Un hub di innovazione nel settore dei dispositivi medici: la Lombardia traina l’intero comparto con il 40% della produzione entro i propri confini territoriali. Una opportunità terapeutica, il futuro della medicina di nuova generazione, sulla base dei trend attuali, altamente positivi. Un settore, quello dei dispositivi medici (DM), in rapida espansione, performante, che funge da motore e economico per il sistema “impresa” della regione e del Paese. “Accreditata” a livello europeo con un polo di eccellenza, la Lombardia deve il suo posizionamento alla capacità di networking, costruendo preziose alleanze e sinergie con partner dal background diversificato: università, ospedali, imprese e centri di ricerca. Una strategia premiante, valoriale alla base della crescita globale dei DM e delle Life Science, tracciata nel corso dell’evento “40° anni di Confindustria dispositivi medici”, Roadshow itinerante giunto alla tappa milanese, realizzato in collaborazione con Assolombarda e Confindustria Lombardia.

I numeri del comparto

In Lombardia si concentra la centralità della componente manifatturiera che si esprime con una chiara vocazione, costante, all’innovazione, e in un tessuto di collaborazione sempre più stretto pubblico-privato: direzioni che hanno favorito il consolidamento e la curva in crescita dei DM. A confermarlo i numeri di una indagine-analisi curata dal Centro Studi Confindustria Dispositivi Medici, illustrata da Valeria Glorioso, direttrice del centro: 1.396 imprese impegnate nel settore dei DM, 12% grandi imprese, 76 start-up, di cui 858 produttive, 450 dedicate alla distribuzione e 88 ai servizi, 21% di imprese multinazionali: un ecosistema imprenditoriale vivace, molto dinamico, ben articolato e che fa dell’innovazione il proprio DNA. Importanti gli investimenti: 4 miliardi (mld) di euro di produzione, 401 milioni investiti in ricerca, che offrono importanti opportunità di lavoro. 58.734 addetti di cui il 47,5% laureati, 40% di donne e 8,7% risorse dedite ad attività di innovazione. 

Il tessuto imprenditoriale

In Lombardia hanno sede i principali parchi e distretti tecnologici in life science. Fra questi: ComoNExT Innovation Hub, Kilometro Rosso, Cluster Lombardia Scienze della Vita, ALISEI- Cluster Tecnologico Nazionale Life Science, MIND – Milano Innovation District, parco tecnologico Padano, Parco Gerolamo Cardono (Università di Pavia, in costruzione). «I Cluster – ha spiegato Monica Maria Grazie DiLuca, Consigliera del Cluster lombardo scienze della vita e rappresentante delle Università – formati al loro interno da più stakeholder, quali società civile, industria, accademia, istituzioni pubblico-privato, Università, Associazioni, Ospedali e Aziende Socio-sanitarie, sono dei veri motori di innovazione, di trasferimento tecnologico e sviluppo territoriale coordinato, ma anche acceleratori per nuove scoperte che possono essere trasformati più rapidamente in benefici di salute per la società civile. I Cluster nascono, pertanto, come opportunità per mettere in rete Imprese, Istituzioni, Centri di Ricerca, ma anche attori finanziari, in modo da creare delle comunità che siano capaci di generare e governare i processi dell’innovazione, quindi rafforzare la competitività di Regione Lombardia, in Italia e nel mondo. I Cluster sono una opportunità per monitorare l’innovazione».

Milano guida il settore ma il successo lombardo nasce da una rete policentrica di province con filiere produttive, ricerca, distretti tecnologici e collaborazione territoriale, scambio di know-how diffusi e qualificati. Qualche numero: 105 a Brescia, 101 a Bergamo, 100 a Monza e Brianza, 73 a Varese, 47 a Mantova e a seguire le altre province. ll settore dei DM, dunque, costituisce non solo un motore industriale, ma rappresenta anche una leva strategica per la salute pubblica, portando sul territorio e ai cittadini tecnologie capaci di migliorare la qualità della vita e promuovendo l’efficienza del sistema sanitario. Un settore che genera ricchezza, nel più ampio senza del termine: economica, di salute, di nuove potenzialità terapeutiche, di opportunità di ricerca scientifica, professionali, professionalizzanti. Come dimostrano gli esempi virtuosi di alcune aziende e start-up che hanno beneficiato anche di finanziamenti dell’Università di Milano, premiate nell’ambito della manifestazione per l’impegno nel sociale, l’innovazione tecnologica e scientifica, i risultati conseguiti: Istituto Ganassini, Medigas Italia, Tensive per la progettazione di una soluzione impiantabile che rigenera i tessuti dopo un tumore del seno e Wise per la progettazione di speciali elettrodi che aiutano nel corso di delicati e complessi interventi al cervello per neuroblastomi o epilessia.

