È stata approvata in Italia la prima tripla associazione fissa extrafine, somministrata in un unico inalatore, indicata per il trattamento della broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO). L’associazione combina:

  • beclometasone dipropionato (corticosteroide antinfiammatorio per inalazione – ICS),
  • formoterolo (broncodilatatore beta2-agonista ad azione rapida e a lunga durata – LABA),
  • glicopirronio (broncodilatatore antagonista muscarinico a lunga durata – LAMA).
È stata approvata in Italia la tripla associazione fissa extrafine per la BPCO ICS/LABA/LAMA in formulazione spray di Chiesi
È stata approvata in Italia la tripla associazione fissa extrafine per la BPCO ICS/LABA/LAMA in formulazione spray di Chiesi

L’associazione fissa extrafine ICS/LABA/LAMA in formulazione spray semplifica la terapia (che viene assunta da un unico inalatore), migliora l’aderenza, arriva in profondità ed è efficace. Durante la conferenza stampa promossa da Chiesi Italia per annunciare l’approvazione del farmaco in Italia, però, è stata evidenziata la necessità di un’ulteriore semplificazione: quella riguardante la comunicazione ai pazienti, spesso inconsapevoli della gravità della malattia, anche a causa del linguaggio tecnico associato alla BPCO.

«Mettere a disposizione dei pazienti la prima tripla associazione fissa extrafine in un unico inalatore rappresenta un grande traguardo per Chiesi, che conferma l’importante contributo della ricerca italiana all’innovazione scientifica nell’area delle malattie respiratorie, nella quale siamo leader a livello mondiale e costantemente impegnati nello sviluppo di nuove opzioni terapeutiche sempre più efficaci, sicure e facili da assumere per il paziente. – dichiara Raffaello Innocenti, direttore generale di Chiesi Italia, la filiale italiana del Gruppo Chiesi. – Siamo molto orgogliosi di poter offrire ai tanti pazienti italiani che soffrono di BPCO un’opzione terapeutica che rappresenta una pietra miliare nel trattamento di una delle patologie croniche a più alto impatto epidemiologico, sociale ed economico. Orgoglio che, in quanto italiano, mi sento di aggiungere trova riscontro anche in un’altra tripla associazione: ricerca, produzione e organizzazione made in Italy».

La tripla associazione fissa ICS/LABA/LAMA

La tripla associazione fissa ICS/LABA/LAMA mette insieme in un unico spray tre principi attivi: uno steroide inalatorio (ICS) e due broncodilatatori (LABA/LAMA). Lo steroide inalatorio interviene sul processo infiammatorio che aumenta il rischio di infezioni e di riacutizzazioni, responsabili della progressione della malattia e del peggioramento della qualità di vita. I broncodilatatori, invece, agiscono sull’ostruzione delle piccole vie aeree, cui è legata la dispnea, ovvero la fatica a respirare, uno dei sintomi principali della BPCO.

«Per i pazienti con BPCO che presentano sintomi importanti (mancanza di respiro, tosse cronica, eccessiva produzione di catarro) e a rischio di riacutizzazioni, si tratta della migliore tra le opzioni terapeutiche possibili con l’utilizzo di un solo inalatore in quanto ha dimostrato di essere più efficace rispetto alle classi farmacologiche, con cui si è confrontata in studi clinici, nel ridurre la frequenza e l’intensità delle riacutizzazioni e di migliorare i sintomi, la funzionalità polmonare e la qualità di vita in una percentuale più alta di pazienti – afferma Alberto Papi, direttore della Clinica di Malattie dell’Apparato Respiratorio, Università di Ferrara.

«Oltre al vantaggio di avere un unico device di somministrazione, altra peculiarità di questa tripla associazione fissa è la sua formulazione extrafine: i tre principi attivi sono erogati in particelle di piccole dimensioni, rispetto a quelle delle altre associazioni indicate per la BPCO. Ciò garantisce una distribuzione omogenea e una elevata deposizione in tutto l’albero bronchiale, comprese le piccole vie aeree, solitamente più difficili da raggiungere, e consente ai tre principi attivi di lavorare in sinergia a livello delle vie aeree, a tutto beneficio per il paziente» – aggiunge Alberto Papi.

L’importanza della diagnosi precoce e dell’aderenza alla terapia nella broncopneumopatia cronica ostruttiva

«Trattandosi di una patologia cronica e progressiva, ai fini di una corretta gestione della BPCO sono necessarie da un lato una diagnosi il più precoce possibile, dall’altro una somministrazione della terapia attenta e regolare da parte del paziente – spiega Antonio Spanevello, professore di Malattie dell’Apparato Respiratorio, Università dell’Insubria – Istituti Maugeri. – Nella BPCO, l’aderenza è ancora subottimale, intorno al 30%, anche a causa dell’utilizzo di più device per la terapia, oltre che di una tecnica inalatoria spesso errata. La disponibilità di un’opzione terapeutica che consente di utilizzare un inalatore unico con un’unica posologia rappresenta una semplificazione sostanziale per il malato, con ricadute molto positive sull’aderenza e sul successo della terapia».

L’importanza della comunicazione nella BPCO

«Tra i fattori che influenzano l’aderenza ci sono senza dubbio la scarsa consapevolezza e comprensione della malattia, alimentate dalla difficoltà di alcuni tecnicismi ad essa correlati, a partire dallo stesso acronimo BPCO, e da termini quali dispnea, espettorato, esacerbazioni, ‘puff’ per indicare l’inalatore e così via –afferma Paola Perna, docente di Comunicazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e della “Palestra della Scrittura”. – Proprio perché la BPCO è una patologia complessa, va semplificata nel linguaggio utilizzato dai professionisti sanitari, ma anche dai media. Ciò non vuol dire perdere in precisione e chiarezza, ma, al contrario, costruire fiducia e familiarità con il tema, superando il rischio di incomprensione e sottovalutazione della malattia e quindi di non aderenza alle cure prescritte».

Nell’interazione medico-paziente, il medico usa il linguaggio che ha a disposizione e il paziente comprende quello che può, a seconda degli strumenti culturali e linguistici che possiede. Le aziende produttrici di farmaci sono in mezzo, parlano ai medici e ai pazienti allo stesso tempo, rischiando di soddisfare soltanto parzialmente le esigenze degli uni e degli altri. I media, specialistici e generalisti, vivono la stessa ambiguità.

In concreto, per poter parlare di “alleanza terapeutica”, di decidere insieme le terapie, di rendere consapevoli i pazienti, sarebbe necessario un linguaggio comune, semplice e concreto, per dialogare e riuscire a visualizzare delle sensazioni astratte, come “soffocare nella nebbia”. E un nuovo nome per la malattia, forse, che faccia da ponte tra l’incomprensione e l’empatia.

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