Varie associazioni europee rappresentative del mondo universitario, della ricerca e del trasferimento tecnologico hanno sottoscritto una nota per segnalare i pericoli che secondo loro si nasconderebbero nella modalità scelte per la gestione della proprietà intellettuale generata dai ricercatori nell’ambito dei progetti Transition e Pathfinder dello European Innovation Council (EIC).

Il problema andrebbe ricercato nel modello di Grant Agreement utilizzato per le azioni EIC Pathfinder o EIC Transition. La richiesta delle associazioni è di applicare anche per tali tipologie di progetti le regole standard per la gestione della proprietà intellettuale previste nell’ambito di Horizon Europe, e di rafforzare la capacità di valorizzazione degli uffici di trasferimento tecnologico preposti alla valorizzazione della conoscenza generata dai progetti. Secondo la nota, le modalità previste per la gestione della proprietà intellettuale nell’ambito dei progetti EIC andrebbero a confliggere con quelle previste a livello istituzionale, nazionale e regionale, rendendo quindi possibile la partecipazione ai progetti.

Le associazioni che hanno firmato il documento sollevano vari livelli di problemi. La prima critica riguarda l’assuzione che i cosiddetti “inventori EIC” siano in tutti casi posizionati meglio per lo sfruttamento economico dei risultati delle loro ricerche. Il modello IP dell’EIC, indica la nota, poggerebbe su una presenta, scarsa qualità dei servizi di trasferimento tecnologico rispetto ai corrispettivi di Cina e Stati Uniti, facendo propendere a favore di un supporto al singolo ricercatore. Ma i ricercatori, sottolinea la nota, potrebbero non avere le competenze e neanche i fordi necessari a gestire da soli gli aspetti di proprietà intellettuale dei progetti. 

Il ruolo degli uffici di trasferimento tecnologico sarebbe anche messo a rischio dal diritto di acceso royalty-free concesso agli inventori EIC, oltre tutto con un meccanismo che renderebbe ancora più complessa la gestione degli asset IP. Il caso limite evidenziato dalla nota potrebbe vedere a presenza di inventori multipli che godono di diritti diversi. Anche la richiesta di esenzione dai requisiti IP previsti da EIC potrebbe aumentare il carico amministrativo per le organizzazioni coinvolte e portare a uno spostamento delle risorse dalle attività di valorizzazione.

La frammentazione dei diritti di usufrutto tra diversi attori, con solo licenze non esclusive per le startup, potrebbero allontanare l’interesse degli investoriri per le nuove tecnologie risultanti ai progetti. Il modello degli spin-out che possiedono i diritti di licenza è considerato dalle associazioni firmatarie più adeguato in questo senso. Altri punti sollevati nella nota riguardano la confusione terminologica che si sarebbe venuta a creare tra i termini “inventorship” (usato in ambito brevettuale) e  authorship” (riferito alle pubblicazioni scientifiche).