L’Agenzia italiana del farmaco, in relazione a recenti notizie di stampa a supporto del DDL in discussione sulle liberalizzazioni, intende fare chiarezza mostrando l’analisi dei medicinali di fascia C a partire dal 2006, anno di emanazione del cosiddetto “Decreto Bersani” (decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248), che evidenzia consumi totali stabili fino al 2010 (tabella 1).

Tabella 1. Consumi in milioni di confezioni

C con ricettaSOP e OTCTotale fascia C
2006299311610
2007297316613
2008296311607
2009288325613
2010283308591
2011284300584
2012267280547
2013252288540
var% 2013/2006-15,7%-7,4%-11,5%
CAGR% 2011/2006-1,0%-0,7%-0,9%
CAGR% 2013/2006-2,4%
-1,1%-1,7%

Successivamente, probabilmente per effetto della crisi economica, il consumo (ma non i costi) di questi medicinali – continua il comunicato di Aifa – ha visto una progressiva flessione fino al 2013, attestandosi a una riduzione dell’11,5%, rispetto al 2006. Tale contrazione dei consumi rispetto al 2006 ha riguardato in particolare i medicinali di fascia C con ricetta medica, dispensati esclusivamente attraverso le farmacie aperte al pubblico (-15,7% vs. 2006).

Al contrario, la riduzione dei consumi dei SOP/OTC, dispensabili anche attraverso le parafarmacie e la GDO, è stata più contenuta (-7,4%), probabilmente, sia per effetto dell’ampliamento del numero dei punti di dispensazione di questi medicinali legati al Decreto Bersani, sia per gli effetti del Decreto del Ministero della Salute 18 aprile 2012 (“Attuazione delle disposizioni dell’articolo 32, comma 1, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, sulla vendita dei medicinali previsti dall’articolo 8, comma 10, lettera c) , della legge 24 dicembre 1993, n. 537”) che ha riclassificato da C-RR in C-SOP diverse specialità medicinali.
Gli effetti di tali provvedimenti di liberalizzazione in realtà non sembrerebbero aver portato alcun vantaggio ai pazienti, a parte la comodità di avere una più facile disponibilità di punti vendita che però potenzialmente li espone alle conseguenze di consumare più farmaci che non sono – come da AIFA più volte sottolineato – una merce simile a qualunque altra. Non vi sono stati risparmi per i cittadini visto che la spesa a loro carico ha avuto una crescita del +2,2% dal 2006 al 2013 (tabella 2).

Tabella 2. Spesa in milioni di €

C con ricettaSOP e OTCTotale fascia C
20063.0572.0945.151
20073.0842.1345.218
20083.1062.0545.160
20093.1542.1405.294
20103.0932.1055.198
20113.2072.1135.320
20123.0002.1255.125
20132.9662.2985.264
var% 2013/2006-3,0%9,7%2,2%

In altri termini, a fronte di un paziente che per effetto della crisi tendeva a contrarre il volume dei propri acquisti di medicinali di fascia C, il sistema produttivo e distributivo ha “compensato” sfruttando la nota attitudine al consumo del mondo occidentale con un costante incremento dei prezzi di questi medicinali (figura 1).

Figura 1. Andamento 2004-2013 del prezzo medio per i farmaci territoriali di classe C con Ricetta (da Rapporto OsMed 2013)

 

In realtà, se l’obiettivo della liberalizzazione della vendita dei medicinali di fascia C-SOP/OTC era quello di rappresentare un vantaggio per i pazienti, con una riduzione dei prezzi tramite una vera concorrenza e un complessivo risparmio a loro vantaggio, i dati obiettivi e certificati evidenziano il completo fallimento di tale presupposto, perlomeno nel settore dell’assistenza farmaceutica. Infatti l’effetto economico di provvedimenti, nell’intento pro-concorrenziali, ha paradossalmente determinato un complessivo aggravio per i cittadini di circa 200 milioni di euro (2.298 vs. 2.094, pari a +9,7% nel 2013 vs. 2006), nonostante la contrazione dei consumi. Tale scenario non ha caratterizzato i medicinali di fascia C con ricetta che, oltre ad aver subito una rilevante riduzione del consumo (soprattutto dopo il 2012, ovvero dopo la riclassificazione da DM 18 aprile 2012), hanno avuto anche una contrazione della spesa a carico del cittadino del -3%.