Una ricerca del King’s College di Londra rivela che alcune cellule immunitarie del sistema nervoso, sinora studiate in un campione murino, mantengono una “memoria” delle lesioni nervose.

Questa scoperta ha la potenzialità di aprire la strada alla messa a punto di terapie efficaci per il trattamento del dolore cronico.

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I meccanismi del dolore cronico sono stati individuati in un’alterazione dell’espressione di geni di cellule immunitarie del sistema nervoso

Attraverso una serie di analisi genetiche sui topi, il gruppo di studio guidato dalla ricercatrice Franziska Denk, PhD. conseguito all’Università di Oxford, ha confermato che qualsiasi evento dannoso (un trauma, una lesione o anche l’infiammazione persistente dovuta a una patologia) lascia una sorta d’impronta indelebile sul DNA di queste cellule, presenti nel sistema nervoso e deputate a suscitare una risposta immunitaria. Quest’impronta è “indelebile” nel senso che persiste anche quando il danno o l’infiammazione che lo hanno provocato sono cessati. Questo rende conto di ciò che avviene quando il dolore, cronicizzandosi, diventa indipendente dalla propria causa nocicettiva e diviene pertanto una malattia autonoma.

Gli studi hanno inoltre chiarito che l’”impronta” lasciata dal dolore sulle cellule immunitarie del sistema nervoso consiste in una vera e propria modificazione chimica, la quale tuttavia non altera i geni, ma soltanto la loro espressione. Questa descrizione del più intimo meccanismo di cronicizzazione del dolore risulta del tutto coerente con il modello della plasticità del sistema nervoso, con il quale sino ad oggi è stato spiegato il processo di cronicizzazione.

Si tratta di scoperte che rappresentano un passo avanti importante verso una più compiuta comprensione del meccanismo di cronicizzazione del dolore, e quindi verso la concreta possibilità di intervenire su questo processo attraverso terapie sempre più mirate ed efficaci, in grado non solo di “mettere a tacere” la sofferenza inutile, ma di curarla in senso proprio, cioè di agire sulle sue cause.

«Nel 2014 – dichiara Thilo Stadler, General Manager South Europe and Nordics di Grünenthal – assegnammo l’EFIC-Grünenthal Grant alla dottoressa Denk proprio per i suoi studi che puntavano a svelare il meccanismo di cronicizzazione del dolore in base a una possibile relazione fra caratteristiche epigenetiche e persistenza della sofferenza inutile. Il premio, promosso sin dal 2004 dalla European Pain Federation Efic grazie al sostegno incondizionato di Grünenthal GmbH, ha l’obiettivo di aiutare i giovani ricercatori di tutta Europa a tradurre in reali progetti scientifici le proprie ipotesi sperimentali. Quindi oggi siamo orgogliosi di apprendere che anche il nostro piccolo contributo è servito ad alimentare un filone di ricerca così importante, che ha consentito davvero alla scienza di fare un salto in avanti verso la definitiva soluzione dell’enigma del dolore cronico».