Gabriele Costantino

Smettere di fumare, liberarsi dalla dipendenza del fumo di tabacco è pratica particolarmente complessa e spesso la “buona volontà” del fumatore non è sufficiente. Il tasso di successo delle terapie di supporto è notevole, ma il rischio di ricadute è elevato ed è quindi indispensabile associarle a cure farmacologiche. A che punto è in la ricerca in questo campo? Approcci chimico-farmaceutici pensati per altre patologie legate alla stimolazione dei circuiti limbici della ricompensa possono trovare applicazione anche per trattare questa dipendenza?

Il tabacco, prodotto ottenuto dall’essiccazione delle foglie della pianta del genere Nicotiana (comunemente nota come “pianta del tabacco”) è usato, per scopi enteogeni e ricreazionali, da secoli. Prima della colonizzazione delle Americhe, il tabacco fumato ad alte dosi veniva utilizzato a scopi rituali e religiosi, in virtù delle sue proprietà allucinogene. Dopo la colonizzazione, l’abitudine al fumo del tabacco si è diffusa rapidamente nel mondo occidentale a scopo ricreazionale. Il fumo di tabacco genera rapidamente dipendenza e tolleranza. Il potenziale tossicomanigeno del fumo di tabacco è legato all’attività biologica del suo principale principio attivo, la nicotina. La nicotina è un agonista di una particolare famiglia di recettori per l’acetilcolina (denominati, appunto, recettori nicotinici), e la stimolazione a livello centrale dei recettori nicotinici determina un rilascio di dopamina, con conseguente attivazione dei circuiti cerebrali del piacere e della ricompensa. Generalmente, sono sufficienti poche assunzioni di nicotina attraverso il fumo del tabacco per generare una forte dipendenza dalla sostanza. Sebbene l’uso del fumo di tabacco sia legale in moltissimi paesi, e sia stato per molto tempo anche un comportamento socialmente del tutto accettato, la capacità di indurre dipendenza da parte della nicotina non è certo minore di quella di molte altre sostanze d’abuso, anche illegali. Negli ultimi decenni, in molti paesi occidentali, negli Stati Uniti e in Europa in particolare, si è acquisita consapevolezza che il fumo di tabacco è associato a un gran numero di malattie, e che esso costituisce un rischio per la salute pubblica. In particolare, gli oltre 1,3 miliardi di fumatori che si stima siano presenti nel mondo sono a rischio di cancro (al polmone, alla gola, alla cavità orale, ma non solo), malattie coronariche, infarto, e malattie polmonari croniche. Si stima che circa sei milioni di persone muoiano prematuramente nel mondo a causa di malattie direttamente legate al consumo di tabacco.

Approcci farmacologici

Nonostante vi sia oramai consapevolezza abbastanza diffusa sulla pericolosità del fumo di tabacco, la cessazione dall’abitudine è pratica particolarmente complessa, e spesso l’atteggiamento positivo del fumatore verso la cessazione non è sufficiente a vincere la forte dipendenza generata dalla nicotina. Vi è pertanto un grande interesse verso lo sviluppo di presidii, ma anche di farmaci, che possano supportare il percorso di cessazione dal fumo di tabacco. Si stima che il mercato per le terapie di supporto alla cessazione dal fumo si avvicina ai due miliardi di dollari per anno, con una crescita stimata di circa il 3,8% almeno fino al 2016.