Qual è lo stato della ricerca in Italia? Per dare una risposta a questa domanda, basti pensare che il nostro Paese investe in ricerca circa l’1,3% del Pil (prodotto interno lordo), meno della metà degli altri Paesi europei.

È quanto emerge dai dati contenuti nel “Rapporto sullo stato del sistema universitario e della ricerca 2016”, elaborato dalla “Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca” (Anvur).

Stato della ricerca in Italia
Nel convegno “Mind the gap. Il finanziamento della ricerca in Italia” è stato tracciato lo stato della ricerca in Italia

Per ridurre le distanze che ci separano dagli standard europei della ricerca, l’Italia dovrebbe investire di più, ma anche assicurare maggior continuità ai finanziamenti, nonché dotarsi di un’Agenzia per la ricerca.

Come migliorare lo stato della ricerca in Italia

Per sciogliere i nodi del modello italiano che, nonostante i limiti entro cui è costretto, riesce comunque ad assicurare una produzione scientifica di tutto rispetto – rapportata agli investimenti supera persino quella degli Stati Uniti – i ricercatori propongono alcune misure correttive.

Illustrate lo scorso giugno in occasione del convegno “Mind the gap. Il finanziamento della ricerca in Italia”, organizzato dall’Università degli Studi di Milano, in collaborazione con il Gruppo 2003 per la Ricerca Scientifica, tali soluzioni sono le stesse che servirebbero per rilanciare la ricerca anche in ambito farmaceutico.

La parola a Maria Pia Abbracchio, professore ordinario di Farmacologia all’Università degli Studi di Milano, presidente dell’Osservatorio della Ricerca di Ateneo, nonché presidente della Fondazione Filarete, e ad Elena Cattaneo, ricercatrice italiana di fama internazionale, nominata “Senatore a vita” dal Presidente della Repubblica nel 2013, che insieme prospettano le soluzioni ai problemi del nostro Paese:

Sosteniamo la ricerca coinvolgendo il mondo della politica

È quanto suggerisce Maria Pia Abbracchio che spiega perché si dovrebbe realizzare un tavolo tecnico con il mondo della politica, oggi più interessata di un tempo al mondo della ricerca, così da poter spiegare le vere esigenze dei ricercatori che per lavorare hanno bisogno di strumentazioni e materiali sovente non contemplati nelle voci di spesa finanziate.

Per tornare a essere competitivi

Cosa dovrebbe fare l’Italia? La risposta alla senatrice Elena Cattaneo, da tempo impegnata nello studio della malattia di Huntington. 

Direttrice del laboratorio di Stem Cell Biology and Pharmacology of Neurodegenerative Disease che partecipa, insieme ad altri 15 laboratori di ricerca, al progetto europeo NeuroStemcell, del quale è coordinatrice, Elena Cattaneo è cofondatrice e direttrice di UniStem, il Centro di Ricerca sulle Cellule Staminali dell’Università degli Studi di Milano e coordinatrice di un nuovo consorzio europeo, Neurostemcellrepair, nonché di un network italiano per lo studio delle staminali nella malattia di Huntington finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca.

Per approfondire

Se sei abbonato a NCF, per leggere l’inchiesta “Investimenti in ricerca. Il paradosso italiano”, vai a pag. 36 del numero di settembre.

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