Secondo dati Istat, le malattie respiratorie sono la terza causa di morte nella popolazione maschile e la quinta in quella femminile. I nuovi dispositivi erogatori di terapie inalatorie possono consentire la personalizzazione delle cure e favorire l’aderenza, ma, attualmente,  soltanto il 7% dei pazienti usa correttamente i dispositivi. L’aderenza alle terapie, inoltre, si ferma intorno al 30% per asma e BPCO.

Patologie respiratorie e nuovi dispositivi inalatori, nuove molecole sul mercato e strumenti sempre più usabili
Nuove molecole sul mercato e strumenti sempre più usabili: ecco come migliorano e si semplificano le terapie per le malattie respiratorie

Le malattie respiratorie in Italia

Il numero di casi di broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) e asma bronchiale è in aumento. Queste due malattie arrivano a interessare ormai oltre il 10% della popolazione generale, ma risultano ancora sottostimate.

Le altre malattie respiratorie cronico-persistenti più frequenti sono i disturbi respiratori del sonno, le cosiddette apnee ostruttive, che riguardano circa il 4% della popolazione generale.

Seguono il cancro del polmone e le fibrosi polmonari.

Le malattie respiratorie sono la terza causa di morte in Italia.

Sintomo comune a molte malattie respiratorie è la tosse, che si presenta con una durata dai 7 ai 15 giorni nel 30% degli italiani sino a 5 volte ogni anno e in oltre il 90% almeno una volta all’anno.

«Le cause più frequenti – secondo Roberto Dal Negro, responsabile del CESFAR, Centro Nazionale Studi di Farmacoeconomia e Farmacoepidemiologia Respiratoria di Verona – sono quelle infettive, prevalentemente virali (in autunno-inverno, ma anche in primavera-estate, a seconda del virus in gioco). Ma tra le altre cause spiccano anche:

  • asma,
  • disturbi allergici,
  • reflusso gastro-esofageo,
  • scolo di secrezioni nasali posteriori,
  • alcuni aspetti psicologici,
  • l’uso di alcuni medicinali».

Broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO)

La BPCO arriva a colpire il 6-7% degli italiani. Negli ultimi anni si è registrato un progressivo incremento dei casi nelle donne e nella fascia d’età del quinto decennio di vita. Fino a una decina d’anni fa, invece, il sesso più colpito era quello maschile e i casi sotto i 50 anni d’età erano molto più rari.

Tra i principali fattori di rischio della BPCO, il fumo di sigaretta è il primo e risulta la causa di malattia nel 21% dei soggetti esaminati. A questo proposito, a far preoccupare gli specialisti è il notevole aumento, dopo il calo registrato circa 10 anni fa, dei fumatori, soprattutto fra le giovani donne.

Risulta poi particolarmente grave il ruolo degli inquinanti ambientali e lavorativi nonché del traffico veicolare.

Asma bronchiale

L’asma colpisce il 5-6% degli italiani ed è leggermente più presente nella popolazione femminile.

Le allergie sono le prime cause di asma, con una prevalenza di oltre il 25% nella popolazione generale. A seguire, ancora gli inquinanti, il reflusso gastro-esofageo (15%), ma anche le variazioni climatiche. I soggetti più colpiti sono i bambini: un terzo dei soggetti asmatici è under 14.

Apnee ostruttive durante il sonno (OSAS)

Circa 12 milioni di italiani dai 40 anni in poi soffrono di questi episodi ripetuti di pause del respiro. Le interruzioni si verificano anche decine di volte per notte e durano diversi secondi, con effetti a cascata sulla pressione sanguigna e sul ritmo cardiaco. I sintomi comprendono sonnolenza diurna, colpi di sonno, mancanza di concentrazione e mal di testa. Le apnee ostruttive del sonno sono fattori di rischio riconosciuti per infarto e altri problemi cardiaci, ictus (per il quale il rischio aumenta di 4 volte) e danni oculari (aumento della pressione oculare).

