Gli omega 3 fanno bene al cuore, la luteina agli occhi e calcio e vitamina D alle ossa, ma fanno bene anche al Sistema Sanitario? Sembra proprio di sì. L’uso mirato di integratori alimentari sembra infatti far risparmiare il Sistema Sanitario Nazionale. Ad affermarlo è lo studio statunitense pubblicato da  Frost & Sullivan che ha calcolato il possibile risparmio economico che dal 2013 al 2020, poteva derivare dall’uso di alcune sostanze nutritive presenti negli integratori, in una popolazione over 55 affetta da patologie croniche con gravi impatti sociali e a rischio di complicanze. Il risparmio deriverebbe da una riduzione di recidive e di complicanze.

capsule molli di integratori alimentari
L’uso degli integratori alimentari in alcuni pazienti a rischio può contribuire a far risparmiare il SSN, riducendo recidive e complicanze (studio di Frost & Sullivan)

Meno recidive, meno complicanze = risparmio

Tra i casi esaminati la simulazione ha dimostrato che:

  • gli omega-3, le vitamine del gruppo B, i fitosteroli e le fibre vegetali potrebbero far risparmiare 2,8-26,5 milioni di dollari, riducendo drasticamente l’insorgenza di infarto del miocardio in soggetti affetti da caronaropatia
  • l’integrazione di luteina e zeaxantina potrebbe far risparmiare quasi 7,4 miliardi di dollari in una popolazione con malattie dell’occhio correlate all’età
  • l’integrazione con calcio, vitamina D e magnesio potrebbe far risparmiare 4,2-8,6 miliardi di dollari in una popolazione affetta da osteoporosi, riducendo il rischio di fratture del femore e del bacino e di fratture in generale.

Meno giorni di malattia = risparmio

A risultati simili è giunto anche un altro studio, questa volta francese, pubblicato su PLOS ONE (leggi qui l’articolo originale) sull’impatto dell’assunzione di probiotici da parte della popolazione. Questa volta l’uso dei probiotici consentirebbe di risparmiare complessivamente 37,7 milioni di euro: sarebbero 6,6 i milioni di euro risparmiati grazie a una riduzione dei giorni di malattia per infezioni respiratorie e la spesa evitata di antibiotici ammonterebbe sfiorerebbe il mezzo milione di euro (473.000 euro).

I dati di questi studi suggeriscono un ruolo di alcuni integratori, in associazione a una dieta equilibrata e varia, nel rispetto di uno stile di vita salutare, nel miglioramento dello stato di salute di soggetti a rischio, contribuendo anche a ridurre la spesa sanitaria pubblica e l’impatto sociale che alcune malattie comportano. Sono numeri importanti, che richiedono ulteriori conferme. Sono pertanto molto attesi i dati di uno studio analogo a quello americano, sempre condotto da Frost & Sullivan, ma questa volta in Europa.

Fotografia di Alessandro Colombo AIIPA
Colombo, AIIPA: “Proponiamo un tavolo di lavoro per una riflessione comune sul possibile risparmio indotto dal corretto uso degli integratori alimentari associato a uno stile di vita sano”

«Fino ad oggi gli integratori sono sempre stati associati al mantenimento dello stato di salute di persone sane – ha dichiarato Alessandro Colombo, presidente Gruppo integratori di AIIPA (Associazione Italiana Industrie Prodotti Alimentari). – È tempo di riconoscere l’efficacia di una corretta supplementazione anche nelle patologie croniche che affliggono la nostra società.

A questo proposito AIIPA propone una riflessione comune e l’apertura di un Tavolo di lavoro pubblico a cui invitare tutte le parti interessate, per un’analisi approfondita finalizzata alla realizzazione di un piano di intervento educativo nazionale, che dovrebbe focalizzarsi sia sul corretto stile di vita sia sull’integrazione di determinate sostanze con comprovata efficacia in particolari segmenti di popolazione a rischio».

Il mercato degli integratori

Il mercato degli integratori è in continua crescita; in Italia, secondo le stime più recenti, ne fanno uso addirittura 8 persone su 10 per (10% in più rispetto a 20 anni fa) mantenere il proprio stato di benessere in diverse fasi della vita. Nella maggior parte dei casi gli integratori vengono consigliati dal medico generico o specialista (44%) o dal farmacista (29%) di fiducia, che si confermano i principali punti di riferimento per ricevere informazioni e spiegazioni.