L’immunoterapia con l’anticorpo anti PD-1 pembrolizumab dimostra un tasso di risposta del 28% in pazienti con mesotelioma, una risposta duratura in pazienti con NSCLC e un incremento del 30% della sopravvivenza globale e superiorità in termini di sopravvivenza libera da progressione e tasso di risposta complessivo rispetto allo standard di cura in pazienti con melanoma avanzato.
Studio Keynote-006 su pembrolizumab nel melanoma
Pembrolizumab, designato dalla FDA quale “Breakthrough Therapy”, secondo i dati di fase 3 dello studio Keynote-006, ha ottenuto un incremento del 30% della sopravvivenza globale rispetto all’anti-CTLA-4 ipilimumab, attuale standard di cura, in pazienti con melanoma in fase avanzata non operabile, la maggior parte dei quali non aveva ricevuto alcun precedente trattamento sistemico per il melanoma.
Nel trattamento del pembrolizumab si è dimostrato superiore in termini di sopravvivenza globale (OS), sopravvivenza libera da progressione (PFS) e tasso di risposta complessivo (ORR).
I tassi di PFS a 6 mesi stimati per i bracci di pembrolizumab sono stati del 47,3% e del 46,4% nel gruppo di pazienti trattati con 10 mg/kg di pembrolizumab, rispettivamente, ogni 2 e 3 settimane, comparati al 26,5% di ipilimumab. La PFS mediana per pembrolizumab è stata di 5,5 mesi e di 4,1 mesi, rispettivamente, rispetto ai 2,8 mesi di ipilimumab. La sopravvivenza a un anno è stata del 74,1% e del 68,4% per pembrolizumab rispetto al 58,2% di ipilimumab con un incremento di oltre il 30%. La sopravvivenza mediana non è stata raggiunta in nessuno dei gruppi di trattamento. Significativo il tasso di risposta complessiva (ORR), che è stato del 33,7% e del 32,9% per pembrolizumab rispetto all’11,9% di ipilimumab. I profili di efficacia e sicurezza di pembrolizumab sono risultati simili nei vari dosaggi.
Sulla base di questi dati, MSD ha annunciato la conclusione anticipata dello studio Keynote-006. Entro la metà del 2015 verrà presentata una domanda di approvazione a FDA, per il trattamento di prima linea del melanoma avanzato.
Studio Keynote-001 su pembrolizumab nel tumore del polmone non a piccole cellule
Nel trattamento del tumore polmonare non a piccole cellule (NSCLC), secondo i dati dello studio Keynote-001, pembrolizumab ha ottenuto una risposta duratura sia tra i pazienti naive che tra quelli precedentemente trattati. La durata è stata osservata con più linee terapeutiche, tipi istologici ed espressione di PD-L1.
Il tasso di risposta globale (ORR) è stato del 45,4% nei pazienti con > 50% di cellule tumorali positive all’espressione di PD-L1, mentre la PFS mediana è stata di 6,3 mesi. La OS mediana non è stata raggiunta. Negli altri sottogruppi PD-L1, l’ORR è stata del 16,5% nei pazienti con l’1-49% di cellule tumorali positive e del 10,7% nei pazienti con meno dell’1% di cellule tumorali positive per l’espressione PD-L1. Nella popolazione totale dello studio, l’ORR è stata del 19,4%, dato coerente con i dati presentati in precedenza.
Le evidenze di efficacia dimostrano che l’espressione di PD-L1 nella cellula tumorale può essere un importante biomarcatore per identificare i pazienti con tumore polmonare NSCLC che hanno una maggiore probabilità di ottenere una risposta più efficace con una terapia anti-PD-1.
Pembrolizumab ha ottenuto dalla FDA la designazione di Breakthrough Therapy per l’NSCLC nell’ottobre del 2014. Merck ha annunciato di aver presentato a FDA la richiesta di approvazione per l’indicazione di NSCLC avanzato dalla seconda linea in poi.
Studio Keynote-028 su pembrolizumab nel mesotelioma
Nel mesotelioma pleurico, una delle forme di tumore per le quali oggi non esistono opzioni terapeutiche efficaci, i primi dati disponibili dello studio Keynote-028 hanno dimostrato che pembrolizumab ha ottenuto un tasso di risposta complessivo del 28%. Nel 48% dei pazienti la malattia si è stabilizzata, determinando un tasso di risposta del 76%.
Pembrolizumab
Pembrolizumab è un anticorpo anti PD-1, già approvato dall’FDA per il trattamento di pazienti con melanoma non resecabile o metastatico, già trattati con ipilimumab o anche con un BRAF inibitore, se con la mutazione BRAF V600 positiva. Pembrolizumab è in fase avanzata di sperimentazione in diversi trial clinici per il trattamento, in monoterapia e in combinazione, di oltre 30 tipi di tumori differenti, tra cui il tumore della vescica, gastrico, della testa e del collo, il carcinoma polmonare non a piccole cellule, il carcinoma mammario triplo negativo e le neoplasie ematologiche. La terapia con pembrolizumab ha l’obiettivo di ripristinare la naturale capacità del sistema immunitario di riconoscere e colpire le cellule tumorali mediante il blocco selettivo del legame del recettore PD-1 con i suoi ligandi (PD-L1 e PD-L2). Da settembre 2014 il farmaco è disponibile per il commercio negli Stati Uniti; in Europa è stato avviato un ampio programma di “expanded access” (uso compassionevole) al quale stanno partecipando anche molti centri italiani.
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