L’ultima richiesta da parte di Medicines for Europe di rivedere la direttiva europea sul trattamento delle acque reflue urbane, che pone in capo ai soli settori farmaceutico e cosmetico i costi per i previsti trattamenti quaternari necessari ad eliminare i microinquinanti di tipo chimico, è stata accompagnata dalla pubblicazione di un rapporto redatto da Ramboll Deutschland GmbH.

Il documento rimette in discussione i risultati esposti nell’Impact Assessment condotto dalla Commissione europea e pubblicato nell’ottobre 2022, secondo il quale i medicinali per uso umano rappresenterebbero il 59% delle quantità in entrata e il 66% del carico tossico totale degli impianti di trattamento. Secondo i dati del rapporto Ramboll, che si basa su un’estesa verifica delle fonti di letteratura a complemento dei risultati di un progetto già avviato nel 2023, la gamma di sostanze chimiche presenti nelle acque reflue sarebbe in realtà ben più ampia e diversificata, nonché fortemente dipendente dal tipo di approccio scelto per condurre le analisi e monitorare i microinquinanti.

La difficoltà di identificare tutte le fonti di microinquinanti

Secondo il rapporto, i dati di letteratura sarebbero caratterizzati da una preferenza selettiva a considerare misure dei microinquinannti focalizzate sui farmaci e prodotti per la cura personale, con il rischio di trascurare la presenza altri potenziali fonti d’inquinamento. I programmi di screening mirati a un certo numero di analisi (anche maggiore di duecento) non sarebbero in grado, in particolare, di dare una piena visione della reale situazione delle sostanze presenti nelle acque.

La concentrazione dei microinquinanti identificati nel corso delle analisi cadrebbe, inoltre, nel range ppb-bassi ppm, con dipendenza di un numero significativo di fattori. Le sostanze di origine farmaceutica sarebbero più frequentemente identificate nel range bassi ppb-ppt (ng/l). L’attenzione di cui sono oggetto, sottolinea il rapporto, sarebbe legata al potenziale impatto sulla salute umana e ambientale, nonché sul forte controllo regolatorio accompagnato alla disponibilità di molti dati di monitoraggio. Fatto che scaturirebbe in una prioritizzazione dei residui di farmaci come miroinquinanti rispetto ad altre sostanze derivanti, ad esempio, dall’industria chimica (inibitori della corrosione, ritardanti di fiamma, ecc), dai pesticidi ed erbicidi  o dai prodotti per la pulizia della casa. 

Il rapporto conclude che sarebbe quindi opportuno identificare tutti i microinquinanti, noti o meno, derivanti da tutte le possibili fonti, operazione che richiederebbe l’utilizzo di una combinazione di approcci diversi, tra cui quelli non mirati o di sospetto screening, nonché analisi quantitative con metodi mirati. Obiettivo che renderebbe ancora più complessa la determinazione delle quote di responsabilità finalizzate alla condivisione dei costi per le previste attività di trattamento delle acque reflue urbane, ai sensi delle Responsabilità estesa del produttore (EPR) prevista dalla direttiva UWWTD.

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