Una nota di Egualia, l’associazione che rappresenta l’industria dei farmaci equivalenti e biosimilari in Italia, ha sottolineato come l’esclusione dei medicinali fuori brevetto dagli accordi sui dazi raggiunto tra Unione europea e Stati Uniti sia stata basata sul riconoscimento della funzione essenziale di questa categoria di medicinali per la salute pubblica e per l’accesso equo alle cure.
“Seppur ancora in attesa di ulteriori chiarimenti da parte della Commissione europea, posso dire che si tratta di una decisione importante e lungimirante che sancisce in maniera chiara il valore strategico per la salute pubblica dei farmaci generici, non soltanto come leva di sostenibilità per i sistemi sanitari, ma soprattutto come strumento di garanzia del diritto alla salute dei cittadini. – ha commentato il presidente di Egualia, Stefano Collatina -. L’esclusione dai dazi è un segnale concreto che tutela l’accesso tempestivo ed equo alle terapie, evita ostacoli artificiali lungo le catene globali di fornitura e rafforza la resilienza sanitaria internazionale. Per questo ringrazio il Governo italiano e l’Unione europea per l’impegno fin da subito profuso in tal senso”.
Per Egualia, la dichiarazione congiunta sottolinea come i farmaci generici rappresentino una risorsa imprescindibile per la disponibilità di trattamenti di qualità, sicuri e a prezzi accessibili. In un contesto globale in cui la sicurezza delle forniture di medicinali è sempre più cruciale, la decisione USA-UE contribuirebbe quindi a consolidare un quadro regolatorio e commerciale favorevole alla salute pubblica.
“Ora – ha aggiunto Stefano Collatina – è necessario che l’Italia punti con decisione a garantire la sostenibilità industriale dei farmaci equivalenti e biosimilari: il tavolo sul Testo unico della farmaceutica avviato ad inizio agosto rappresenta un’occasione preziosa che auspichiamo possa tradursi in soluzioni rapide e concrete”.
PhRMA, l’approccio MFN non sarebbe adeguato ad abbassare i prezzi dei medicinali negli USA
Nel frattempo, l’associazione dell’industria farmaceutica statunitense PhRMA ha riportato in evidenza sull’home page del suo sito un post pubblicato il 15 maggio 2025 in cui evidenziava l’opinione che le politiche di prezzo basate sulle tariffe Most Favored Nation (MFN, quelle che secondo l’accordo con l’UE verrebbero applicate ai farmaci generici) “sarebbero cattive per i pazienti americani, soprattutto nel lungo termine”.
Secondo PhRMA, gli schemi di prezzi preferenziali per gli stranieri non garantirebbero prezzi inferiori per i medicinali nel mercato americano, anzi distrarrebbero risorse per le produzioni negli Stati Uniti e metterebbero a rischio le attività R&D biofarmaceutiche.
Il post evidenza anche le azioni che secondo PhRMA sarebbero necessarie per ridurre i costi dei farmaci negli USA, tra cui rendere maggiormente responsabili i pharmacy benefit managers (PBM), che secondo la nota nel 2023 avrebbero incassato 140 miliardi di dollari di sconti e commissione. Profitti che, secondo l’associazione industriale americana, potrebbero superare il costo totale dei farmaci all’estero. Solo tre PBM, inoltre, controllerebbero l’80% del mercato americano, di fatto decidendo quali farmaci possano arrivare ai pazienti e a che costi.
PhRMA critica anche il programma federale 340B Hospital Markup Program, finanziato con 66 miliardi di dollari e che permette ai grandi ospedali e alle cliniche esenti da imposte di acquistare medicinali per pochi centesimi e poi aumentarne il prezzo a migliaia di dollari.
Infine, PhRMA ritiene che i paesi europei adottino sempre politiche di prezzo e rimborso che sottovalutano i medicinali, risultando in un onere disproporzionato per i pazienti americani nel sostenere gli investimenti R&D nel mondo. Il suggerimento è che i negoziati sul commercio vengano utilizzati per forzare i vari paesi a pagare una minima percentuale del loro prodotto interno lordo pro-capite per i farmaci innovativi, di modo da assicurare condizioni più eque per tutti.







