L’agenzia internazionale OpinionHealth, su richiesta di Daiichi Sankyo, ha condotto un sondaggio sui pazienti europei affetti da fibrillazione atriale.

fibrillazione atriale
Il sondaggio sui pazienti europei affetti da fibrillazione atriale evidenzia la necessità di maggiore informazione e il sottoutilizzo delle nuove terapie

Gli obiettivi della online survey sono stati:

  • Valutare il livello di consapevolezza della FA e dei sintomi
  • Comprendere l’impatto della FA e del trattamento sulla qualità della vita dei pazienti
  • Esplorare le diverse opzioni di trattamento e le motivazioni alla base dello switching
  • Ottenere informazioni sulla gestione della FA da parte dei pazienti e sul supporto che gli stessi ricevono dai professionisti sanitari.

I dati italiani della survey europea sono stati presentati in anteprima durante l’Heart Day. Questo evento è stato organizzato in occasione del lancio in Italia di edoxaban, il nuovo anticoagulante orale (NOAC – non-Vitamin K antagonist oral anticoagulant) in monosomministrazione giornaliera di Daiichi Sankyo.

Le ragioni e i risultati del sondaggio sono stati presentati da Massimo Grandi, Country Manager Daiichi Sankyo Italia:

«Per noi era fondamentale ascoltare la voce dei pazienti, capire fino in fondo le loro necessità, perché il focus sul paziente è nel DNA di Daiichi Sankyo sin dall’inizio della sua storia. E da questa survey abbiamo avuto conferma che, nonostante i nuovi anticoagulanti orali costituiscano una valida opzione al warfarin, essi sono ancora un’alternativa decisamente sottoutilizzata».

Ad aprire l’incontro è stata Trudie Lobban, fondatrice dell’Associazione internazionale di pazienti AFA, già parte attiva nella stesura del report europeo sul “Futuro dell’Anticoagulazione”, presentato all’ESC 2015, e giunta a Roma per dare voce al punto di vista dei pazienti, raccontando gli ostacoli e le necessità delle persone affette da questa patologia.

I dati italiani del sondaggio sui pazienti europei affetti da fibrillazione atriale

Necessità di maggiore informazione da parte degli specialisti e sottoutilizzo delle nuove e più sicure terapie disponibili sono due importanti aspetti che emergono dal sondaggio.

Quasi la metà dei pazienti con FA non ha mai sentito parlare della patologia prima di ricevere la diagnosi. La metà dei pazienti che ne ha sentito parlare, non ne conosce i sintomi. Circa un terzo dei pazienti non ha riscontrato i sintomi prima della diagnosi.

La fibrillazione atriale è considerata una patologia subdola proprio perché spesso asintomatica, in particolare se la frequenza cardiaca non risulta accelerata.

Il 38% dei pazienti, inoltre, non è consapevole del legame tra FA e ictus, eppure 1 ictus su 5 è causato da FA. Questa proporzione aumenta significativamente con l’età. Il rischio di sviluppare ictus è tra le 3 e le 5 volte superiore in chi soffre di questa patologia.

È stato chiesto poi ai pazienti qual è stato l’impatto della diagnosi e la relativa terapia. La metà dei pazienti  italiani descrive un disagio soprattutto emotivo, oltre a ricadute rispetto all’attività fisica quotidiana (36%) al ménage familiare (23%) e al lavoro (22%).

Alla domanda su quale tipo di supporto e aiuto avrebbero voluto ricevere per gestire la loro condizione, i pazienti hanno espresso l’assoluta necessità di informazione che evidentemente non è ancora soddisfatta, e soprattutto di consigli utili per la gestione quotidiana della patologia, la metà degli intervistati infatti vorrebbe sapere come comportarsi in merito a dieta, esercizio fisico etc.

Per quanto riguarda i servizi che potrebbero supportare i pazienti nell’aderenza alla terapia (ad esempio i reminder per ricordarsi di assumere i farmaci) in Italia, la preferenza va alle nuove tecnologie e agli smartphone, con la preponderanza di sms (42%) e app (35%), rispetto alla chiamata di un infermiere (19%) o di un familiare (3%).

