Qual è il futuro delle biotecnologie in Italia? Come creare un ecosistema favorevole alla ricerca e all’innovazione, in grado di attrarre investimenti?
Se ne è discusso il 2 maggio a palazzo Turati all’assemblea Assobiotec, l’Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie che fa parte di Federchimica.
I dati del settore
I numeri parlano chiaro. L’insieme delle attività connesse alla bioeconomia ha raggiunto in Italia un valore di circa 251 miliardi di euro di fatturato e 1,65 milioni di occupati (dati pubblicati nel rapporto “La bioeconomia in Europa” realizzato da Assobiotec con Intesa Sanpaolo).
I dati congiunturali che caratterizzano l’industria biotech a fine 2015 (risultato della “Rilevazione statistica sulle imprese nel campo delle biotecnologie” realizzata in collaborazione dall’ENEA e da Assobiotec) mostrano che, a fronte di un incremento del fatturato generato da attività biotech rispetto al 2014, si riscontra una lieve flessione degli investimenti in R&S intra-muros dedicati alle biotecnologie.
Dal momento che il comparto vede al primo posto le aziende impegnate nel settore delle biotecnologie della salute (Red Biotech) – che rappresentano poco più della metà delle imprese di biotecnologie in Italia (54%) – tale dato è condizionato, in particolare, dalle decisioni di investimento di poche grandi imprese attive nel comparto della salute (red biotech), sebbene, per la stessa area, anche nella classe delle piccole e delle micro imprese non siano mancati dei segnali negativi sui quali riflettere. In controtendenza, invece, ancora nell’area della salute, le medie imprese.
Luci e ombre
Sebbene l’analisi dei dati sopra riportati mostri un modesto calo, in area salute il nostro Paese detiene comunque una posizione di leadership riconosciuta nei campi della terapia personalizzata, delle terapie avanzate, dei vaccini e dei farmaci orfani per malattie rare: tre delle sei terapie avanzate autorizzate all’immissione in commercio in Europa sono frutto della ricerca italiana.
Human Technopole ed Ema
Due le sfide che il Sistema Italia dovrà affrontare, e vincere, per dare slancio al settore.
Si tratta di Human Technopole (il progetto del centro delle Scienze della Vita che sorgerà sull’area di Expo) e dell’ipotetico trasferimento dell’Ema, l’autorità europea di autorizzazione dei medicinali, a Milano.
«Nella nostra visione servono un piano unitario che guardi oltre i tempi di una legislatura e uno sforzo comune di istituzioni politiche nazionali e regionali, università e ricercatori, imprese e capitale di rischio. Una sorta di Piano 4.0 per la Ricerca e l’Innovazione Biotecnologica» spiega Riccardo Palmisano, presidente Assobiotec.
«Le basi per far sì che il biotech diventi uno tra i motori per la ripresa dell’Italia ci sono tutte: il Governo ha intrapreso la strada virtuosa delle riforme atte a favorire gli investimenti in innovazione, la ricerca italiana continua a mostrare vivacità con alcune punte di eccellenza, si cominciano a sviluppare anche in Italia fondi dedicati, ma soprattutto le opportunità offerte da Human Technopole ed Ema a Milano possono fungere da acceleratori per l’intero comparto. Per questo diciamo che l’Italia non può perdere questo momento e queste opportunità per diventare competitiva ai più alti livelli in uno dei settori su cui si baserà il futuro del pianeta, le biotecnologie» conclude Palmisano.