Continua a tenere banco nel dibattito politico europeo il tema della Direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane (UWWTD) e della Responsabilità estesa dei produttori (EPR), messa in capo ai soli settori farmaceutico e cosmetico per sostenere gli oneri dei trattamenti quaternari volti a rimuovere i microinquinanti.
In vista della pubblicazione, da parte della Commissione europea, di un nuovo studio volto a rivalutare proprio i costi dei trattamenti quaternari, le tre associazioni europee che rappresentano l’industria dei farmaci innovativi (EFPIA), quella dei medicinali fuori brevetto (Medicines for Europe) e quella dei prodotti di autocura (AESGP) hanno pubblicato una nuova nota congiunta in cui evidenziano il rischio che la Commissione possa ripetere gli errori già fatti in passato nel calcolo dei costi.
Le osservazioni delle associazioni industriali
In particolare, lamentano le associazioni di categoria, le parti industriali non sarebbero state consultate nell’ambito della preparazione della nuova analisi dei costi, pur essendo i settori direttamente colpiti dalle misure. L’analisi in corso, inoltre, non rappresenterebbe una nuova valutazione d’impatto. Così facendo, si legge nella nota, la Commissione avrebbe anche ignorato la raccomandazioni del Parlamento e del Consiglio UE volte a garantire maggiore trasparenza e omnicomprensività di valutazione.
Le tre associazioni lamentano anche che la nuova analisi sarebbe stata condotta dal medesimo istituto che aveva realizzato quella originaria, con poca chiarezza sui fattori presi in considerazione per riconsiderare i costi.
EFPIA, Medicines for Europe e AESGP chiedono quindi alla Commissione di agire urgentemente per mettere in pausa l’implementazione dello schema EPR per i trattamenti quaternari ai sensi della direttiva UWWTD. A ciò dovrebbe affiancarsi una fase di consultazione trasparente con le industrie interessate e la realizzazione di adeguate valutazioni d’impatto sul carico tossico e sui costi di attuazione. Le associazioni sottolineano anche la necessità di che la Commissione prenda le misure necessarie a garantire l’accesso dei pazienti ai medicinali e la fornitura degli stessi, adottando un processo decisionale basato su evidenze scientifiche affidabili e trasparenti.
La risposta di EFPIA a EurEau
EFPIA ha anche pubblicato una nota in risposta a un position paper di EurEau, realtà che raggruppa trentotto associazioni nazionali per l’acqua potabile e le acque reflue di trentatré paesi europei.
Secondo EurEau, spostare i costi dei trattamenti quaternari dalle grandi aziende farmaceutiche agli operatori che gestiscono gli impianti dei reflui, in genere entità municipali di piccole e medie dimensioni, potrebbe gravare sui consumatori privati e le piccole aziende e potrebbe minare l’equità sociale e la competitività.
“L’industria farmaceutica sostiene pienamente la protezione delle acque europee e la garanzia di acque reflue urbane pulite. – ha scritto la direttrice generale di EFPIA Nathalie Moll nella sua risposta – Appoggiamo gli obiettivi della direttiva UWWTD, che deve includere il principio “chi inquina paga”, in base al quale tutti i settori e le parti interessate che contribuiscono alla produzione microinquinanti dovrebbero contribuire equamente ai costi di ammodernamento degli impianti di trattamento delle acque reflue. È essenziale che tale sistema si basi su prove affidabili e su un’equa distribuzione delle responsabilità. Le recenti dichiarazioni di EurEau rischiano di creare un’immagine fuorviante del contributo del settore farmaceutico ai microinquinanti presenti nelle acque reflue, poiché i dati presentati sovrastimano in modo significativo la quota dell’industria , portando a una cifra grossolanamente gonfiata che non riflette la realtà scientifica”.
Foto di Michal Jarmoluk da Pixabay







