  • ridurre lo sviluppo del tumore ipofisario che è causa dell’eccesso di ormone della crescita,
  • ridurre la secrezione di GH (growth hormone),
  • normalizzare la produzione di IGF-1.

L’Insulin Like Growth Factor–1 infatti è responsabile di manifestazioni cliniche come la crescita eccessiva di tessuto connettivo, cartilagine, osso e di organi interni come il cuore.

È inoltre un fattore di crescita noto per essere correlato al rischio tumorale.

Attualmente nella terapia si utilizzano con successo i nuovi analoghi della somatostatina nella forma long acting (a lunga durata di azione) come l’octreotide LAR e il lanreotide autogel. Quest’ultimo ha mostrato di ridurre le dimensioni del tumore ipofisario in più della metà dei pazienti in terapia “primaria”.

Ma per i cosiddetti partial responder è necessario correggere il dosaggio o la frequenza di somministrazion, così come indagato nella ricerca pubblicata su Journal of Clinical Endocrinology Metabolism che ha confermato l’efficacia della somministrazione ad alte dosi (HD) o ad alta frequenza (HF) di lanreotide autogel.

Lo studio su lanreotide autogel HD e HF per l’acromegalia

La ricerca ha preso in esame un campione di 30 pazienti con acromegalia in fase attiva nel corso di 24 settimane e li ha divisi in due gruppi:

  • 15 sono stati assegnati al trattamento con 120 mg per 21 giorni (HF),
  • gli altri 15 al trattamento con 180 mg ogni 28 giorni (HD).

La speranza dei ricercatori era ottenere la normalizzazione dei livelli di IGF-1 e di GH oltre a valutare la sicurezza e la tollerabilità del nuovo approccio.

«L’analisi dei dati alla fine del periodo di osservazione ha confermato il raggiungimento degli obiettivi – afferma Andrea Giustina, presidente eletto della European Society of Endocrinology – in maniera brillante per ciò che riguarda il controllo sierico dell’IGF-1, diminuito più significativamente nel gruppo assegnato alla terapia ad alta dose rispetto a quelli ad alta frequenza anche se la normalizzazione si è verificata nel 27,6% dei pazienti in maniera omogenea tra i due gruppi. Nonostante 19 pazienti abbiamo sperimentato effetti collaterali, questi sono stati lievi e transitori, distribuiti in entrambi i bracci terapeutici».

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