Il Clostridium difficile è un batterio Gram positivo anaerobio presente in circa il 3-8% delle persone sane e nel 15-70% dei neonati. In determinate condizioni di alterazione del normale microbiota intestinale (come dopo il trattamento con antibiotici), C. difficile può rilasciare endotossine nel tratto gastrointestinale che danno luogo alla cosiddetta colite pseudomembranosa, una patologia tipica degli ospedali e delle comunità in forte crescita a partire dal nuovo millennio. Negli ospedali il batterio è responsabile del 20–30% dei casi di diarrea nosocomiale (dati Manuale MSD).

Secondo un recente report di Global Data OpportunityAnalyzer: Clostridium difficile Infections – Opportunity Analysis and Forecasts to 2026”, il mercato dei farmaci per il trattamento delle infezioni da Clostridium difficile dovrebbe raggiungere i 1,7 miliardi di dollari nel 2026, a livello globale, con una crescita annua del 10,2% dai $ 630 milioni del 2016.

Il farmaco dei farmaci contro il batterio Closidrium difficile dovrebbe più che raddoppiare al 2026, secondo un report di Gloabl Data

Nuovi approcci in arrivo

Attualmente i farmaci più usati per trattare le infezioni da C. difficile sono gli antibiotici metronidazolo e vancomicina. Il prossimo lancio di interventi di profilassi per prevenire le infezioni da C. difficile – come ad esempio il vaccino ACAM-CDIFF di Sanofi-Paster attualmente in fase 3 – sarebbe, per gli analisti, uno dei driver principali che dovrebbero supportare la crescita ipotizzata. Altri vaccini in sviluppo presi in considerazione dal report sono PF-06425090 di Pfizer e VLA84 di Valneva. Ad essi si dovrebbe affiancare la disponibilità di nuovi approcci di trattamento microbiologico per le infezioni ricorrenti e la comparsa sul mercato di nuovi antibiotici che dovrebbero essere in grado di ridurre il ripresentarsi della malattia. La ricorrenza dell’infezione è proprio il bisogno clinico ancora inatteso identificato dagli analisti come razionale per lo sviluppo dei nuovi prodotti.

Tra i prodotti in sviluppo identificati dal report di Global Data vi sono quelli basati su trapianti di microbiota fecale (FMT), come SER-109 di Seres Therapeutics o RBX2660 sviluppato da Rebiotix, che hanno completato la fase 2 per i trattamento di pazienti con infezioni ricorrenti da Clostridium difficile. “Alcune società farmaceutiche stanno sviluppando alternative di trattamento non antibiotiche, nella speranza che rappresentino un’opzione attraente per i medici. Ad esempio l’anticorpo monoclonale bezlotoxumab di Merck è stato approvato da FDA nell’ottobre 2016 ed è la prima opzione non antibiotica per il trattamento delle infezioni da C. difficile”, ha dichiarato Thomas Moore, Ph.D., analista Healthcare di GlobalData.