“Non ci vogliamo credere – esordisce Farmindustria in un comunicato. – Sentiamo parlare di un taglio di 2 miliardi al Fondo Sanitario Nazionale chiesto dalle Regioni, con ben 750 milioni a carico delle imprese del farmaco. Se fosse vero, sarebbe la solita storia dell’industria farmaceutica utilizzata come bancomat, con la riproposizione di vecchie logiche, del tutto incompatibili con la necessità di cambiare passo. E attente solo ai risparmi e non alla salvaguardia di un’industria che era ed è ancora una leva strategica di crescita per il Paese”.

 

Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria
Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria

Chiediamo al Governo – prosegue la nota dell’associazione delle imprese del farmaco – di rifiutare la proposta, continuando con le sue politiche di stabilità alle quali le imprese del farmaco hanno risposto con una maggiore occupazione, con l’attrazione di importanti investimenti dall’estero e l’assunzione di 1.600 giovani solo negli ultimi 10 mesi.

Le Regioni sembrano dimenticare quanto, di volta in volta, hanno sostenuto su iniziativa di Presidenti di territori ad alta presenza farmaceutica anche attraverso atti pubblici e il lancio di cluster, proprio perché consapevoli dell’importanza di aziende hi tech che investono in produzione e Ricerca, dando lavoro qualificato a laureati e diplomati in tutt’Italia.

La richiesta viene poi, paradossalmente, a distanza di una settimana dalla riapertura del Tavolo sulla farmaceutica del Ministero dello Sviluppo Economico. Che ha nuovamente fatto emergere la necessità di maggiori risorse per la spesa farmaceutica per garantire ai cittadini i nuovi farmaci per gravi patologie che saranno disponibili a breve.

Non vogliamo credere che si chieda un nuovo taglio ai medicinali, proprio quando il Governo lancia a Davos il video “The Extraordinary Commonplace” in cui, per sfatare i luoghi comuni sull’Italia, cita in esplicito il valore dell’industria farmaceutica.

Le imprese già pagano centinaia di milioni di euro all’anno per i ripiani della spesa farmaceutica. Se passasse la proposta delle Regioni, sarebbe assolutamente impossibile per l’industria mantenere gli investimenti e convincere le case madri della credibilità dell’Italia.

A perderci, oltre alle aziende, sarebbero i cittadini e l’intero Paese. E noi non vogliamo che questo accada. Ci appelliamo quindi – conclude il comunicato – al Presidente del Consiglio, Matteo Renzi perché intervenga immediatamente”.

Analoga la reazione di AssoGenerici: «È davvero stupefacente che dalle amministrazioni regionali in risposta alle esigenze di riduzione dei bilanci si prospetti quello che di fatto è un taglio lineare alla spesa sanitaria – afferma il presidente Enrique Häusermann. – Se poi le misure di compensazione si concentreranno, come pare, sulla spesa farmaceutica, siamo di fronte alla riproposizione di una ricetta che ha già dimostrato di non produrre effetti durevoli. È chiaro che alla fine di questo percorso c’è sempre il meccanismo del pay-back, nel quale è la filiera a pagare il superamento di tetti di spesa sempre meno realistici, ma questa dinamica sta diventando dirompente per il comparto vorrei ricordare che dal 2001 il prezzo dei farmaci in Italia è calato del 31% rispetto a una media dei principali paesi UE di circa il 15%».

 

Enrique Häusermann, presidente di AssoGenerici
Enrique Häusermann, presidente di AssoGenerici

« C’è il rischio – prosegue  Häusermann – che si ripeta l’apologo dell’asino di Buridano che morì poco dopo aver finalmente imparato a non mangiare. Ma non c’è soltanto questo: ormai anche le indagini internazionali, come l’Euro Health Consumer Index, segnalano una sempre maggiore insoddisfazione dei cittadini nei confronti dell’SSN rilevando in particolare le difformità regionali e la necessità sempre maggiore di ricorrere al pagamento diretto.  Ci auguriamo che, come auspicato anche dal Ministro della Salute, si vogliano finalmente affrontare altri nodi della spesa pubblica».