L’Agenzia europea dei medicinali ha pubblicato sul suo sito i risultati di un sondaggio tra il personale di Ema volto a verificare l’accettabilità di un eventuale trasferimento nelle diverse città candidate. Il pericolo da evitare è una sostanziale perdita di personale, che potrebbe gravemente inficiare molte attività critiche per la corretta e puntuale gestione delle pratiche inerenti la concessione e il mantenimento delle autorizzazioni europee dei medicinali.

Sulla base dei risultati e dei criteri stabiliti all’interno del Business continuity plan (BPC) per il mantenimento delle attività prioritarie dell’Agenzia pubblicato ad agosto (ne abbiamo parlato qui), le città sono state quindi suddivise in quattro diversi gruppi ad accettabilità decrescente. Le cinque città del primo gruppo sarebbero una destinazione accettabile per almeno il 65% dell’attuale personale Ema, percentuale che scende al 50-64% per il secondo gruppo (cinque candidature). L’unica città inserita nel terzo gruppo è gradita da almeno un terzo (30%) dei lavoratori, mentre le otto del quarto gruppo hanno un indice di gradimento minore di tale soglia.

In caso di carenza di personale le prime attività sospese sarebbero quelle a priorità più bassa (categoria 3 del BCP), per poi passare a quelle di priorità intermedia (categoria 2) e solo in casi estremi a quelle critiche appartenenti alla categoria 1. Il nuovo documento di Ema preventiva le necessità di forza lavoro per le tre categorie in termini di Full Time Equivalenti (FTE) dello staff, comprendente gli agenti temporanei, il personale sotto contratto e gli esperti nazionali. Sono necessari 462 FTE per assicurare il disbrigo delle attività critiche di categoria 1, 140 per la categoria 2 e 110 per la categoria 3.

In base al sondaggio tra il personale, nel caso la scelta della nuova sede cada in una delle cinque città più gradite dovrebbero venire ridotte alcune attività della categoria 2, ma nessuna della categoria a priorità maggiore. Già a partire dalle possibili destinazioni del secondo gruppo l’Agenzia dovrebbe chiudere le attività della categoria 2 e anche l’impatto sulla categoria 1 sarebbe rilevante. Lo scenario si farebbe ancora più grave per l’unica città del terzo gruppo, fino al completo blocco delle attività dell’Agenzia nel caso la scelta cada su una di quelle meno gradite. In questo caso “le risorse non sarebbero sufficienti per il funzionamento dell’Agenzia. Ci sarebbe una crisi della sanità pubblica”, scrive Ema. Le conseguenza pratiche dei vari scenari sono meglio dettagliate nell’Annex 1 del documento.