Il 2016, come già l’anno da poco terminato, potrebbe vedere una grande attività nelle fusioni e acquisizioni del settore farmaceutico. Rispetto a un anno fa, infatti, ci sarebbero tre volte più società con una capacità economico-finanziaria di almeno 3 miliardi di dollari, in grado di darsi battaglia sul mercato per colmare i gap di crescita delle pipeline e creare nuovo valore per i propri azionisti. È lo scenario che emerge dal nuovo report di EY Firepower Index and Growth Gap Report 2016.

Nuove operazioni di fusione e acquisizione dovrebbero movimentare il panorama biofarmaceutico nel 2016
Nuove operazioni di fusione e acquisizione dovrebbero movimentare il panorama biofarmaceutico nel 2016

Il nuovo anno si apre con alcune sfide che secondo EY potrebbero sottendere alle nuove operazioni di fusione e acquisizione. Innanzitutto una maggiore influenza della negoziazione dei prezzi che potrebbero derivare da fusioni che hanno coinvolto alcuni dei maggiori payer e dal consolidamento tra benefit manager del settore farmacia. Tali dinamiche potrebbero, secondo EY, innescare nuove pressioni sulle vendite. Il potenziale economico per affrontare nuove operazioni societarie e il ritorno per gli investitori sono cresciuti nel 2015 per le società che hanno disinvestito gli assett non più congruenti con gli obiettivi aziendali rispetto a chi non ha operato in tal senso. Secondo il report, i disinvestimenti per ottimizzare i portfolio dovrebbero ammontare nel 2016 a circa il 25 percento di tutte le operazioni di fusione e acquisizione. EY si aspetta almeno un’operazione che coinvolga una grande società biotech, a causa della pressione sui prezzi e della competizione nelle aree terapeutiche.

«I driver delle operazioni di fusione e acquisizione del 2015, tra cui il consolidamento dei payer, i costi della sanità in aumento e gli imperativi di crescita delle società, si stanno solo intensificando. Queste pressioni potrebbero far si che l’elevato livello di 200 miliardi di dollari l’anno per le fusioni e acquisizioni diventi la nuova norma per il prossimo futuro. Ci aspettiamo che l’agenda 2016 dei merger & acquisition sia guidata da operazioni che puntino a campi di battaglia terapeutici più ristretti, a capisaldi geografici e alla razionalizzazione dei portfolio», ha dichiarato Jeffrey Greene, Global Life Sciences Transaction Advisory Services Leader di EY.

Le operazioni 2015 avrebbero lasciato dietro di sé, secondo gli analisti, un gap di crescita aggregato per big pharma di circa 100 miliardi di dollari, determinato dai minori ritorni rispetto all’aumento globale delle vendite. Nonostante la maggiore attività sui mercati delle società speciality pharma, soprattutto nella prima parte dello scorso anno, la loro capacità  economica per nuove operazioni societarie sarebbe diminuita di circa il 50 percento nel 2015.

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