«Sarà importante sostenere le start-up – ha sottolineato Claudia Pingue, responsabile del Fondo Technology Trasfer di CDP Venture Capital – con fondi dedicati e differenziati in tutto il processo di sviluppo, dalle fasi iniziali a quelle più critiche, del trasferimento tecnologico ad esempio. Contesto nel quale viene fornito un fondo “rapido” senza bisogno di un bando di gara che consenta al ricercatore di realizzare una Proof of Concept, un prototipo, che possa accelerare il test di mercato. Altra modalità con cui interveniamo è quella indiretta, in cui fondi di investimento terzi vengono impiegati per creare un mercato di investitori in grado di poter fare crescere le migliori iniziative presenti all’interno del nostro ecosistema». Investimenti che sono davvero innovativi che partono dal design delle iniziative con investimenti nel tecnology transfer, già dalla fase pre-seed direttamente sull’Università, fino al primo passaggio fondamentale, di sviluppo early stage, il più rischioso e che attira pochi investimenti, come dichiara Roberto Trezzi, Managing Director, Innovation & Technology Transfer Unit, Università degli Studi di Milano: «Negli ultimi decenni modelli di Open Innovation hanno cambiato radicalmente il processo di interazione pubblico-privato. Le aziende trovano oggi nei centri di ricerca delle nuove fonti di innovazione su cui andare a giocare una partita che non è solo difesa proprietaria dell’IP generata in azienda, ma accesso a un nuovo mercato delle tecnologie».

L’occupazione e gli investimenti

In Lombardia il 47,5% degli addetti nel settore dei DM è laureato, il 3,5% ha conseguito un PhD, l’8,7% lavora in Ricerca&Sviluppo, con una quota rosa rappresentata, come detto, dal 40% delle risorse umane. Un settore, dunque, altamente qualificato e inclusivo, su cui si investe molto, in idee, progettazione, costruzione di ponti per il futuro, nuove opportunità terapeutiche. Il settore dei DM impegna 401,4 Mln, di cui 356,5 in ricerca di base, prototipazione e sperimentazione, attività brevettuale e 44,9 mln in indagini cliniche pre-market e post-market.

Fare rete è la leva strategica per la crescita e il potenziamento dei DM nello specifico. La virtuosità della Lombardia, motore di crescita e sviluppo, risiede soprattutto nella capacità di affiancarsi a partner di eccellenza di diversa estrazione – università, ospedali, imprese e centri di ricerca – con cui tessere reti scientifiche e di scambio/condivisione di competenze.«Questa capacità ha permesso alla Lombardia di divenire un hub permanete, a cielo aperto, vocato e orientato all’innovazione – ha dichiarato Fabio Faltoni, Presidente di Confindustria Dispositivi Medici. Un ecosistema in cui il legame tra ricerca e industria è la chiave per attrarre investimenti e generare crescita. Inoltre il digitale – la telemedicina, l’intelligenza artificiale e l’e-health – ambito nel quale la Lombardia è leader, detteranno un costante e continuo cambiamento nella visione e prospettive della salute e della sanità del futuro, terapeutica e assistenziale. Di cui quella domiciliare potrà essere risposta efficace ai bisogni di un Paese in cui crescono cronicità e età degli assistiti». La regione è consapevole e pronta alle nuove sfide che la attendono: cruciali saranno il supporto alle startup, la facilitazione all’accesso al mercato, la semplificazione delle regole di procurement, la promozione di nuove competenze, soprattutto digitali e lo sviluppo di un modello sanità di sviluppo sostenibile, la promozione della ricerca.

