Dinamica, (pro)attiva, in costante evoluzione, con numeri in crescita. Un profilo che non appartiene a un prodotto, ma a uno strumento tecnologico, l’Intelligenza Artificiale che si sta posizionando in maniera preponderante nel mercato mondiale. Investimenti potenziati a livello globale, opportunità di sviluppo in ambito di ricerca e applicazione nella filiera farmaceutica, vantaggi e sfide anche per produttori, specificatamente di integratori alimentari. Un mercato, quest’ultimo, altrettanto in crescita fra i consumatori italiani. È quanto emerso dall’Assemblea annuale di Integratori & Salute, incentrata sul tema delle “AI e digitalizzazione: trend, impatti e strategie di adozione”, tenutasi a Milano presso la Torre PwC (15 Ottobre).

Prospettive a cinque anni

Le stime sono tracciate e attestano una crescita esponenziale del mercato globale dell’AI, tale da raggiungere i 2T (trilioni) di dollari ($)entro il 2030. Una opportunità, dicono gli esperti, da cogliere e da cavalcare, anche per l’Italia, per restare al passo con l’innovazione e la competitività. E il nostro Paese sembra avere intuito, e già recepito, il valore di questo strumento: il mercato dell’AI, infatti, nel 2024 è stato pari a 1.3B(bilioni)$, segnando una crescita di +58% in un solo anno, con il 59% delle grandi imprese che ha già un progetto attivo in ambito AI: un dato importante ma che ancora di distacca dal 69% della media europea. Mentre il 72% di executive ritiene che l’IA sarà la leva di vantaggio competitivo più significativa nel prossimo futuro.

L’impatto dell’IA si sentirà sensibilmente anche nel settore della salute, pharma compreso: una analisi condotta di PwC, presentata in occasione dell’evento da Annarita Bellarosa, Director Healthcare, Pharma & Life Sciences di PwC Italia, ipotizza che da qui a 5 anni, comunque entro il 2030, l’impatto dell’AI nel settore della salute a livello globale sarà pari a 868 B$ a sostegno dell’intero ecosistema salute, Un ammontare importante riconducibile principalmente a due fattori: il risparmio sui costi, stimato in 646B$ e il miglioramento dei ricavi, quantificato in 222B$. Ma quale impatto a livello aziendale potrà generare l’impiego della GenIA (IA generativa), in ambito azienda/impresa? Importante anche in questo comparto. Secondo il PwC 28° Annual Global CEO Survey che riporta i dati di una indagine condotta fra coloro che avevano dichiarato l’utilizzo della GenIA in modo significativo nei 12 mesi precedenti allo studio, rileva valori generali indotti, promettenti (ma da perfezionare): un aumento dell’efficienza del tempo di lavoro (43% vs 40% lieve/nessun cambiamento); un incremento del fatturato (30% vs 61%lieve/nessun cambiamento); un trend sulla redditività (26% vs 61% lieve/nessun cambiamento); un impatto sull’incremento del numero dei dipendenti (18% vs 66% lieve/nessun cambiamento).

Ci sono specifici ambiti in cui i CEO Healthcare Industries italiani intendono o prevedono di investire in nuove applicazioni di GenIA: piattaforme tecnologiche (94%), processi aziendali e flussi di lavoro (88%), core business strategy (82), forza lavoro e competenze (81%), sviluppo di nuovi prodotti o servizi (78%). In crescita anche l’adozione di questo strumento: si stima che la velocità di ingresso della IA nel settore della salute passerà dal 15% circa a +30% a livello globale entro il 2030, apprezzata anche dalla forza lavoro nel settore della salute: il 54% degli addetti afferma che la GenIA potrà contribuire a migliorare l’efficienza delle proprie mansioni nei prossimi 12 mesi a livello globale vs il 41% dell’Italia. Ma qualcosa si sta ulteriormente muovendo: nel 2025, nel nostro Paese, il 31% dei cittadini italiani ha utilizzato strumenti di GenIA, +9% rispetto al 2023, di cui l’11% in ambito sanitario. E sebbene il livello di adozione dell’AI nel settore della salute oggi si collochi tra il 10%-30%, entro il 2030 il valore sarà incrementale con dati stimati al 30% applicati a particolari settori: inpatient and outpatient care (30%), servizi (35%), farmacie (30%), payers (30%), salute digitale (40%), MedTech (45%), Consumer health (40%), prodotti farmaceutici (35%), trasformando processi, servizi e modelli di cura.

L’IA, una risorsa anche per la sostenibilità della filiera degli integratori.

Monitoraggio continuo dei dati per identificare inefficienze, prevenire guasti delle macchine, ottimizzare i consumi energetici, ridurre i costi e gli sprechi di risorse. Sono solo alcuni dei contesti nei quali l’IA potrebbe supportate la filiera, la supply chain, in tutti i suoi processi, dall’origine all’immissione del prodotto finito sul mercato. «Nel settore degli integratori alimentari – ha dichiarato Alberto Cremilli, Life Science Segment Manager di Schneider Electric – l’IA sta rivoluzionando l’analisi dei dati, orientando le attività operative verso una produzione più efficiente. Il focus è sugli asset che incidono maggiormente sui costi operativi, come la gestione dei compressori e delle utilities, elementi critici nei processi produttivi. L’applicazione dell’AI alle utilities, ad esempio, consente una riduzione degli Opex grazie a un uso più razionale di risorse come acqua e agenti chimici impiegati nei trattamenti, con un’ottimizzazione dei consumi che può arrivare fino al 10%.

Inoltre, l’AI permette di modulare il carico produttivo in funzione della domanda, migliorando la pianificazione e incrementando la produttività complessiva». Insomma, l’IA offrirebbe un apporto e un contributo “di valore” alla sostenibilità aziendale e dei processi, oltre che di tutela della supply chain. Ma le prospettive disegnano un ulteriore nuovo futuro: «L’IA è una rivoluzione che coinvolge la ricerca e sviluppo – ha concluso Germano Scarpa, Presidente di Integratori & Salute – ma anche la produzione e il rapporto con i consumatori. Basti pensare che oggi l’AI viene già impiegata per analizzare big data nutrizionali e scientifici in tempo reale, oltre che per ottimizzare i processi produttivi, prevedere la domanda di mercato. In questo scenario, le aziende italiane di integratori alimentari stanno investendo in AI e digitalizzazione per restare competitive in un contesto sempre più orientato al benessere personalizzato, alla sostenibilità e alla trasparenza. È fondamentale, tuttavia, che questo progresso sia accompagnato da un approccio etico, responsabile e regolamentato. L’uso dei dati, l’accuratezza delle raccomandazioni e la tutela del consumatore devono restare al centro di ogni interesse e azione».