In uno studio internazionale la protesi valvolare mitralica meccanica risulta migliore della biologica.

La protesi valvolare mitralica meccanica risulta migliore della biologica sia per emodinamica sia per capacità funzionale in uno studio euro-canadese
La protesi valvolare mitralica meccanica risulta migliore della biologica sia per emodinamica sia per capacità funzionale in uno studio euro-canadese

Il team cardiochirurgico dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo in collaborazione con:

  • l’Università di Bristol (UK),
  • il Royal Brompton Hospital (UK),
  • il Quebec Heart and Lung Institute (Canada),
  • l’ospedale Dupuytren di Limoges (Francia),

ha presentato i risultati di uno studio che evidenzia una migliore performance delle protesi meccaniche rispetto a quelle biologiche.

Le valvole meccaniche impiantate nei pazienti osservati nello studio in questione hanno dimostrato essere superiori rispetto alle bioprotesi, sia sotto il profilo emodinamico, cioè del comportamento del sangue nei vasi sanguigni a seguito dell’impianto, sia in termini di capacità funzionale e quindi di qualità della vita dei pazienti stessi.

Da anni, in assenza di linee-guida ben definite, gli specialisti dibattono intensamente sulla scelta migliore, tra protesi meccaniche o biologiche, per i pazienti da sottoporre ad intervento di sostituzione valvolare mitralica.

Le prime offrono il vantaggio della durata, praticamente illimitata, ma necessitano di terapia anticoagulante per evitare fenomeni trombo embolici.

Al contrario, le protesi biologiche (costituite cioè da tessuti di origine animale, in genere bovini o suini) sono ben tollerate dall’organismo umano, ma la loro deteriorabilità aumenta il rischio di un secondo intervento chirurgico già dopo 10 o 15 anni.

Per anni comunque era convinzione comune, al di là dei vantaggi e degli svantaggi delle due protesi, che le loro performance fossero paragonabili.

I risultati di questa ricerca, invece, evidenziano una differenza di performance tra i due tipi di protesi valvolari. I risultati dello studio confermano i dati preliminari già presentati al congresso internazionale dell’American Heart Association nel 2014.

Il lavoro, che porta la firma di Carlo Fino, Maurizio Merlo, Lorenzo Galletti, Diego Cugola per il team cardiochirurgico dell’ospedale bergamasco e di Attilio Iacovoni, Paolo Ferrero e Michele Senni per quello cardiologico, ha impegnato i medici per diversi anni.

La pubblicazione definitiva, a gennaio 2018 sulla rivista Circulation: Heart Failure, fa seguito al lavoro di attenta verifica dei dati.

«La scelta del tipo di protesi valvolare più efficiente per il paziente è da tempo al centro del dibattito tra specialisti. Le linee-guida esistenti non sono esaustive, lasciando ampio margine di scelta per pazienti di età compresa tra 50 e 69 anni – spiega Carlo Fino, cardiochirurgo dell’ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo e primo autore del lavoro. –.  I risultati pubblicati dal nostro team di ricerca rappresentano un ulteriore passo in avanti. Siamo certi che studi più ampi e randomizzati potranno analizzare meglio importanti parametri che aiutano nella scelta della protesi: emodinamica, qualità di vita del paziente, mortalità. Questo studio rappresenta inoltre un contributo a questo importante argomento e induce a riflettere su una possibile rivalutazione delle linee guida attualmente esistenti».

Lo studio sopra menzionato del team euro-canadese non è infatti l’unico studio di rilievo internazionale che evidenzia una migliore performance delle protesi meccaniche su quelle biologiche. Un articolo pubblicato dai ricercatori americani della Standford University sul New England Journal of Medicine (Novembre 2017), evidenzia, nei pazienti sottoposti a sostituzione valvolare mitralica, benefici in termini di mortalità a lungo termine delle protesi meccaniche, quando comparate con le bioprotesi. La superiorità delle protesi meccaniche si prolungherebbe, secondo il team di ricercatori guidati dal cardiochirurgo Joseph Woo, sino a pazienti di 70 anni di età.

Insufficienza della valvola mitralica

L’insufficienza della valvola mitralica è la patologia valvolare cardiaca di più frequente riscontro nel mondo occidentale. La sua incidenza di 250.000 nuovi casi ogni anno in Europa. È al secondo posto nel vecchio continente tra le malattie delle valvole cardiache che necessitano di intervento chirurgico. In particolare per l’insufficienza di tipo ischemico, il  trattamento prevede, in casi selezionati, la riparazione della valvola o la sua sostituzione con una protesi.