Lo studio Valentino ha indagato gli effetti della terapia di mantenimento con la combinazione tra panitumumab e 5 fluorouracile per il tumore del colon retto. Ha dimostrato l’efficacia di questo schema terapeutico che in questa fase consente di evitare l’assunzione di oxaliplatino e quindi di non risentire degli effetti della tossicità ad esso associata, migliorando la qualità della vita.

Lo studio Valentino ha indagato gli effetti della terapia di mantenimento con la combinazione tra panitumumab e 5 fluorouracile per il tumore del colon retto
La prosecuzione della terapia biologica con panitumumab consente di prolungare a lungo termine i benefici ottenuti inizialmente senza ricorrere all’oxaliplatino

Lo schema terapeutico che combina l’anticorpo monoclonale anti EGFR panitumumab con 5 fluorouracile (5-FU) permette di diminuire la tossicità della chemioterapia nella fase di mantenimento per il tumore del colon retto.

Lo studio Valentino ha infatti documentato come l’utilizzo di questa combinazione consenta di ottenere un efficace controllo della malattia accompagnato da un sensibile miglioramento della qualità di vita dei pazienti, riconducibile alla possibilità di evitare l’impiego dell’oxaliplatino.

I risultati dello studio, già selezionato come best abstract, sono stati presentati in Oral Session al congresso 2018 dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO) a Chicago.

Lo studio Valentino su panitumumab e 5 fluorouracile per il tumore del colon retto

Nello studio di Fase II randomizzato, coordinato dall’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, sono stati arruolati 229 pazienti selezionati dal punto di vista molecolare (status wild-type, ovvero non mutato, dei geni RAS) provenienti da 29 centri di tutta Italia.

Il disegno dello studio prevedeva che i pazienti fossero sottoposti a 8 cicli di terapia con panitumumab più FOLFOX-4 (oxaliplatino, acido folinico, 5-fluorouracile) per essere successivamente randomizzati a una terapia di mantenimento con panitumumab e 5-FU oppure panitumumab in monoterapia.

Filippo Pietrantonio, coordinatore dello studio presso l’Istituto Nazionale Tumori (INT) e ricercatore del Dipartimento di Oncologia ed Emato-Oncologia dell’Università Statale di Milano spiega che l’obiettivo dello studio Valentino è il perfezionamento dell’uso di trattamenti già disponibili nella pratica clinica. La ricerca riguarda sia la strategia di trattamento sia il miglioramento dell’outcome per i pazienti e, quindi, della loro qualità di vita. In particolare, la finalità è stabilire quale sia la terapia di mantenimento più efficace tra la combinazione panitumumab/5-FU e panitumumab in monoterapia, riducendo il carico di tossicità dell’oxaliplatino. Fino a oggi esistevano, infatti, scarse evidenze sulla strategia di mantenimento con i farmaci antiEGFR, come panitumumab, in pazienti che ottengono un iniziale controllo di malattia dopo induzione con una chemioterapia standard associata al farmaco biologico.

Risultati dello studio Valentino su panitumumab e 5 fluorouracile per il tumore del colon retto

Lo studio ha dimostrato che la terapia di mantenimento con panitumumab e 5-FU consente di evitare al paziente l’esposizione all’oxaliplatino, garantendo la medesima efficacia e un guadagno importante in termini di qualità di vita.

«Questo è un risultato notevole perché ci dice che possiamo eliminare la componente di tossicità della chemioterapia, mentre la prosecuzione della terapia biologica, nello specifico il panitumumab, consente di prolungare a lungo termine i benefici ottenuti inizialmente – puntualizza Pierantonio. – La prospettiva è utilizzare tutta l’enormità di materiale, sia clinico, sia biologico raccolto in questo studio per poter identificare dei sottogruppi di pazienti che possono beneficiare in particolar modo di alcune strategie di trattamento specifiche».

«Siamo grati all’INT e agli sperimentatori per avere voluto includere panitumumab nel loro protocollo sperimentale – conclude Ermanno Paternò, Executive Medical Director di Amgen Italia. – La ricerca clinica indipendente italiana in oncologia si conferma di grande qualità e fornisce contributi importanti volti a ottimizzare vari approcci terapeutici a beneficio ultimo dei pazienti».