La stagione delle fusioni e acquisizioni nel settore delle Life Sciences non sembra essere finita, anche se sarà difficile replicare i numeri del 2015 sia per quantità di operazioni che per il loro valore. Questo tipo di azioni sarebbe salito nelle priorità nell’agenda del 58% dei board industriali, seguite dal miglioramento dei margini e dalla riduzione dei costi (41%) e dalle preoccupazioni per la volatilità dei mercati (37%). Il 45% dei top manager intervistati da EY si aspettano di essere attivi in operazioni societarie di M&A nei prossimi 12 mesi. Il quadro emerge dal Global Capital Confidence Barometer 2016 di EY, che ha intervistato gli executives di oltre 100 diverse società del settore farmaceutico, biotech e biomedicale.
La parte del leone dovrebbe essere questa volta appannaggio del comparto biotech, che negli ultimi anni è stato meno attivo nelle operazioni societarie rispetto ai settori farmaceutico e delle specialità medicinali. La maggior attesa verso questo tipo di operazioni è cresciuta del 17% negli ultimi sei mesi, e ora oltre la metà degli intervistati (53%, vs. il 36% dell’indagine precedente) intravede la possibilità di agire in tal senso. La forza del comparto biotecnologico, secondo EY, sarebbe legata a un mix di fattori tra cui la crescita lenta, una forte disponibilità finanziaria e una decrescita nelle valutazioni dei possibili target. Il 2015 ha già visto, riporta l’analisi, un aumento del 120% in valore delle operazioni societarie per questo settore industriale (per un totale di oltre $100 miliardi) rispetto al 2014, e una crescita del 29% del numero di operazioni. Il report sottolinea anche come le società di biotecnologie potrebbero essere oggetto degli appetiti di big pharma, in cerca di nuovi spunti per migliorare la propria competitività anche tramite Opa ostili (35%), come ad esempio l’offerta di Sanofi per l’acquisizione di Medivation. In questo senso, secondo EY la sfida più dura potrebbe essere quella che si potrebbe giocare tra big pharma e le grandi società biotech.
Il settore farmaceutico dovrebbe rallentare rispetto agli anni passati, ma mantiene comunque una buona potenzialità finanziaria residua. Secondo EY, il 51% delle big pharma dovrebbe comunque continuare a pianificare nuove operazioni di fusione e acquisizione, anche se con un approccio più cauto rispetto ai sei mesi precedenti.
Il calo più drastico negli accordi di M&A dovrebbe riguardare il comparto delle specialità medicinali dove, secondo l’analista, molte delle recenti fusioni e acquisizioni hanno aumentato i debiti in bilancio senza portare i frutti sperati ma, anzi, risultando in una sostanziale perdita di valore per l’azienda. Il caso di Valeant potrebbe, secondo l’analista, essere solo il primo di una nuova fase di operazioni di disinvestimento dei rami di business meno remunerativi e una maggiore attenzione ai core assets aziendali.
L’operatività potrebbe essere facilitata dalla minore distanza sul valore dell’operazione tra le valutazioni di venditore e acquirente, scesa sotto il 10% per la maggior parte degli intervistati (53%). Proprio la diversa valutazione sarebbe una delle cause delle operazioni di M&A abortite, in crescita rispetto ai sei mesi precedenti (91% vs. 71%), insieme alla competizione da parte di altri compratori, l’esito delle review regolatorie e dell’antitrust e i dati inaspettati trovati nel corso delle due diligence. Secondo il report, la nuova linea guida dell’OECD sulla tassazione BEPS (base erosion and profit sharing) avrebbe avuto un impatto particolarmente forte nel determinare la decrescita delle fusioni e acquisizioni; il report, invece, non prende ancora in considerazione gli effetti delle nuove regole del Tesoro americano sulla tax inversion.
Anche il settore delle tecnologie medicali dovrebbe essere piuttosto attivo, spiega EY nel documento, anche grazie all’eliminazione della excise tax (accise) negli Stati Uniti: dalla sua cancellazione nel dicembre scorso, il valore delle operazioni sui primi quattro mesi del 2015 sarebbero già il doppio rispetto all’intero 2015.
Tra i fattori di preoccupazione, il report cita un 20% di segnalazioni circa la pressione dei prezzi e la rendicontazione contabile, soprattutto nel settore delle specialità. Il dibattito sui prezzi dei farmaci biotech e il crescente numero di società di nuova nascita, con una storia per il momento ancora poco solida, sono invece le maggiori preoccupazioni per le società biotecnologiche.