Non si può riposare sugli allori, nemmeno dopo 42 trimestri consecutivi di crescita a doppia cifra dei ricavi. Questo il pensiero di Lars Rebien Sørensen, presidente e Ceo di Novo Nordisk, maggior produttore mondiale di insulina e da quest’anno entrato nel mondo del ciclismo con un team del tutto particolare: gli atleti sono tutti affetti da diabete, malattia che fa da driver all’azienda e che, magari, le consentirà anche di vincere qualche volata
Federico Della Serra
Gli appassionati di ciclismo hanno accolto la notizia con curiosità: Novo Nordisk ha annunciato il proprio ingresso nel mondo delle due ruote come partner del Team Type 1 che, quindi, con il 2013 si chiama Team Novo Nordisk. Ma non si tratta solo di un cambio di sponsor: la vera novità è che il team di atleti in organico sarà composto solo da diabetici, almeno un centinaio tra corsa, triathlon e le squadre ciclistiche. Novo Nordisk, infatti, è una società farmaceutica che opera in ambito sanitario e che da anni attiva una campagna di informazione proprio sul diabete. Un’iniziativa lodevole che, però, suona quasi come un paradosso: l’azienda, infatti, con il diabete fa affari. È, infatti, il più grande produttore al mondo di insulina, con una quota del 49% (i suoi concorrenti principali sono Sanofi e Eli Lilly). E il suo bilancio ha beneficiato di un forte aumento dei malati di diabete. E i ricavi sono lievitati, tanto che Novo Nordisk è cresciuta fino a essere la più grande azienda del Nord Europa per capitalizzazione di mercato, superando un gigante come la norvegese Statoil (petrolio). Così non stupisce che il valore delle azioni quotate in Borsa della società farmaceutica danese si sia quasi quadruplicato dal 2009.
Il gruppo
Novo Nordisk è un’azienda danese che produce medicinali e servizi per il mercato farmaceutico. Ha una storia relativamente recente: è nata nel 1989 attraverso la fusione di due aziende danesi, Nordisk Gentofte e Novo Industri, che a loro volta avevano poco più di cinquanta anni di storia. In breve tempo è diventata una delle compagnie leader per la cura del diabete. Ma ha conquistato anche grandi fette di mercato nella gestione emostatica (emofilia) e nelle terapie con l’ormone della crescita. Novo Nordisk impiega circa 30 mila persone ed è presente in 76 Paesi, mentre commercializza i suoi prodotti in 176 diverse nazioni. Le azioni del gruppo sono trattate al Nasdaq di New York e alla Borsa di Copenhagen.
I conti
Mentre molte delle Big Pharma devono fare i conti con la recessione o le difficoltà del mondo Occidentale, che sono aggravate dalle politiche restrittive in materia di spese sanitarie da parte dei governi, Novo Nordisk registra aumenti a due cifre. Nel 2011, per esempio, le vendite erano salite del 10% a 66,3 miliardi di corone danesi (8,6 miliardi di euro) dai 60,7 dell’anno precedente. E anche nel 2012 il trend sembra confermato, almeno in base all’analisi dei primi nove mesi dell’anno. L’utile operativo di Novo Nordisk, infatti, da gennaio a settembre è aumentato del 34%, con le vendite cresciute del 18% soprattutto per merito di prodotti come Victoza, NovoRapid e Levemir. Risultato che si è tradotto in ricavi per 57,1 miliardi di corone danesi (7,4 miliardi di euro). In particolare, ha reso noto l’azienda, la vendita di insulina è aumentata del 21%, con un buon risultato soprattutto in Nord America (+30%). L’andamento più che positivo delle vendite ha significato anche un miglioramento del margine lordo di 1,5 punti percentuali, al 81,9%, mentre l’utile operativo (+34%) è arrivato a 21.902 milioni di corone (2,8 miliardi) e il risultato netto (+26%) a 15.677 milioni (2 miliardi di euro). Il management ha anche previsto per l’intero 2012 una crescita delle vendite tra il 10 e il 12%.
Il futuro
Lars Rebien Sørensen, amministratore delegato di Novo Nordisk, non si nasconde dietro obiettivi generici. Al contrario, di recente ha spiegato che vuole scalare la classifica dei big, per diventare una delle più grandi aziende farmaceutiche per capitalizzazione di mercato. Oggi Novo Nordisk è in ottava posizione, grande meno della metà del numero uno Johnson & Johnson. «In realtà non è importante che la società sia oggi il più grande gruppo della regione», ha spiegato Sørensen al Financial Times. E ha aggiunto che dopo 42 trimestri consecutivi di crescita a doppia cifra dei ricavi, il rischio è riposare sugli allori. «Il successo crea aspettative e, naturalmente, mette pressione sul management», ha affermato. Le politiche di espansione, tra l’altro, prevedono una spinta sui mercati emergenti, come dimostra l’apertura di un impianto a Tianjin, in Cina. E sembra proprio che le prospettive potranno dare ragione al numero uno. A conferma di ciò, sul finire del 2012, Moody’s ha alzato il rating a lungo termine di Novo Nordisk da A2 ad A1. Tradotto, significa che gli analisti della principale società di valutazione scommettono che i conti dell’azienda danese miglioreranno ancora. «Novo Nordisk ha rafforzato il suo profilo finanziario negli ultimi anni, pur mantenendo la sua posizione di leadership nel mercato della cura del diabete», ha puntualizzato Marie Fischer-Sabatie, vice presidente di Moody’s e capo analista per Novo Nordisk. «La società, inoltre, ha recentemente fatto passi in avanti per portare sul mercato una nuova generazione di insulina ad azione prolungata, degludec, con il marchio Tresiba». Si tratta, in effetti, di un prodotto su cui Novo Nordisk punta molto: Tresiba ha già avuto un primo via libera in Giappone a settembre, ha ricevuto un parere positivo da parte dell’organismo europeo di controllo a ottobre, e un altro feedback positivo è arrivato della Food and Drug Administration negli Stati Uniti a novembre. Insomma, pare proprio che il diabete continuerà a fare da driver del gruppo anseatico anche per i prossimi anni. E, magari, gli farà anche vincere qualche gara ciclistica.