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Boehringer Ingelheim ha annunciato i risultati di una nuova analisi intermedia dello studio di Fase III RE-VERSE AD™ attualmente in corso su dabigatran in situazioni d’emergenza. I risultati dell’analisi mostrano che un’unica dose da 5 g di idarucizumab ha inattivato nei tempi attesi l’effetto anticoagulante di dabigatran in tutti i pazienti valutati.

Utilizzando idarucizumab in situazioni d’emergenza, si è ottenuta in tutti i pazienti l'inattivazione dell'anticoagulante dabigatran nei tempi attesi
Nello studio RE-VERSE AD, tilizzando idarucizumab in situazioni d’emergenza, si è ottenuta in tutti i pazienti l’inattivazione dell’anticoagulante dabigatran nei tempi attesi

I risultati di questa analisi sono stati presentati al 65° Congresso dell’American College of Cardiology (ACC.16) di Chicago.

«I dati di questa nuova analisi intermedia di RE-VERSE AD sui primi 123 pazienti confermano i risultati ottenuti in precedenza, che hanno dimostrato come idarucizumab inattivi l’effetto anticoagulante di dabigatran, anche in pazienti in situazioni critiche, ad altro rischio – ha dichiarato Charles Pollack, principale sperimentatore dello studio RE-VERSE AD, professore di Medicina d’Emergenza-Urgenza del Sidney Kimmel Medical College, Thomas Jefferson University di Filadelfia – Abbiamo arruolato pazienti in oltre 35 Paesi e siamo ansiosi di ottenere ulteriori analisi e i risultati finali a conferma della sicurezza, dell’efficacia e dell’impatto positivo di idarucizumab».

Lo studio RE-VERSE AD

RE-VERSE AD è uno studio internazionale di Fase III in corso, che include pazienti in terapia con dabigatran che necessitano di un intervento d’emergenza/urgenza o hanno un sanguinamento non controllato.

RE-VERSE AD è stato sviluppato per quei pazienti sui quali gli operatori sanitari si trovano a intervenire in situazioni d’emergenza/urgenza nella vita reale.

L’analisi intermedia dello studio RE-VERSE AD ha compreso i risultati di pazienti che hanno avuto necessità di un intervento chirurgico urgente/procedura d’emergenza, ad esempio per una frattura aperta a seguito di una caduta o con complicanze emorragiche non controllate, che ne abbiano messo a rischio la vita, ad esempio emorragia intracranica o trauma grave a seguito di incidente automobilistico.

L’endpoint primario, ovvero il grado di inattivazione dell’effetto anticoagulante di dabigatran ottenuto da idarucizumab  entro quattro ore dalla somministrazione, è stato misurato attraverso il tempo di trombina diluito (dTT) e il tempo di ecarina (ECT).

Lo studio è il primo di questo genere ed è in corso da maggio 2014 con arruolamento fino a 500 pazienti in oltre 35 paesi.

I pazienti sono stati suddivisi in due gruppi: gruppo A, composto da pazienti che presentavano sanguinamento non controllato o che ne hanno messo a rischio la vita (Gruppo A, n = 66), e gruppo B composto da pazienti che hanno avuto necessità di un intervento chirurgico d’emergenza o di una procedura invasiva in emergenza (Gruppo B, n = 57).

Tutti i pazienti hanno ricevuto 5 g di idarucizumab.

L’inattivazione è stata evidente in tutti i pazienti valutabili (n = 100).

Per i pazienti del Gruppo A (n = 48) presi in esame, il tempo mediano di cessazione dell’emorragia, valutato dallo sperimentatore in maniera soggettiva, è stato di 9,8 ore.

Nel Gruppo B (n = 52), il tempo medio intercorso prima di procedere all’intervento chirurgico è stato di 1,7 ore dalla somministrazione di idarucizumab.

Nel 92% dei pazienti  (48/52) è stata riscontrata normale emostasi durante l’intervento chirurgico.

Eventi trombotici si sono verificati in cinque pazienti nel periodo compreso fra 2 e 24 giorni dalla somministrazione di idarucizumab. Nessuno di questi pazienti era in terapia antitrombotica al momento dell’evento.

