Durante l’apertura del V Convegno nazionale di AssoGenerici, il presidente dell’associazione delle aziende produttrici di equivalenti e biosimilari Enrique Häusermann ha ricordato che il comparto ha generato dal 2000 a oggi 4 miliardi di euro di risparmi per le casse dello Stato, ma «se i risparmi generati non rimangono nel settore, non servono ad ampliare l’accesso alle cure dei pazienti o a coprire i costi dei nuovi farmaci che arriveranno sul mercato, nessuno sarà realmente incentivato a usare i generici, e ancor più i biosimilari, per avere a disposizione nuove risorse».
AssoGenerici, nel dare atto al Ministro della Salute di essersi adoperata a favore di un’evoluzione in senso europeo della spesa farmaceutica nazionale, ha dovuto constatare che ancora permangono alcuni ostacoli a una diffusione fisiologica di equivalenti e biosimilari. Il primo è il meccanismo del payback che nel caso delle aziende genericiste assume aspetti paradossali, in particolare nel capitolo della spesa ospedaliera. «Nel canale ospedaliero gli acquisti di farmaci avvengono attraverso il meccanismo delle gare e la responsabilità degli sforamenti è perciò interamente da attribuirsi alle regioni e alla determinazione di un tetto non congruo» ha argomentato Häusermann; inoltre le forniture per legge non possono essere interrotte per evitare di sforare i budget assegnati e le aziende devono restituire somme non ancora incassate visti i cronici ed endemici ritardi nel pagamenti della PA. «Questo vale per qualsiasi azienda farmaceutica, ma per quelle genericiste c’è anche un ulteriore paradosso da considerare: mettere un tetto sull’utilizzo dei generici significa mettere un limite al risparmio che il servizio sanitario può conseguire perché è evidente a tutti che se la mia azienda ha raggiunto il limite di budget assegnatole non parteciperà ad ulteriori gare, facendo mancare il meccanismo concorrenziale che contribuisce a far scendere i prezzi».
La relazione di Häusermann ha affrontato anche temi nevralgici che interessano tutta la sanità italiana, a cominciare dalla Riforma del Titolo V e quindi della ridefinizione delle competenze statali e regionali in materia di tutela della salute, «per garantire pari accesso alle cure e regole uguali su tutto il territorio nazionale. Non è tollerabile che ogni regione abbia proprie regole! Paesi a statuto federale hanno un’unica agenzia che gestisce e governa la sanità». E accanto a una più efficace organizzazione del federalismo sanitario, è fondamentale ridurre il carico burocratico che grava su tutti i settori produttivi, magari con un approccio innovativo: «Molte leggi di semplificazione si sono susseguite nel corso degli ultimi anni ma troppo spesso l’effetto pratico è stato nullo. Perché allora non provare a rovesciare i termini, alleggerendo le amministrazioni da defatiganti procedure autorizzative impegnandole però ben più massicciamente nel momento del controllo?».
Infine, una richiesta che guarda al prossimo semestre europeo a guida italiana. «C’è un tema importante, che ci sta a cuore: è la proposta di direttiva europea sulla trasparenza dei criteri di fissazione dei prezzi e del livello di rimborso dei farmaci. Chiediamo al Governo di farsi portavoce per accelerare l’iter di approvazione di questo provvedimento, ricco di elementi di semplificazione e chiarezza importanti per tutto il comparto farmaceutico, non ultimo il chiaro divieto di collegare la scadenza del brevetto alla contrattazione sul prezzo di rimborso, principio che oggi vige in Italia e che ostacola l’ingresso dei generici sul mercato al momento della effettiva scadenza del brevetto».
«Non pretendo che i farmaci equivalenti e biosimilari rappresentino la soluzione a tutte le criticità del Servizio sanitario – ha concluso Häusermann. – Ma certamente non esiste una soluzione reale che non consideri il ruolo di queste risorse fondamentali non soltanto per ridurre la spesa, ma soprattutto per rendere più equo l’accesso alle cure».