Dopo quattro anni di lavoro, i ricercatori del Medical Research Council (MRC) – MRC Toxicology Unit dell’Università di Leicester hanno pubblicato risultati che potrebbero rappresentare una svolta nella terapia della malattia di Alzheimer: il lavoro pubblicato Journal of Clinical Investigation descrive l’identificazione di un nuovo target molecolare per l’Alzheimer e la potenziale attività farmacologica di nuove molecole “drug-like” che sono state testate su modelli murini dimostrando la capacità di ripristinare la perdita di memoria e di rallentare la progressione della neurodegenerazione causata dai prioni. “Questo progetto si focalizza su una particolare proteina cerebrale, che potrebbe essere coinvolta nella malattia di Alzheimer e potrebbe rappresentare un potenziale target per nuovi farmaci – ha dichiarato il professor Andrew Tobin, che ha guidato lo studio. – Abbiamo trattato i topi con una nuova classe di farmaci, trovando che essi possono non solo migliorare i sintomi della degenerazione cerebrale, come il declino cognitivo, ma anche prolungare la vita di questi topi con malattia terminale”.

I ricercatori dell'Università di Leicester hanno identificato un nuovo target molecolare per l'Alzheimer (credit: University of Leicester)
I ricercatori dell’Università di Leicester hanno identificato un nuovo target molecolare per l’Alzheimer (credit: University of Leicester)

Secondo il team internazionale, che ha visto anche la partecipazione di Eli Lilly e dell’australiana Monash Institute, i farmaci della famiglia dei leganti allosterici sarebbero in grado di legarsi all’M1 muscarinic receptor nel cervello, con conseguente attivazione del recettore. Secondo gli autori, grazie alla loro maggiore selettività recettoriale, le molecole utilizzate sarebbero in grado di superare i limiti legati ai numerosi effetti avversi dimostrati da molecole già testate in studi clinici sull’Alzheimer. “Questo lavoro può fornire importanti informazioni sul fatto che questa proteina sia un utile obiettivo nel trattamento delle malattie associate alla morte progressiva delle cellule cerebrali. Ciò è molto importante per la società, poiché sono molto poche le opzioni di trattamento per la malattia di Alzheimer. Non ci sono cure per questa malattia, e i trattamenti attuali puntano solo al miglioramento dei sintomi”, ha aggiunto Tobin.