Chi soffre di FA spesso deve ricordarsi di assumere più farmaci, più volte al giorno, anche perché la popolazione dei pazienti è per la maggior parte anziana, e quindi di solito presenta comorbilità che richiedono l’assunzione quotidiana di diverse pillole contemporaneamente. E infatti il 16% assume fino a 4 pillole e ben il 52% dei pazienti assume da 5 a 15 compresse al giorno. Ciò causa un evidente disagio, tanto che la maggior parte degli intervistati (53%) preferirebbe assumerne meno, dimostrando la necessità di semplificare il trattamento.  Per la FA esistono diverse opzioni di trattamento rispetto alla terapia standard con il warfarin, che richiede una particolare attenzione nella posologia, frequenti monitoraggi, dunque numerosi appuntamenti dal medico, e un particolare riguardo nei confronti della dieta e dei farmaci concomitanti, a causa delle numerose interazioni. Eppure il sondaggio rivela che a più della metà dei pazienti intervistati (55%) non è stata presentata alcuna opzione. E soltanto al 15% dei pazienti ai quali vengono spiegate le varie alternative, i NAO vengono presentati come opzione di trattamento.

La conferma di questi dati è che la metà degli intervistati non ha mai modificato la terapia, solo nel 16% dei casi in cui si è deciso uno switching del trattamento, il warfarin è stato sostituito con i NAO.

Le principali ragioni per desiderare di modificare il trattamento avanzate dagli intervistati sono:

  • la mancanza di efficacia (32%),
  • gli effetti collaterali (30%),
  • la necessità di frequenti monitoraggi con numerosi appuntamenti dal medico (18%).

Studio NEMAWASHI su convenienza dei NAO per il sistema sanitario nazionale

Della convenienza e dell’appropriatezza della terapia anticoagulante per il sistema sanitario nazionale ha infine parlato il presidente di CliCon, Luca Degli Esposti, coautore dello studio osservazionale sulla fibrillazione atriale NEMAWASHI.

Il  progetto NEMAWASHI, svolto con il supporto di Daiichi Sankyo, conferma i dati della survey sul sottoutilizzo dei trattamenti con i nuovi anticoagulanti orali e mette in evidenza la convenienza che un uso appropriato di queste terapie avrebbe sul nostro sistema sanitario.

In una prima fase dello studio, grazie alla collaborazione di 5 Aziende Sanitarie Locali distribuite sul territorio nazionale, è stato misurato il grado di trasferimento delle raccomandazioni terapeutiche alla pratica clinica, rispetto alla terapia anticoagulante nei pazienti affetti da fibrillazione atriale.

In una seconda fase, in un gruppo di regioni distribuite su tutto il territorio nazionale, è stato attivato un monitoraggio periodico volto al miglioramento dell’appropriatezza prescrittiva, intesa come riduzione del gap tra raccomandazioni terapeutiche e pratica clinica, nello stesso ambito.

L’analisi preliminare dei dati ottenuti nella prima fase dello studio mostra che il 72% dei pazienti ai quali è stata raccomandata la terapia con i NAO in realtà non la riceve (inappropriatezza per difetto), mentre dei pazienti trattati con i nuovi anticoagulanti orali, solo un 5% non presenta la raccomandazione terapeutica all’uso di tali farmaci (inappropriatezza per eccesso). Per ciò che riguarda il consumo di risorse sanitarie, invece, il costo medio per anno dei pazienti raccomandati e trattati con i nuovi anticoagulanti orali è sovrapponibile a quello dei pazienti che pur avendo le caratteristiche cliniche per tale trattamento non lo ricevono.

«Infatti il maggior costo della terapia con i nuovi anticoagulanti orali risulta completamente compensato dai minori costi dovuti a ospedalizzazioni per malattia cardio-cerebrovascolare – ha spiegato Luca Degli Esposti – La riduzione dell’inappropriatezza prescrittiva, oggetto della seconda fase del progetto, risulta quindi essenziale ai fini di una riduzione di questo tipo di ospedalizzazioni e della minimizzazione del costo assistenziale del paziente affetto da fibrillazione atriale».

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