Remdesivir, il farmaco antivirale prodotto originariamente da Gilead Sciences Inc  per combattere il virus Ebola in Africa e utilizzato quest’anno per la cura di COVID-19, non ha dimostrato effetti sostanziali nel ridurre la mortalità della malattia. I suoi effetti in tal senso sarebbero infatti minimi o addirittura nulli.

Lo ha rilevato uno studio clinico dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), chiamato Solidarity Trial, e svolto su 11.266 pazienti ospedalizzati.

Il 15 ottobre 2020 sono stati pubblicati infatti i risultati provvisori della sperimentazione che era finalizzata a valutare quattro trattamenti finora utilizzati per contrastare COVID-19, la malattia causata dal nuovo coronavirus chiamato Sars-Cov-2. I quattro farmaci sotto esame erano remdesivir, idrossiclorochina, la combinazione lopinavir/ritonavir e interferone. Tutti hanno avuto minimi effetti, o addirittura nessuno, sia nel ridurre la mortalità complessiva, sia nel ritardare l’inizio delle cure intensive con ventilazione artificiale sia nel ridurre la durata di ricovero ospedaliero dei pazienti degenti. 

Solidarity Trial comunque non si ferma e sono in corso ulteriori valutazioni su altri trattamenti per cercare di trovare una terapia efficace contro COVID-19. Attualmente solo i corticosteroidi si sono dimostrati utili nel contrastare le forme gravi di questa malattia che ha finora ucciso più di un milione di persone in tutto il mondo.

Il farmaco antivirale Remdesivir è stato uno tra i primi ad essere impiegato per la cura di COVID-19 fin dall’inizio dell’epidemia iniziata a gennaio di quest’anno, ed è stato autorizzato per l’uso in emergenza dalla Food and Drug Administration statunitense (FDA) a partire dal primo maggio 2020. Dopo tale data, il medicamento è stato utilizzato anche in altri Paesi. 

D’altra parte, pochi giorni fa, proprio Gilead, la casa produttrice del medicinale, ha pubblicato sulla rivista New England Journal of Medicine i risultati di uno studio eseguito su 1062 pazienti che dimostrava come remdesivir fosse stato in grado di ridurre di cinque giorni il tempo di guarigione da COVID-19 nei pazienti ricoverati in ospedale.