Il verdetto è infine arrivato: l’Ufficio europeo dei brevetti (EPO) di Monaco di Baviera si è espresso giovedì scorso sulla causa di opposizione ai brevetti del sofosbuvir, il farmaco anti-epatite C di Gilead, intentata a marzo 2017 da Medici senza Frontiere (MSF) insieme a Médecins du Monde, Just Treatment (un’associazione che rappresenta i pazienti) e altre quattordici organizzazioni della società civile. Il brevetto è stato mantenuto, seppur con modifiche, ed è stata rigettata la richiesta di revoca di MSF. La rappresentate della Campagna per l’accesso ai farmaci della Ong, Gaelle Krikorian ha già annunciato il ricorso; Gilead, invece, non ha per il momento commentato la decisione dell’Ufficio europeo dei brevetti.

In Europa resta tutto come prima

La decisione dell’EPO ha per il momento chiuso la porta alla possibilità di produrre o importare anche in Europa i farmaci generici a base di sofosbuvir, che era l’obiettivo di MSF e delle altre organizzazioni che hanno fatto opposizione. Generici di sofosbivir sono già disponibili in molti paesi in via di sviluppo, dove Gilead ha concesso licenze volontarie per la produzione a prezzi sostenibili per le economie più povere.
Secondo quanto spiegato da Krikorian in una conferenza stampa che ha anticipato di qualche giorno la decisione dell’Ufficio brevetti, la portata della sentenza si estenderebbe potenzialmente anche oltre l’Europa: l’EPO, infatti, ha stretto accordi con alcuni corrispettivi di paesi in via di sviluppo meno attrezzati dal punto di vista della competenza in campo brevettuale affinché i brevetti concessi a livello europeo abbiano automaticamente validità anche in tali paesi.
Secondo i dati di Drug Patent Watch, ci sono 302 brevetti internazionali a copertura del prodotto di Gilead corrispondente al brand name Solvaldi (sofosbuvir), e 121 domande di brevetto.

Le basi del ricorso di opposizione

Secondo quanto spiegato da Krikorian, la strategia di MSF ha messo in discussione due dei brevetti principali che proteggono sofosbuvir, quello relativo al composto base, il building block necessario a produrre il prodrug, e quello relativo al prodrug stesso (il vero e proprio sofosbuvir). Quest’ultimo brevetto (EP2203462, domanda depositata nel 2008, brevetto concesso nel 2014) era già stato oggetto di una precedente opposizione nel 2015 (attualmente sotto appello), che anche in quel caso aveva portato l’Ufficio europeo dei brevetti a concedere il mantenimento del brevetto in forma modificata. In tale occasione, in particolare, l’opposizione si basava sul fatto che “il brevetto opposto sia meramente un lista di migliaia di composti, per lo più con attività sconosciuta, chiaramente mirata a riservare un campo inesplorato di ricerca invece che proteggere risultati fattuali di una ricerca che ha avuto successo...”. Gli opponenti avevano anche avanzato dubbi sulla reale innovatività e inventività di diversi punti del brevetto.

Il nuovo ricorso di opposizione ha invece riguardato il brevetto EP2604620 (domanda depositata nel 2004, brevetto concesso nel 2016) che copre il composto base per la produzione del farmaco, un nucleoside della citidina, che è di per sé inattivo. In questo caso, la domanda di opposizione enfatizzava “il significato del trattamento per l’epatite C per la salute pubblica globale e l’impatto critico dei brevetti in oggetto nell’impedire la competizione e la sostenibilità di sofosbuvir sul mercato dell’epatite C...”, oltre ad argomenti tecnici basati principalmente sulla differenza tra il nucleoside della citidina oggetto del brevetto e quello che caratterizza il sofosbuvir, sulla non validità della priorità vantata e sulla non replicabilità del metodo di sintesi descritto nel brevetto. Secondo la rappresentante di Medici senza Frontiere, la posizione di Gilead sarebbe “un tentativo di mantenere questo brevetto come strategia per intimidire i produttori di generici e prevenire che essi utilizzino i building block di sofosbuvir”.

