Eppure è una realtà sempre più diffusa nel nostro Paese, anche nel bistrattato Sud. A darne prova è il lavoro costante di selezione delle buona pratiche sanitarie portato avanti dall’Osservatorio FIASO (La Federazione Italiana delle Aziende Sanitarie ed Ospedaliere) sulla Buonasanità, che quest’anno di esperienze ad alto tasso di innovatività, replicabilità e, soprattutto, di utilità per gli assistiti ne ha censite ben 87, oltre il 20% in più rispetto allo scorso anno. La parte del leone la fa ancora l’Emilia Romagna, con 26 buone pratiche, seguita dalle Marche, con 13, ma nel complesso si assiste a una rimonta del Sud, dove si collocano il 31,7% delle esperienze, lo scorso anno localizzate quasi esclusivamente al Nord. Anche se nel settentrione sono state selezionate il 53% delle esperienze e nel centro poco più del  14.

Il quadro completo delle esperienze selezionate dal Comitato scientifico della FIASO sarà condensato nella seconda edizione del “Libro Bianco sulla Buonasanità”, che verrà presentato a Roma a dicembre.

Che l’imperativo della sanità in tempo di crisi sia quello di coniugare qualità ed economicità dei servizi resi ai cittadini lo dimostra il fatto che la maggior parte delle esperienze di “buonasanità”  ha riguardato le strategie e gli strumenti correlati alle performance clinico-assistenziali e gestionali (23,2%). Al secondo posto l’integrazione socio-sanitaria e la presa in carico delle malattie croniche ( 19,2%), tema sempre più strategico per aziende e assistiti.