I 26 decessi verificatisi in totale sono apparsi correlati al motivo originario per cui i pazienti erano giunti al pronto soccorso e/o a co-morbilità.

«Questi nuovi dati si aggiungono alle evidenze già disponibili a favore di  idarucizumab e della sua rilevanza per i pazienti. Benché siano rare le situazioni d’emergenza in cui idarucizumab può dover essere impiegato, siamo convinti che la disponibilità  di un farmaco che esplica un’azione di inattivazione specifica porterà a un livello superiore lo standard “care” per i pazienti,  e gli operatori sanitari – ha dichiarato Jörg Kreuzer, vice presidente Medicina, Area Terapeutica Cardiovascolare di Boehringer Ingelheim – Boehringer Ingelheim è impegnata a mettere a disposizione dei pazienti soluzioni di valore, investendo in innovazione. La ricerca, lo sviluppo e le approvazioni da parte delle Autorità regolatorie di idarucizumab, il primo farmaco che inattiva in maniera specifica l’effetto di un anticoagulante orale diverso dagli antagonisti della vitamina K, sono la prova di questo impegno».

Idarucizumab

Idarucizumab è un frammento di anticorpo umanizzato, o Fab, sviluppato come farmaco specifico per inattivare l’effetto di dabigatran. Idarucizumab si lega in maniera specifica, esclusivamente a dabigatran, neutralizzandone l’effetto anticoagulante senza interferire con la cascata della coagulazione.

Idarucizumab è attualmente approvato nell’Unione Europea e negli Stati Uniti per l’impiego in pazienti adulti trattati con dabigatran qualora si renda necessario inattivare rapidamente l’effetto anticoagulante:

  • per interventi chirurgici d’emergenza o procedure urgenti;
  • in caso di sanguinamento non controllato o che possa mettere a rischio la vita del paziente.

In altri Paesi idarucizumab è attualmente in fase d’esame da parte delle autorità regolatorie o sono in corso gli inoltri delle richieste di registrazione. Boehringer Ingelheim intende richiedere l’autorizzazione all’immissione in commercio per idarucizumab in tutti i paesi in cui dabigatran è approvato.

Dabigatran etexilato

Dabigatran è un inibitore diretto della trombina (IDT) ed è un “nuovo anticoagulante orale” ad azione diretta per la prevenzione e il trattamento delle malattie tromboemboliche acute e croniche.

Gli inibitori diretti della trombina ottengono potenti effetti antitrombotici, bloccando in maniera specifica l’attività della trombina, l’enzima centrale nel processo di formazione di coaguli (trombi). A differenza degli antagonisti della vitamina K, che agiscono in maniera variabile tramite i diversi fattori della coagulazione, dabigatran realizza un’anticoagulazione efficace, prevedibile e riproducibile con basso potenziale di interazione con altri farmaci e nessuna interazione con il cibo, senza richiedere il monitoraggio regolare della coagulazione né aggiustamenti di dosaggio.

L’esperienza clinica con dabigatran supera i 5 milioni di anni/paziente per tutte le indicazioni per cui il farmaco è stato approvato nel mondo. Dabigatran è approvato in più di 100 Paesi.

Le indicazioni per cui dabigatran è attualmente approvato sono le seguenti:

  • Prevenzione dell’ictus e delle embolie sistemiche in pazienti con fibrillazione atriale non-valvolare e un fattore di rischio per l’ictus;
  • Prevenzione primaria di eventi di tromboembolismo venoso in pazienti che si sottopongono a chirurgia elettiva di sostituzione totale dell’anca o del ginocchio;
  • Trattamento di trombosi venosa profonda (TVP) ed embolia polmonare (EP) e prevenzione delle recidive di TVP ed EP negli adulti.

Dabigatran è l’unico nuovo anticoagulante orale per cui esiste un farmaco approvato che ne inattiva l’azione in maniera specifica. Questo farmaco è idarucizumab, che è approvato nell’Unione Europea e negli Stati Uniti per l’impiego in pazienti adulti trattati con dabigatran qualora si renda necessario inattivare rapidamente l’effetto anticoagulante prima di procedere con interventi chirurgici d’urgenza/interventi di emergenza o in caso di sanguinamento incontrollato, che possa mettere a rischio la vita del paziente.

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