La cooperazione pubblico-privato nel settore sanitario è ormai diventata il nuovo modello di sviluppo di un settore fondamentale per garantire l’accesso ai servizi sanitari e ai medicinali di cui necessitano i pazienti europei. Permangono però ancora molti limiti all’effettiva capacità di tradurre i risultati della ricerca innovativa svolta in ambito accademico in risultati concreti per i pazienti. Limiti che, secondo un recente position paper della BioMed Alliance Europe, sarebbero anche legati alle difficoltà di medici e ricercatori a cogliere appieno le opportunità di finanziamento e collaborazione offerte da queste strutture complesse. 

Il documento della BioMed Alliance, che rappresenta le società scientifiche europee, si focalizza in particolare sulla call 11 della Innovative Health Initiative (IHI), incentrata in modo particolare su progetti per migliorare l’erogazione dei servizi sanitari. Un campo, sottolinea il position paper, in cui i professionisti sanitari e ricercatori accademici potrebbero avere molto dire, mediante una partecipazione a collaborazioni pubblico-privato qual è, appunto, la IHI. 

Le raccomandazioni per rimuovere le barriere

A tal fine, andrebbero rimosse alcune barriere che ancora frenano la partecipazione dei professionisti sanitari e dei ricercatori alle collaborazioni pubblico-privato, anche per quanto riguarda il ruolo delle società scientifiche e della comunicazione tra i diversi attori, nonché della gestione dei possibili conflitti d’interesse. 

Il position paper suggerisce lo sviluppo di una Carta delle partnership pubblico-privato, che chiarisca le aspettative sul ruolo delle società scientifiche, dei finanziatori e dell’industria. I progetti specialistici o locali andrebbero bilanciati con altri ad impatto collettivo e sociale. Andrebbe anche promosso il valore delle società scientifiche all’interno delle partnership. 

A livello di comunicazione tra i partner, il suggerimento è di sviluppare una linea guida per le società mediche, che includa le best practice per la condivisione derivate dai precedenti progetti IMI/IHI. Andrebbe anche creata una guida sulle regole per i conflitti d’interesse, a beneficio di tutti gli attori, e andrebbe incoraggiato il riconoscimento accademico degli investimenti in iniziative a livello collettivo/trasversale. Andrebbe anche individuato il ricercatore principale dell’accademia, per ogni progetto. 

La complessità regolatoria e burocratica che spesso caratterizza le collaborazioni pubblico-privato rappresenta una delle barriere maggiori per chi opera al di fuori del modo industriale. BioMed Alliance suggerisce di migliorare la gestione dei dati mediante condivisione di momenti di apprendimento e template e di migliorare la consapevolezza dei legislatori circa la complessità e le barriere regolatorie. Andrebbe anche garantita la consapevolezza di dover affrontare le questioni di sostenibilità fin dall’inizio dei progetti