Mortalità legata alle malattie respiratorie

Le malattie respiratorie in Italia (secondo dati Istat) sono la terza causa di morte per gli uomini (77,1 morti per 100 mila abitanti); tra le donne, invece, sono la quinta causa di morte, con un tasso di 61,8 eventi per 100 mila abitanti. I dati del 2013, inoltre, segnano un trend in negativo rispetto al 2009: da 39.949 a 43.444, da 67,6 casi ogni 100mila abitanti ai 73.

Le regioni con il maggior numero di decessi per malattie respiratorie sono, per valori assoluti:

  • Lombardia (6.529),
  • Piemonte (3.886),
  • Lazio (3.724),
  • Emilia Romagna (3.612),
  • Campania (3.195).

I rapporti ogni 100mila abitanti, però, segnalano una forte incidenza nelle seguenti regioni:

  • Valle D’Aosta (102,2),
  • Liguria (97,7),
  • Friuli Venezia Giulia (91,6),
  • Toscana (82,6),
  • Umbria (82,4).

Dispositivi inalatori e aderenza alle terapie per le malattie respiratorie

La terapia inalatoria è il gold standard per la gestione delle malattie respiratorie.

Tra le terapie di mantenimento per asma e BPCO, quella inalatoria corrisponde a una quota fra l’80 e il 90% dei farmaci prescritti in Italia e nel resto dei Paesi dell’Europa occidentale.

«Per arrivare al livello broncopolmonare serve un erogatore adatto a una terapia inalatoria, che è assai più complessa rispetto a una semplice compressa e richiede particolare attenzione per quanto riguarda prescrizione e utilizzo» – spiega Andrea Melani, dirigente Medico dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Senese.

Nuovi dispositivi inalatori sempre più facili da utilizzare e in grado di migliorare la performance terapeutica

I dispositivi inalatori sono numerosissimi sul mercato e il loro numero è in progressivo aumento.

«Sono già disponibili sul mercato vari dispositivi e grazie alle moderne tecnologie presto ce ne saranno altri in grado di migliorare l’efficacia della terapia inalatoria – afferma Federico Lavorini, dirigente medico Azienda Ospedaliera Universitaria Careggi di Firenze. – A breve saranno disponibili degli erogatori, del tipo delle classiche bombolette, in grado di essere attivati semplicemente dal respiro, senza dunque il bisogno di coordinare espirazione e inspirazione, una manovra difficile per la stragrande maggioranza dei pazienti. Si diffonderanno maggiormente anche i dispositivi portatili, molto più semplici e comodi da utilizzare».

L’altra grande novità sono i nuovi device che permettono di erogare molteplici farmaci da un unico spray. Ciò comporta un sicuro miglioramento nella cura delle patologie respiratorie, ma permette anche di ovviare al problema dell’aderenza alla terapia.

La conoscenza delle caratteristiche dei dispositivi è un punto cruciale, purtroppo, spesso ignorato o, comunque, non approfondito.

Per usufruire di tutti i vantaggi che i nuovi erogatori possono offrire, invece, è fondamentale che il medico che li prescrive ne conosca le caratteristiche tecniche e di funzionamento al meglio, così da poter consigliare il miglior dispositivo inalatorio per ciascun paziente.

Il problema dell’aderenza alla terapia per le malattie respiratorie

La disponibilità di erogatori sempre più facili da utilizzare e di molecole respiratorie sempre più numerose e più precise non va ancora di pari passo con l’aderenza alle terapie per malattie respiratorie che rimane piuttosto bassa rispetto a quanto avviene per altre malattie cronico-persistenti (di tipo cardiologico, neurologico ecc.). Sono complici di questa deriva comportamentale, tra gli altri, la necessità di assumere quotidianamente più farmaci più volte al giorno e, soprattutto, la difficoltà di capire come usare correttamente i dispositivi (erogatori) per l’erogazione dei farmaci respiratori.

La conoscenza delle caratteristiche e della performance dell’erogatore in Italia non supera il 7%.

La mancanza di istruzioni all’uso del dispositivo inalatorio è la prima causa di non aderenza (totale o parziale) alla terapia. Venendo meno la conoscenza, purtroppo, viene di conseguenza meno anche il raggiungimento del risultato; è stato verificato, infatti, che oltre il 60% dell’efficacia della terapia dipende dal tipo e dalle caratteristiche del dispositivo prescelto per la loro somministrazione inalatoria.