Permettere l’accesso a tutti i pazienti

Il principio attivo sofosbuvir è il capostipite della nuova generazione di farmaci antivirali ad azione diretta (DAAs) contro il virus HVC che hanno permesso per la prima volta di curare in modo efficace la malattia in oltre il 90% dei casi. Proprio per questo, secondo Medici senza Frontiere e le altre associazioni che hanno avviato l’opposizione, sarebbe importante che questo tipo di intervento terapeutico sia facilmente accessibile a tutti i 15 milioni di pazienti europei affetti da epatite C cronica, anche nei paesi a reddito medio e alto.
Il caso del sofosbuvir rappresenta anche l’antesignano che ha aperto la strada verso l’escalation dei prezzi dei farmaci innovativi. Oggi sono disponibili molti interventi potenzialmente curativi anche in altri ambiti terapeutici, in modo particolare per la lotta contro i tumori, ma l’accesso ai farmaci di ultima generazione pone continue sfide per la sostenibilità dei budget di spesa farmaceutica e sanitaria ai quattro angoli del globo (ne abbiamo parlato ad esempio qui).
Le barriere finanziarie di accesso ai medicinali e alla sanità rappresentano una sfida per i paesi europei ad alto reddito; i brevetti non basati sul merito sono il driver chiave per questi prezzi eccessivi, è tempo di sfidarli”, è stata la posizione del rappresentante di Médecins du Monde, Olivier Maguet, nella conferenza stampa che ha anticipato la decisione dell’EPO.
L’attuale procedura di concessione dei brevetti, ha attaccato Krikorian in tale occasione, sarebbe particolarmente complessa, fatto che permetterebbe abusi da parte delle aziende farmaceutiche. “Attraverso il deposito di domande multiple di brevetto collegate a un semplice farmaco, le corporation possono allungare i propri monopoli e scoraggiare la competizione dei generici, che porta a prezzi più alti e impatta l’accesso ai medicinali”, è stata la denuncia di Gaelle Krikorian.

I precedenti in Cina, Egitto e Ucraina

La sfida di Medici senza Frontiere a Gilead sui brevetti di sofosbuvir non si è giocata solo sul suolo europeo, altre cause si sono già concluse in Egitto, Cina e Ucraina, mentre sono ancora  tuttora in corso in Argentina, Brasile, India, Russia e Tailandia.
L’ultima sentenza è arrivata ad agosto 2018 dal SIPO, l’Ufficio brevetti cinese, che ha cancellato alcune delle rivendicazioni chiave del brevetto depositato in Cina. In questo caso, la causa era stata intentata sul brevetto del composto base da I-MAK, un gruppo locale di interesse pubblico, e dal produttore di generici Cosunter Pharmaceutical.

In Ucraina, a dicembre 2017 Gilead ha esteso la voluntary license per la produzione di versioni generiche di sofosbuvir, come riporta thepharmaletter, dopo che nel settembre 2016 MSF aveva sollecitato la multinazionale in tal senso con una lettera, accusandola di “cercare di rimuovere la sola fonte esistente di sofosbuvir generico in Ucraina, sfidando legalmente l’autorizzazione al commercio dell’azienda genericista, il distributore e varie agenzie governative, facendo pressione su di esse per il ritiro del generico dal mercato”.

L’Italia ha seguito la via della negoziazione

In Europa, secondo MSF, il prezzo per paziente di un trattamento di 12 settimane con sofosbuvir può arrivare a 43 mila euro, mentre nei paesi dove non sono in vigore brevetti la competizione tra i produttori genericisti ha fatto scendere il costo per trattamento a €52.
In Italia il numero complessivo dei pazienti avviati al trattamento con farmaci DAAs contro l’epatite C secondo l’ultimo aggiornamento Aifa disponibile (10 settembre 2018) ammonta  a 150.117 persone. Gli undici criteri per l’inclusione nelle liste di trattamento sono stati recentemente rivisti (si veda qui).

In Italia il sofosbuvir di Gilead ha rappresentato il primo caso importante del nuovo approccio alla negoziazione del prezzo dei farmaci innovativi. Non senza polemiche: la multinazionale era stato oggetto di un violentissimo attacco da parte dei passati vertici di Aifa, il presidente Mario Melazzini e il gd Luca Pani (ne avevamo parlato qui), in seguito alla trattativa particolarmente difficile per il rinnovo della fornitura di sofosbuvir/ledipasvir (Harvoni) al Servizio sanitario nazionale. Nel febbraio 2017 Melazzini era giunto a ventilare la possibilità per lo Stato di chiedere la licenza obbligatoria, per produrre i farmaci anti epatite C “senza brevetto e a prezzo più contenuto”.
La vicenda si è conclusa con l’autorizzazione ad aprile 2017 del nuovo prodotto di Gilead Epclusa (sofosbuvir/velpatasvir), mentre a giugno dello stesso anno Sovaldi (sofosbuvir) e Harvoni sono stati esclusi dalla rimborsabilità da parte del Servizio sanitario nazionale.
A fronte di un prezzo ex-factory di oltre 16 mila euro (Iva esclusa) e un prezzo al pubblico di oltre 27 mila euro (Iva inclusa, qui la Gazzetta Ufficiale), Aifa ha negoziato per Epclusa un meccanismo di fornitura basato sulla logica prezzo/volume che ne migliora la sostenibilità del trattamento per le casse del Servizio sanitario nazionale (si veda a riguardo l’articolo del Sole 24 Ore Sanità).
A maggio dello scorso anno, inoltre, Aifa ha lanciato il piano nazionale di eradicazione dell’epatite C, ridefinendo i criteri di rimborsabilità dei farmaci innovativi per l’epatite C cronica e attivando i Registri per il monitoraggio (ne abbiamo parlato qui).