È stata pubblicata sul sito dell’Agenzia europea dei medicinali e sarà in vigore dal 1° settembre 2018 la revisione della “Guideline on the clinical investigation of medicines for the treatment of Alzheimer’s disease“. Il documento è il frutto di un confronto tra l’ente regolatorio europeo e i diversi stakeholder – pazienti, industria, esperti indipendenti -volto a identificare i problemi che ancora rallentano i progressi nella cura di questa grave patologia neuronegenerativa, che avrà un impatto sempre più profondo sulla società anche a causa del progressivo invecchiamento della popolazione.

Ema ha pubblicato la revisione della linea guida sullo sviluppo clinico dei farmaci per l’Alzheimer

L’importanza di puntare sulla prevenzione

La linea guida affronta lo sviluppo clinico di prodotti destinati a tutti gli stadi della malattia e l’impatto che i nuovi criteri diagnostici – anche per quanto riguarda gli stadi ancora asintomatici o molto precoci della malattia – hanno sul disegno degli studi. Le più recenti evidenze scientifiche, sottolinea il regolatore europeo, indicano infatti che la malattia di Alzheimer inizia a svilupparsi ben 10-20 anni prima della comparsa dei sintomi, motivo per cui è importante rivolgere l’attenzione ad interventi farmacologici in grado di agire in modo preventivo per rallentare o fermare del tutto la comparsa della fase sintomatica dell’Alzheimer.
Il documento prende in considerazione tutti i tipi di sintomatologia, inclusi i sintomi comportamentali e psichiatrici (BPSD) che sono fortemente prevalenti nei pazienti con sintomi stand-alone di Alzheimer, come agitazione, aggressività, depressione, ansia, apatia, psicosi, disturbi del ciclo sonno-veglia.
L’Annex 1 fornisce, inoltre, un modello longitudinale per descrivere i cambiamenti delle capacità cognitive dei pazienti con Alzheimer lieve o moderato, che può essere utilizzato per la messa a punto degli studi clinici.
Il documento di Ema affronta anche il tema delle terapie di combinazione, ad esempio con prodotti che attualmente rappresentano i trattamenti standard (come gli inibitori della colinesterasi o la memantina), quale utile strumento per cercare di aggredire meccanismi patofisiologici multipli che sottendono alla malattia di Alzheimer. Sono fornite indicazioni in tal senso anche per quanto riguarda il disegno degli studi clinici.
Oltre che il tipo di meccanismo verso cui ci si vuole rivolgere, la strategia di sviluppo di un nuovo prodotto dovrebbe anche considerare l’opportunità di svilupparlo come monoterapia alternativa o come combinazione di nuovi composti che agiscano su meccanismi target simili o diversi.
Tra gli obiettivi principali evidenziati da Ema per lo sviluppo di un nuovo prodotto contro l’Alzheimer vi è la possibilità di rallentare o fermare la progressione dei sintomi, con evidenza del rallentamento del processo neuropatologico che vi sottende, e la ricerca di un miglioramento dei sintomi stessi, a livello di capacità cognitiva e funzionale del paziente (sia in monoterapia che con terapia adiuvante).
Non solo terapia: la nuova linea guida affronta anche il tema delle strategie atte a prevenire la comparsa della malattia sintomatica attraverso l’intervento in stadio pre-clinico sui sospetti meccanismi patogeni. Il documento non tocca invece lo sviluppo di prodotti destinati a curare altri tipi di forme di demenza.

Escluse dalla discussione sono anche la qualifica e/o validazione di alcuni biomarcatori che potrebbero venire inclusi negli studi clinici come strumenti diagnosi o endpoint surrogati. A tal fine, Ema preannuncia che essi potrebbero venire riconsiderati nel dettaglio in documenti futuri, dopo la conclusione del processo di qualifica da parte dell’Agenzia (Ref. EMA/CHMP/SAWP/72894/2008). La linea guida segnala anche come, proprio a causa delle difficoltà di disporre di biomarcatori adeguatamente qualificati e validati, siano accettabili anche disegni innovativi degli studi clinici in grado di dimostrare un rallentamento del declino clinico del paziente.

Per approfondire:

La malattia di Alzheimer

Malattia di Alzheimer: epidemia sociale