È perciò indispensabile che i produttori forniscano una maggiore informazione agli specialisti e ai medici di base e che si dia modo a questi di trasferire le istruzioni necessarie ai pazienti.

«Purtroppo – spiega il Roberto Dal Negro – la classe medica non ha riservato la giusta attenzione a tali aspetti e ha considerato (ma ancora in buona parte considera) i dispositivi inalatori come strumenti pressoché equivalenti e comunque di secondaria importanza rispetto alle sostanze farmacologiche. Meno del 50% dei medici fornisce qualche spiegazione al paziente su come usare il dispositivo prescritto. Inoltre i medici internisti non pneumologi non conoscono il funzionamento dei dispositivi inalatori che prescrivono (in una percentuale variabile dal 53 al 93%, a seconda del tipo di dispositivo). Di essi, soltanto il 2% ha assistito a sessioni educazionali sull’uso dei dispositivi inalatori. Questo errore ha gravi ripercussioni sulla salute e sull’economia del paziente».

Secondo Roberto Dal Negro, il training necessario a rendere autonomo un paziente nell’uso corretto ed efficace del dispositivo inalatorio può variare da 2-3 minuti a oltre 600 minuti. Questo implica importanti riflessi sui costi di gestione, indipendentemente dal costo originale del farmaco. In certi casi, farmaco+erogatore hanno un costo basso, ma rendere il paziente capace di inalare efficacemente il farmaco con quell’erogatore può moltiplicare il costo fino a oltre 10 volte. A seconda del tipo di dispositivo inalatorio, la percentuale di pazienti che riescono a effettuare correttamente l’inalazione può variare dal 18 al 62%.

«Si va verso una personalizzazione della terapia – aggiunge Melani. – Ma la concertazione deve essere ancora più ampia e andare oltre il coinvolgimento di specialisti, medici di base e pazienti: deve riguardare anche farmacisti, infermieri, fisioterapisti e gli stessi produttori devono fornire chiare e precise indicazioni su come si usano i loro devices; come e dove si conservano, come si caricano, come e quante volte si inala; le aziende devono mettere a disposizione degli utilizzatori tutte le funzionalità di questi device. Un uso non corretto o un device inadatto al soggetto infatti può danneggiare il paziente».

Fondamentale a questo proposito resta comunque il ruolo dei medici di famiglia: una conoscenza dettagliata della storia clinica del paziente è infatti indispensabile per la scelta del dispositivo migliore.

Indicatori di performance degli erogatori

In occasione del 1° Congresso Nazionale “I device inalatori nella governance delle malattie vie aeree”, presieduto e organizzato a Verona  (7 e 8 giugno 2018) da Roberto Dal Negro è stato presentato per la prima volta in Italia il metodo di valutazione globale dell’”usability”, Tale metodo tiene conto non soltanto dei fattori soggettivi del paziente, ma anche del peso di tutti quei fattori decisionali indipendenti dal paziente e che consentono facilmente la scelta più appropriata del dispositivo inalatorio da usare in quel paziente.

«Si parla tanto di Medicina Personalizzata e di Medicina di precisione – spiega Roberto Dal Negro – ebbene, questo è uno dei principali campi in cui poterla e doverla applicare. Le differenze in termini di risultato possono essere e sono clamorose. Serve comunque un metro univoco di misura per valutare le performance dei diversi erogatori in maniera oggettiva: di recente ciò è diventato possibile grazie all’impiego del Global Usabilty Score, un sistema semplicissimo, che tiene conto di tutti i fattori che contribuiscono (in senso positivo e negativo) a determinare la performance del dispositivo inalatorio. Questo indice di semplicissimo calcolo (range da 0 a 50 punti), che sarà presentato per la prima volta al Congresso, permette di valutare qualsiasi erogatore». Infatti, se è importante la conoscenza , altrettanto importante è la conoscenza dei sistemi per l’erogazione dei farmaci, perché da questi dipende oltre il 60% dell’efficacia della terapia: conoscere bene i dispositivi inalatori significa veramente procedere verso la personalizzazione della terapia”.

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