Secondo un’indagine – condotta da Doxa Marketing Advice e commissionata dal Centro Studi Mundipharma – su 200 medici di medicina generale di tutta Italia, oltre l’80% dei medici di famiglia conosce la Legge 38/2010 – che tutela gli italiani con dolore – e la Nota n. 66 di AIFA – che evidenzia le controindicazioni dell’impiego di antinfiammatori non steroidei (FANS) e Coxib nei pazienti con patologie cardiovascolari – nonché le recenti restrizioni sui medicinali che associano paracetamolo e codeina – il cui impiego è stato limitato a 72 ore – ma 1 su 2 non vi adegua le proprie prescrizioni. La causa principale sembra essere una generale attitudine all’inerzia prescrittiva, dovuta soprattutto a barriere culturali: nonostante cresca la familiarità dei clinici con gli oppioidi, i pregiudizi continuano a ostacolarne una maggiore diffusione.

Dolore
Promossi nella teoria, ma bocciati nella pratica: sono i medici di famiglia italiani che, alle prese con la gestione della malattia dolore, dimostrano di conoscere il quadro normativo, di avere dimestichezza con i farmaci oppioidi (il 94% sa citarne le principali marche, contro il 70% rilevato nel 2013), ma di non essere disponibili, nel 50% dei casi, a modificare le proprie abitudini prescrittive. «In particolare – commenta Massimo Sumberesi, Managing Director di Doxa Marketing Advice, – i più anziani sono quelli che dimostrano una maggiore resistenza al cambiamento. Analizzando le risposte relative alle prescrizioni effettuate, i FANS restano la soluzione più diffusa (36%), seguiti dagli oppioidi (26%, in monoterapia oppure in associazione a paracetamolo) e dagli antipiretici (22%). Rispetto a una nostra indagine condotta sempre sui generalisti nel 2013, si evince una situazione di stallo, dove l’evoluzione delle norme – che dovrebbero limitare l’impiego di antinfiammatori e favorire quello di oppiacei, per una maggiore appropriatezza terapeutica – non si traduce ancora in un comportamento concreto. Va tuttavia segnalato che, guardando al futuro, il 56% degli intervistati ritiene che le proprie prescrizioni di oppioidi aumenteranno».

Secondo l’indagine, un terzo dei pazienti visitati ha dolore, lieve nel 34% dei casi, moderato 44%, severo 22%. Per quasi 7 assistiti su 10 si tratta di una forma cronica: in questo caso, i farmaci che i MMG considerano di riferimento sono gli oppioidi (29%), seguiti dai FANS (28%) e dalle associazioni di paracetamolo e codeina (16%). Alla prova dei fatti, però, il 52% delle loro prescrizioni di FANS continua ad avvenire nei pazienti con dolore cronico, nonostante i seri effetti collaterali che questi medicinali possono avere, se impiegati per lunghi periodi. Non solo: le associazioni paracetamolo/codeina vengono prescritte per oltre 3 giorni dal 90% degli intervistati, in media quasi per 10 giorni. Anche chi conosce l’aggiornamento delle relative schede tecniche – che ne ha limitato l’impiego a 72 ore – solo nel 14% dei casi li utilizza secondo la norma. Inoltre nei casi in cui, dopo i 3 giorni di assunzione, il paziente continui a riferire dolore, il 71% dei medici dichiara di cambiare terapia, ma solo il 6% passa a un oppioide, benché sia cresciuta la conoscenza di questa valida opzione terapeutica, rispetto al 2013.

Tra i dati presenti nell’indagine, meritano un approfondimento particolare quelli relativi ai pazienti con malattie cardiovascolari che soffrono di dolore cronico, nei quali FANS o COXIB sarebbero esplicitamente controindicati dalla letteratura scientifica e dalla nota AIFA n. 66. L’85% dei medici intervistati ha prescritto un trattamento farmacologico a scopo analgesico a soggetti cardiopatici e, nel 16% dei casi, si è trattato di FANS e COXIB. A questo proposito, il progetto Cardiopain – nato allo scopo di ridurre l’uso improprio di farmaci antinfiammatori nei pazienti affetti da malattie cardiovascolari, con tanto di plauso dell’AIFA – risulta noto solo al 33% del campione, sebbene il 71% si ritenga comunque favorevole all’iniziativa.