La Giornata europea sull’uso consapevole degli antibiotici si sta avvicinando (il prossimo 18 novembre) e le preoccupazioni sui legami tra consumo degli antibiotici e antibiotico-resistenza sono nel frattempo state ribadite una volta di più dalle tre principali autorità europee del settore della salute, la European Food Safety Authority (Efsa), l’Agenzia europea dei medicinali (Ema) e lo European Centre for Disease Prevention and Control (Ecdc). Il Joint Interagency Antimicrobial Consumption and Resistance Abstract Analysis (JIACRA) Report presenta gli ultimi dati aggiornati sul consumo di antibiotici e sui livelli di resistenza riscontrati nel continente europeo. Dati che, secondo il commissario europeo per la Salute e la Sicurezza alimentare, Vytenis Andriukaitis, confermerebbero il legame tra il consumo degli antibiotici e antibiotico-resistenza, sia nell’uomo che negli animali da reddito. “Per contenere l’antibiotico- resistenza dobbiamo combattere su tre fronti allo stesso tempo: umano, animale e ambientaleha dichiarato Andriukaitis -. Questo è esattamene ciò che stiamo cercando di fare a livello europeo e globale con il nostro recente piano d’azione europeo sulla resistenza antimicrobica”.

La seconda edizione del report congiunto Efsa-Ema-Ecdc fa il punto sui legami tra AMc e AMR (credits: JIACRA Report)

Il consumo di antibiotici varia molto nei diversi paesi dell’Unione Il report indica anche un aumento al ricorso alla colistina, una sostanza della classe delle polimixine di solito usata negli animali, anche negli ospedali per trattare i casi di multiresistenza. L’Italia è uno dei paesi con il più alto consumo di antibiotici negli animali da reddito (1432 ton nel 2014, pari a 359,9 mg/kg biomassa stimata), insieme a Spagna e Cipro; più contenuto, invece, il consumo nell’uomo (634 ton nel 2014, pari a 166,9 mg/kg biomassa stimata). Il nostro paese è primo per il consumo di cefalosporine di terza e quarta generazione nell’uomo (12 mg/kg biomassa) davanti a Romania, Bulgaria e Francia, rispetto a una media europea di circa 4 mg/kg. Siamo anche al secondo posto per il consumo di fluorochinoloni nell’uomo (ca. 16 mg/kg biomassa), dietro la Romania e rispetto a una media europea che vede circa la metà del valore italiano. In Italia l’uso delle polimixine è diffuso soprattutto negli animali (ca 30 mg/Kg biomassa vs i 10 della media europea), così come quello dei macrolidi (ca. 27-28 mg/kg vs i ca 12 mg/kg della media EU). Le tetracicline sono molto poco usate nell’uomo, mentre trovano ancora largo impiego negli allevamenti (anche in questo caso con valori sopra la media in Italia rispetto alla maggior parte degli altri paesi europei)

I dati del rapporto

La seconda edizione del Rapporto (dopo quella del 2015) si basa sui dati a disposizione delle tre agenzie per gli anni 2013-2015. Tra le novità introdotte rispetto alla precedente analisi vi è anche il consumo stimato di antibiotici nei maiali e nel pollame. In diciotto paesi europei (sui ventotto totali dell’Unione) il consumo di antibiotici è risultato minore negli animali che nell’uomo. È stata dimostrata una correlazione statisticamente significativa tra consumo di antibiotici e antibiotico-resistenza del batterio E.coli rispetto ai fluorochinoloni, sia in ambito umano che animale, alle cefalosporine di terza e quarta generazione nell’uomo e per le tetracicline e polimixine negli animali. Klebsiella pneumoniae ha mostrato un’associazione significativa AMC-AMR nell’uomo rispetto all’uso di carbapenem e polimixine. La resistenza di Campylobacter coli sia nell’uomo che negli animali è risultata associata all’uso dei macrolidi negli animali.

L’analisi multivariata dei dati supporta il suggerimento da parte delle tre autorità europee di un approccio “One health” sia in campo umano che animale come base per sviluppare un uso più prudente degli antibiotici e per ridurre la resistenza. La resistenza alle cefalospine di terza e quarta generazione e ai fluorochinoloni in E.coli di provenienza umana, infatti, è risultata essere associata a un maggior consumo di antibiotici nell’uomo, mentre la resistenza ai fluorochinoloni in specie di Salmonella e Campylobacter di origine umana è stata correlata al consumo dell’antibiotico da parte degli animali.