«Sarà cruciale – ha commentato Mario Melazzini, Direttore Generale al Welfare della Regione Lombardia – comprendere nello scenario attuale quali sono i reali bisogni di salute che arrivano dal territorio e declinarli con strategie che rispondano alle diverse criticità, quali gestire il problema delle liste di attesa e della domanda che vanno governate dal territorio, “prendersi in carico” delle cronicità destinate a crescere anche in funzione delle nuove tecnologie che hanno permesso di stabilizzare la malattia, declinando al meglio le risorse tecnologiche e umane, senza trascurare l’ambito della ricerca di base clinica e preclinica. In tutti questi contesti potranno essere di grande aiuto strumenti di IA e i Digital Twins (Gemelli Digitali), oggi applicati in progetti innovativi, e la strutturazione di modelli sperimentali, messi al servizio del cittadino».

Mentre altri investimenti in ricerca e innovazione e iniziative, anche di formazione e di collaborazione pubblico-privato, ad esempio con le Università, sono in corso: «Il mio Assessorato – ha informato Alessandro Fermi, Assessore Ricerca, università e Innovazione Regione Lombardia – ha destinato 50 milioni di euro in ottica di trasferimento tecnologico, alla realizzazione di laboratori in cui creare innovazione a condizione che questa venga messa a disposizione di Aziende e Territorio, ciò a vantaggio anche di partnership fra la parte dell’impresa e quelle scientifica che vive all’interno delle Università. Sfruttare in modo intelligente l’Accademia per favorire il comparto economico del settore e del Paese è un ulteriore valore aggiunto».

La centralità di Regione Lombardia

La filiera delle Life Science, nella Regione, vale 56,6 miliardi di euro, pari al 12,6% del PIL lombardo, dove spiccano per numero le aziende medtech attive sul territorio,.«Si tratta di risultati resi possibili da un ecosistema forte e integrato – ha aggiunto Alvise Biffi, Presidente di Assolombarda – in cui il comparto dei DM si distingue per l’altissimo contenuto innovativo, decisivo per rendere più efficiente il sistema sanitario e per migliorare qualità e durata della vita, qualificando il territorio come hub di riferimento internazionale nelle Scienze della Vita». All’interno di questo ecosistema le imprese manifatturiere svolgono un ruolo cruciale, dalla produzione all’innovazione, dalla conformità normativa alla fornitura, contribuendo in modo significativo alla salute e al benessere delle persone: «Centralità della componente manifatturiera, propensione costante all’innovazione e collaborazione pubblico-privato – ha commentato Giuseppe Pasini, Presidente Confindustria Lombardia – sono i pilastri del comparto lombardo dei DM», che Confindustria Dispositivi Medici continuerà a promuovere, avendo una “agevolazione in più”.

«Il Ministro della Salute, Oreste Schillaci – ha annunciato quasi in tempo reale Francesco Saverio Mennini, Capo Dipartimento della programmazione dei dispositivi medici del farmaco e delle politiche in favore del Servizio Sanitario nazionale – ha firmato l’avvio del tavolo di lavoro sulla Governance dei DM nel corso del quale potranno essere affrontati temi come il Pay Back, l’analisi dei corretti bisogni dei territori, la ridefinizione dei tetti di spesa funzionali ai bisogni territoriali stessi. Sarà importante iniziare a ragionare anche su un fondo appositamente dedicato ai DM, una “disrupting innovation”, che consentirebbe di accedere più velocemente a tecnologie innovative su cui non dovrebbe più pesare il Pay Back. Non ultimo, occorrerà definire nuove regole, condivise, di procurement, gare e appalti».

Questo anche in funzione di alcune criticità: «Sistemi più semplici e snelli, quindi regole di procurement e tassazioni e/e Pay Back più agili – ha commentato Guido Beccagutti, Direttore Generale di Confindustria Dispositivi Medici – potranno aiutare a superare le difficoltà esistenti nell’acquisto dei DM». Opinioni su cui concorda anche Marco Alparone, Vicepresidente e Assessore al Bilancio Regione Lombardia che così conclude: «Sarà necessario arrivare a nuovi modelli regolatori per rispondere ai bisogni nuoci, crescenti e cronici dei cittadini, dome i DM potenzialmente saranno al centro della cura».