Brolucizumab per la degenerazione maculare senile essudativa o neovascolare, somministrato ogni 12 settimane, a confronto con aflibercept, ha dimostrato di mantenere la stessa efficacia, riducendo il numero delle iniezioni a carico dei pazienti. Ciò significa un vantaggio per i pazienti grazie ad un minor numero di visite e un minor numero di iniezioni.

"<yoastmark

Novartis ha annunciato che brolucizumab (RTH258) 6 mg ha raggiunto l’endpoint primario e secondario negli studi HAWK e HARRIER. Anche brolucizumab 3 mg, valutato nello studio HAWK, ha raggiunto questi endpoint.

L’endpoint primario di efficacia era la non inferiorità di brolucizumab verso aflibercept nella variazione mediana della miglior acuità visiva corretta (BCVA, best-corrected visual acuity) dal basale alla settimana 48.

L’endpoint secondario di efficacia era la media del cambiamento medio nel periodo della settimana 36 e la 48, rispettivamente.

Entrambi gli endpoint sono stati raggiunti con valori altamente significativi.

Brolucizumab è stato generalmente ben tollerato, con tassi complessivi di eventi avversi oculari e non oculari (sistemici) comparabili a quelli di aflibercept.

Brolucizumab ha dimostrato un’efficacia duratura rispetto ad aflibercept somministrato ogni otto settimane. La maggior parte dei pazienti – il 57% nello studio HAWK e il 52% nello studio HARRIER – è stata mantenuta esclusivamente con un regime di somministrazione ogni 12 settimane (q12w) subito dopo la fase di carico e fino alla settimana 48.

«Questi risultati dimostrano in modo chiaro e convincente che brolucizumab ha il potenziale per ridurre il carico delle iniezioni, offrendo al tempo stesso ottimi risultati visivi. Considerato il nostro know-how nello sviluppo di farmaci atti a preservare la vista, siamo soddisfatti che brolucizumab abbia mantenuto la promessa di essere il prossimo importante passo in avanti per i pazienti con nAMD» – ha dichiarato Vasant Narasimhan, Global Head, Drug Development e Chief Medical Officer di Novartis. – Sulla base di questi solidi dati, siamo impazienti di collaborare con le agenzie regolatorie per rendere disponibile ai pazienti questo trattamento pionieristico».

L’analisi dettagliata dei dati è ancora in corso.

Tra i centri italiani coinvolti negli Studi Clinici per questo trattamento c’è l’Ospedale Sacco di Milano.

«La terapia con brolucizumab, sulla base dei primi risultati, potrebbe permettere a parità di efficacia con gli altri anti VEGF una maggiore durata dell’effetto. Ciò permetterebbe minori visite e minor numero di iniezioni, un sicuro vantaggio per il paziente e per i suoi familiari» – ha dichiarato Giovanni Staurenghi, direttore Clinica Oculistica Ospedale Luigi Sacco, Università degli Studi di Milano.

Brolucizumab

Brolucizumab (RTH258) è un frammento di anticorpo umanizzato a singola catena altamente innovativo, che permette di ottenere nell’occhio concentrazioni di anticorpo molto più elevate rispetto alle terapie approvate. Si tratta di una piccola molecola (26 kDa) dotata di una potente capacità di inibizione ed elevata affinità a tutte le isoforme VEGF-A. I potenziali vantaggi delle piccole dimensioni includono una migliore penetrazione nel tessuto e una rapida clearance dalla circolazione sistemica.

Brolucizumab ha il potenziale di soddisfare le esigenze dei pazienti con nAMD che trarrebbero benefici da un trattamento duraturo ed efficace, a fronte di un regime di dosaggio meno frequente.

Considerata la complessità della formulazione, Novartis ha effettuato investimenti per garantire costi di formulazione concorrenziali e assicurare il valore a lungo termine di brolucizumab.

Negli studi preclinici, brolucizumab ha inibito l’attivazione dei recettori VEGF attraverso la prevenzione dell’interazione ligando-recettore. L’aumento della attivazione del pathway VEGF è associato ad angiogenesi oculare patologica e a edema retinico. L’inibizione del pathway VEGF ha dimostrato di:

  • arrestare la crescita delle lesioni neovascolari,
  • risolvere l’edema retinico,
  • migliorare la visione nei pazienti con malattie vascolari corioretiniche.

Gli studi HAWK e HARRIER su brolucizumab

Questi studi registrativi di Fase III hanno arruolato oltre 1800 pazienti con degenerazione maculare senile neovascolare (nAMD, neovascular age-related macular degeneration) in 400 centri in tutto il mondo, di cui 11 in Italia.

HAWK e HARRIER sono i primi e unici studi clinici testa-a-testa globali condotti in pazienti con nAMD che dimostrano in modo prospettico l’efficacia con un intervallo di iniezioni definito di 12 settimane. Entrambi sono studi prospettici di 96 settimane, randomizzati, multicentrici, in doppio cieco, facenti parte dello sviluppo clinico di Fase III di brolucizumab.

Gli studi sono stati concepiti per confrontare l’efficacia e la sicurezza delle iniezioni intravitreali di brolucizumab 6 mg e 3 mg (solo HAWK) rispetto ad aflibercept 2 mg nei pazienti con nAMD.

L’endpoint primario di efficacia degli studi HAWK e HARRIER era quello di confermare che brolucizumab è non inferiore ad aflibercept nella variazione media dal basale alla settimana 48 della miglior acuità visiva corretta (BCVA).

Gli endpoint secondari includono:

  • la media del cambiamento medio nel periodo della settimana 36-48, rispettivamente,
  • la percentuale di pazienti mantenuti con un regime di iniezione ogni 12 settimane (q12w) alla settimana 48,
  • i parametri anatomici.

In entrambi i protocolli, i pazienti sono stati randomizzati a brolucizumab o aflibercept.

Subito dopo la fase di carico di tre mesi, i pazienti nel braccio brolucizumab sono stati sottoposti a un intervallo di trattamento ogni 12 settimane (q12w), con l’opzione di modificare l’intervallo a 8 settimane (q8w), in base alle valutazioni sull’attività di malattia effettuate in cieco in occasione di visite predefinite. Aflibercept è stato somministrato ogni due mesi, come da indicazioni riportate in scheda tecnica.

I risultati degli studi HAWK e HARRIER

Brolucizumab 6 mg ha soddisfatto l’endpoint primario e quello secondario nei due studi di Fase III HAWK e HARRIER.

Anche brolucizumab 3 mg, valutato nello studio HAWK, ha soddisfatto questi endpoint.

In entrambi gli studi, questi endpoint sono stati raggiunti con un valore altamente significativo.

Articoli correlati

La maculopatia senile “vista” dai pazienti

Protesi retinica per pazienti con degenerazione della retina esterna

In un collirio la speranza per la maculopatia degenerativa

Un cittadino giapponese è il primo essere umano a ricevere cellule staminali eterologhe “riprogrammate”