La cosiddetta “medicina personalizzata” rappresenta il futuro della cura e della prevenzione e richiede la gestione e condivisione dei dati personali, anche sensibili, tra i vari attori della filiera sanitaria e, sempre più, anche quelli sullo stile di vita. Una condivisione in cui si fa sempre più sottile il confine tra il diritto della persona alla riservatezza dei propri dati personali e l’interesse dei governi, payer e istituzioni regolatorie a puntare ad una sempre migliore assistenza personalizzata.

La condivisione dei dati personali dei pazienti deve conciliare privacy e cure migliori

Secondo una recente ricerca Epson, il 64% dei professionisti impiegati nel settore sanitario vede in modo positivo i vantaggi dell’innovazione tecnologica e di un maggiore accesso ai dati. Quasi due terzi del campione (67%) pensa che la protezione dei dati personali possa ostacolare l’implementazione delle tecnologie, mentre quasi la metà (47%) concorda sul fatto che una minore riservatezza dei dati sia un compromesso accettabile per garantire diagnosi e cure migliori. I professionisti sanitari si sono anche detti preoccupati circa i tempi e i costi necessari ad acquisire le competenze richieste per gestire la tecnologia e le opportunità offerte da quest’ultima. “L’urgenza di accelerare l’adozione della tecnologia nel settore sanitario non è mai stata così pressante“, ha dichiarato il presidente di Epson, Minoru Usui. “Le malattie croniche sono sempre più diffuse e la popolazione sta invecchiando. Dobbiamo quindi trasformare il settore sanitario, favorendo la prevenzione delle malattie anziché la loro cura. Sarebbe un passo davvero coraggioso in un campo dove diagnosi e trattamento sono alla base di tutto.”

I principali risultati

Lo studio di Epson è stato condotto da settembre a dicembre 2016 da parte di FTI Consulting ed era finalizzato a testare l’accettazione della tecnologia da parte di diciassette esperti di settore provenienti da tutto il mondo e di oltre 7 mila dipendenti europei full-time della multinazionale giapponese, di cui milleduecento impiegati nel settore sanitario. I risultati ottenuti hanno evidenziato che l’introduzione di tecnologie quali la stampa 3D, la robotica, la realtà aumentata e l’intelligenza artificiale potrebbe portare significativi vantaggi sia ai pazienti sia ai professionisti. Più in particolare, per il 72% degli intervistati la stampa 3D e la stampa organica/biologica potrebbero ridurre i tempi di attesa per gli interventi chirurgici, il 45% ritiene che cambierebbe l’approccio alla formazione chirurgica

Per il 34% del campione in futuro le cure sanitarie potrebbero essere affidate ai robot, demandando al personale medico solo le mansioni più qualificate. La maggiore disponibilità dei dati favorirebbe anche la condivisione delle conoscenze sul campo grazie all’accesso remoto e alla collaborazione virtuale, possibili mediante la tecnologia. Rimangono però da affrontare risvolti importanti come l’etica e la responsabilità. “Le tecnologie Epson, tra cui i dispositivi indossabili, i robot, le stampanti e le soluzioni di visual imaging, sono progettate per garantire i risultati migliori anche in ambito sanitario secondo la nostra visione del futuro che ha l’obiettivo di trovare il corretto equilibrio fra tecnologia ed esigenze delle persone“, ha sottolineato Ursui.